Bill sienkiewicz: "devil, elektra... tenete i vostri figli lontani da questi fumetti"

Creato il 10 luglio 2012 da Comixfactory

daredevil love and war
copertina originale di Bill Sienkiewicz


Con solo un paio di settimane di ritardo dalla attesissima distribuzione della ristampa di Devil Amore e Guerra, vi propongo questa bella intervista a Bill Sienkiewicz realizzata a inizio millennio da Kuljit Mithra per il sito Manwithoutfear.com. Una intervista che fornisce tanti particolari inediti riguardo una delle più belle collaborazioni della storia del fumetto statunitense e che fa capire come alcuni progetti siano graziati da quel non so che di magico che li rende speciali. 
Kuljit Mithra: a chi venne l'idea di mettere te e Frank Miller al lavoro su una Graphic Novel di Daredevil? 
Bill Sienkiewicz: Frank ed io desideravamo da tempo di lavorare insieme prima che se ne presentasse l'occasione. Occasione che ci fu presentata da Ralph Macchio, che al tempo era l'editor di Daredevil, che ci suggerì la possibilità di realizzare la Graphic Novel. Anche Frank venne da me, presentandosi con la possibilità di lavorare su alcuni numeri in continuity. Pensammo che sarebbe stata una gran cosa spingerci a esplorare i confini dello storytelling, