Ma sì, alla fine questa Serie A 2014/15, nata in abiti dimessi dalle ceneri del Mondiale brasiliano e sviluppatasi lungo sei - sette mesi all'insegna della povertà di gioco e di emozioni, senza pathos in testa come in coda, specchio fedele della relativa modestia del movimento calcistico italiano, ha trovato in dirittura d'arrivo nuove risorse vivificatrici. Il rush finale ha proposto un campionato nuovo, vestito (quasi) a festa: lotta serrata per la conquista di un posto nelle due manifestazioni europee, espressioni di gioco imprevedibilmente brillanti da parte di alcune compagini (non tutte di primissimo piano), qualche giovane rampante offerto alla causa azzurra prossima ventura e, di converso, un ultra - veterano scatenatosi in zona gol fino ad artigliare il trono della classifica marcatori. RILANCIO EUROPEO - Insomma, in sede di bilancio della "temporada" appena conclusasi, non c'è di che lamentarsi più di tanto, visti i chiari di luna. E a nobilitare il torneo, a renderlo più credibile agli occhi di esperti ed appassionati, è arrivato anche il risveglio nelle Coppe: l'ottimo cammino di Fiorentina e Napoli fino alle semifinali di Europa League (con grossissimi rimpianti per i partenopei: la finale era ampiamente alla portata) e soprattutto la splendida cavalcata della Juventus fino all'ultimo atto di Champions, hanno dimostrato che il nostro football è sì malato, ma non ridotto così male secondo il messaggio che in troppi vogliono lasciar passare (qualcuno parla della Serie A come fosse la lega finlandese, con tutto il rispetto: suvvia, tornate sulla Terra...). Finale brioso, si diceva, a compensare la totale prevedibilità della corsa scudetto, con Madama troppo superiore agli avversari, ulteriormente rafforzata da una rinnovata dimensione internazionale, e la bagarre salvezza risoltasi in maniera sollecita, anche qui per evidente disparità di forze: Cesena non attrezzato per la massima categoria, Parma alle prese con ben più gravi problemi, Cagliari raso al suolo dalla mancanza di una chiara bussola tecnica (Zeman sì, Zeman no, Zeman... ripristinato, Zeman di nuovo via), con "anziani" non più all'altezza e non in grado di far da chioccia a prospetti interessanti ma mandati allo sbaraglio. LAZIO TERZA, MA ARGENTO "MORALE" - Non è il caso di fare pagelle e pagelloni, altre firme ben più quotate ci penseranno ed è inutile intasare l'offerta di articoli di tal genere. Mi limiterò, come l'anno passato, a qualche flash su squadre e protagonisti parsi più meritevoli. Corsa europea entusiasmante, si diceva, anche se a vivacizzarla è stata, va detto, l'inconstanza di squadre che non sono mai state in grado di assumere un andatura lineare su livelli elevati. Penso a Roma e Napoli, innanzitutto. Può sembrare paradossale inserire i giallorossi fra le delusioni del torneo, visto il secondo posto artigliato quasi in extremis: a chi storce il naso di fronte a questa valutazione, consiglio di dare un occhio al rendimento del team di Garcia da dicembre in poi. Roba da mettersi le mani nei capelli: per lunghe settimane la Lupa è stata una nave che imbarcava acqua senza sosta, con difficoltà insormontabili nel produrre una manovra appena apprezzabile, vittima di debolezze mentali e di una campagna acquisti invernale da matita blu (incredibile che qualche buontempone avesse considerato positivi gli acquisti di Ibarbo e di Doumbia). Riguardo ai partenopei, che fossero usciti indeboliti dal mercato estivo era stato ampiamente sottolineato, e per una volta il campo ha fornito inappuntabili riscontri tecnici ai giudizi sulla carta. Amnesie difensive, alti e bassi ingovernabili, rendimento inaccettabile con le medio - piccole (sconfitte con Chievo, Udinese, Palermo, Torino, Verona, Empoli, per non parlare dei tanti pareggi, in ultimo quello col Parma già retrocesso e in enormi guai societari). La speranza Champions coltivata fino all'ultimo è stata sostanzialmente un cadeau della Lazio, che ha parzialmente tirato il fiato in dirittura d'arrivo (sconfitte interne con Inter e Roma), ma che nello spareggio del San Paolo ha colto il giusto premio alla sua straordinaria stagione, in cui per continuità, solidità, piacevolezza e qualità di manovra avrebbe anzi meritato la medaglia d'argento dietro agli inarrivabili bianconeri. QUELLE CHE HANNO DATO SPETTACOLO - Il discorso sulla Lazio introduce quello sui "vincitori morali" della stagione, ossia sui club portatori di aria nuova e inebriante, fautori di un gioco di alto spessore. Candreva e compagni, certo, mentre non mi fa certo velo la passione tifoidea se nel gruppo metto il Genoa, lo splendido Genoa che, pur cambiando in parte volto fra andata e ritorno, si è mantenuto su alti livelli di rendimento e sciorinato sovente, soprattutto negli ultimi due mesi, un football di caratura quasi europea, aggressivo e ad alti ritmi, inizialmente tendente troppo al ricamo per poi trovare gradatamente la dovuta efficacia sotto porta. Ha colto un sesto posto che è fra i migliori risultati del dopoguerra e la supremazia cittadina, traguardi che nessuno potrà togliere al Grifo: rimane il nodo della effettiva partecipazione all'Europa League, appesa al filo di ricorsi e controricorsi cavillosi, talmente intricati che entrare nel dettaglio sarebbe ingiusto nei confronti dei miei pochi lettori, non essendo il sottoscritto a conoscenza di ogni aspetto della vicenda. LE MAGAGNE EUROPEE DEL GRIFO - Han voluto invece entrare nel dettaglio tanti, troppi giornalisti, diffondendo notizie incomplete quando non palesemente infondate, e palesando una crassa impreparazione in campo giuridico. Sconcerta e amareggia, in tal senso, soprattutto l'atteggiamento ostile di larga parte dell'informazione locale, critica e distruttiva a prescindere nei confronti del sodalizio rossoblù. C'è chi, dalle colonne di un giornale in gravissima difficoltà (si parla di imminente chiusura: del resto, se la qualità media dell'informazione è questa...), ha addirittura avuto l'ardire di sostenere che questa storia sia probabilmente peggiore di quella della "valigetta" (ossia il controverso illecito di Genoa - Venezia 2005, tralasciando il fatto che la fantomatica "valigetta" di Preziosi di fatto non sia mai esistita, altra invenzione giornalistica). Vada come vada, rimane il grave passo falso iniziale della società (la licenza UEFA doveva essere ottenuta subito), ma i chiarimenti sul processo di risanamento dei conti del Genoa (forniti dalla dirigenza e dal legale Grassani) meritano fiducia, e i continui accostamenti al caso Parma sono del tutto arbitrari. EMPOLI E VIOLA DA APPLAUSI - Tornando alle "belle" della Serie A, altra citazione è di diritto per l'Empoli: un collettivo perfettamente organizzato, col gusto del gioco offensivo, grazie anche a un centrocampo e ad esterni martellanti. E anche qui, come per il Genoa, gran ritmo, elemento imprescindibile per farsi strada nel pallone d'oggidì. Sarri ha lanciato sulla ribalta che conta Valdifiori, cervello fino, ottimo orchestratore della manovra giunto fino alla Nazionale; Rugani non ha patito l'impatto con la massima categoria, e l'azzurro dovrebbe conquistarlo a strettissimo giro di posta; Tonelli, Verdi, Pucciarelli e l'eterno Maccarone si sono espressi su standard di eccellenza. Bene tutto sommato anche la Fiorentina, nonostante quel breve ma disastroso black out primaverile che ha prodotto ben quattro sconfitte consecutive, di cui due in casa con Verona e Cagliari. Colpa del logoramento fisico e mentale causato dal cumulo di impegni? Di certo, quando la Viola ha girato al massimo delle potenzialità è parsa una delle squadre più piacevoli da guardare: gioco di pregio, pochissimi palloni sprecati grazie all'abbondanza di piedi buoni, manovra avvolgente e agile, costante iniziativa: unico limite, emerso in maniera lampante soprattutto in EL, la scarsa concretezza. Troppo pochi i gol rispetto alla mole di lavoro creata. Alla fine, comunque,sono arrivate la conferma europea e addirittura un quarto posto, col Napoli scavalcato sul filo di lana: ed è in fondo positivo che a rappresentare l'Italia nella seconda coppa continentale siano i due team arrivati quasi in fondo all'ultima edizione, è un segno di continuità, con la possibilità di riprovarci con una maggiore abitudine alle incognite di questa competizione non amatissima dalle nostre parti. (1 - CONTINUA).
Bilancio della serie a, prima parte: finale spettacolo grazie alla corsa europea. juve, lazio, genoa, empoli e fiorentina le squadre piu' "belle"
Creato il 01 giugno 2015 da CarlocaMa sì, alla fine questa Serie A 2014/15, nata in abiti dimessi dalle ceneri del Mondiale brasiliano e sviluppatasi lungo sei - sette mesi all'insegna della povertà di gioco e di emozioni, senza pathos in testa come in coda, specchio fedele della relativa modestia del movimento calcistico italiano, ha trovato in dirittura d'arrivo nuove risorse vivificatrici. Il rush finale ha proposto un campionato nuovo, vestito (quasi) a festa: lotta serrata per la conquista di un posto nelle due manifestazioni europee, espressioni di gioco imprevedibilmente brillanti da parte di alcune compagini (non tutte di primissimo piano), qualche giovane rampante offerto alla causa azzurra prossima ventura e, di converso, un ultra - veterano scatenatosi in zona gol fino ad artigliare il trono della classifica marcatori. RILANCIO EUROPEO - Insomma, in sede di bilancio della "temporada" appena conclusasi, non c'è di che lamentarsi più di tanto, visti i chiari di luna. E a nobilitare il torneo, a renderlo più credibile agli occhi di esperti ed appassionati, è arrivato anche il risveglio nelle Coppe: l'ottimo cammino di Fiorentina e Napoli fino alle semifinali di Europa League (con grossissimi rimpianti per i partenopei: la finale era ampiamente alla portata) e soprattutto la splendida cavalcata della Juventus fino all'ultimo atto di Champions, hanno dimostrato che il nostro football è sì malato, ma non ridotto così male secondo il messaggio che in troppi vogliono lasciar passare (qualcuno parla della Serie A come fosse la lega finlandese, con tutto il rispetto: suvvia, tornate sulla Terra...). Finale brioso, si diceva, a compensare la totale prevedibilità della corsa scudetto, con Madama troppo superiore agli avversari, ulteriormente rafforzata da una rinnovata dimensione internazionale, e la bagarre salvezza risoltasi in maniera sollecita, anche qui per evidente disparità di forze: Cesena non attrezzato per la massima categoria, Parma alle prese con ben più gravi problemi, Cagliari raso al suolo dalla mancanza di una chiara bussola tecnica (Zeman sì, Zeman no, Zeman... ripristinato, Zeman di nuovo via), con "anziani" non più all'altezza e non in grado di far da chioccia a prospetti interessanti ma mandati allo sbaraglio. LAZIO TERZA, MA ARGENTO "MORALE" - Non è il caso di fare pagelle e pagelloni, altre firme ben più quotate ci penseranno ed è inutile intasare l'offerta di articoli di tal genere. Mi limiterò, come l'anno passato, a qualche flash su squadre e protagonisti parsi più meritevoli. Corsa europea entusiasmante, si diceva, anche se a vivacizzarla è stata, va detto, l'inconstanza di squadre che non sono mai state in grado di assumere un andatura lineare su livelli elevati. Penso a Roma e Napoli, innanzitutto. Può sembrare paradossale inserire i giallorossi fra le delusioni del torneo, visto il secondo posto artigliato quasi in extremis: a chi storce il naso di fronte a questa valutazione, consiglio di dare un occhio al rendimento del team di Garcia da dicembre in poi. Roba da mettersi le mani nei capelli: per lunghe settimane la Lupa è stata una nave che imbarcava acqua senza sosta, con difficoltà insormontabili nel produrre una manovra appena apprezzabile, vittima di debolezze mentali e di una campagna acquisti invernale da matita blu (incredibile che qualche buontempone avesse considerato positivi gli acquisti di Ibarbo e di Doumbia). Riguardo ai partenopei, che fossero usciti indeboliti dal mercato estivo era stato ampiamente sottolineato, e per una volta il campo ha fornito inappuntabili riscontri tecnici ai giudizi sulla carta. Amnesie difensive, alti e bassi ingovernabili, rendimento inaccettabile con le medio - piccole (sconfitte con Chievo, Udinese, Palermo, Torino, Verona, Empoli, per non parlare dei tanti pareggi, in ultimo quello col Parma già retrocesso e in enormi guai societari). La speranza Champions coltivata fino all'ultimo è stata sostanzialmente un cadeau della Lazio, che ha parzialmente tirato il fiato in dirittura d'arrivo (sconfitte interne con Inter e Roma), ma che nello spareggio del San Paolo ha colto il giusto premio alla sua straordinaria stagione, in cui per continuità, solidità, piacevolezza e qualità di manovra avrebbe anzi meritato la medaglia d'argento dietro agli inarrivabili bianconeri. QUELLE CHE HANNO DATO SPETTACOLO - Il discorso sulla Lazio introduce quello sui "vincitori morali" della stagione, ossia sui club portatori di aria nuova e inebriante, fautori di un gioco di alto spessore. Candreva e compagni, certo, mentre non mi fa certo velo la passione tifoidea se nel gruppo metto il Genoa, lo splendido Genoa che, pur cambiando in parte volto fra andata e ritorno, si è mantenuto su alti livelli di rendimento e sciorinato sovente, soprattutto negli ultimi due mesi, un football di caratura quasi europea, aggressivo e ad alti ritmi, inizialmente tendente troppo al ricamo per poi trovare gradatamente la dovuta efficacia sotto porta. Ha colto un sesto posto che è fra i migliori risultati del dopoguerra e la supremazia cittadina, traguardi che nessuno potrà togliere al Grifo: rimane il nodo della effettiva partecipazione all'Europa League, appesa al filo di ricorsi e controricorsi cavillosi, talmente intricati che entrare nel dettaglio sarebbe ingiusto nei confronti dei miei pochi lettori, non essendo il sottoscritto a conoscenza di ogni aspetto della vicenda. LE MAGAGNE EUROPEE DEL GRIFO - Han voluto invece entrare nel dettaglio tanti, troppi giornalisti, diffondendo notizie incomplete quando non palesemente infondate, e palesando una crassa impreparazione in campo giuridico. Sconcerta e amareggia, in tal senso, soprattutto l'atteggiamento ostile di larga parte dell'informazione locale, critica e distruttiva a prescindere nei confronti del sodalizio rossoblù. C'è chi, dalle colonne di un giornale in gravissima difficoltà (si parla di imminente chiusura: del resto, se la qualità media dell'informazione è questa...), ha addirittura avuto l'ardire di sostenere che questa storia sia probabilmente peggiore di quella della "valigetta" (ossia il controverso illecito di Genoa - Venezia 2005, tralasciando il fatto che la fantomatica "valigetta" di Preziosi di fatto non sia mai esistita, altra invenzione giornalistica). Vada come vada, rimane il grave passo falso iniziale della società (la licenza UEFA doveva essere ottenuta subito), ma i chiarimenti sul processo di risanamento dei conti del Genoa (forniti dalla dirigenza e dal legale Grassani) meritano fiducia, e i continui accostamenti al caso Parma sono del tutto arbitrari. EMPOLI E VIOLA DA APPLAUSI - Tornando alle "belle" della Serie A, altra citazione è di diritto per l'Empoli: un collettivo perfettamente organizzato, col gusto del gioco offensivo, grazie anche a un centrocampo e ad esterni martellanti. E anche qui, come per il Genoa, gran ritmo, elemento imprescindibile per farsi strada nel pallone d'oggidì. Sarri ha lanciato sulla ribalta che conta Valdifiori, cervello fino, ottimo orchestratore della manovra giunto fino alla Nazionale; Rugani non ha patito l'impatto con la massima categoria, e l'azzurro dovrebbe conquistarlo a strettissimo giro di posta; Tonelli, Verdi, Pucciarelli e l'eterno Maccarone si sono espressi su standard di eccellenza. Bene tutto sommato anche la Fiorentina, nonostante quel breve ma disastroso black out primaverile che ha prodotto ben quattro sconfitte consecutive, di cui due in casa con Verona e Cagliari. Colpa del logoramento fisico e mentale causato dal cumulo di impegni? Di certo, quando la Viola ha girato al massimo delle potenzialità è parsa una delle squadre più piacevoli da guardare: gioco di pregio, pochissimi palloni sprecati grazie all'abbondanza di piedi buoni, manovra avvolgente e agile, costante iniziativa: unico limite, emerso in maniera lampante soprattutto in EL, la scarsa concretezza. Troppo pochi i gol rispetto alla mole di lavoro creata. Alla fine, comunque,sono arrivate la conferma europea e addirittura un quarto posto, col Napoli scavalcato sul filo di lana: ed è in fondo positivo che a rappresentare l'Italia nella seconda coppa continentale siano i due team arrivati quasi in fondo all'ultima edizione, è un segno di continuità, con la possibilità di riprovarci con una maggiore abitudine alle incognite di questa competizione non amatissima dalle nostre parti. (1 - CONTINUA).
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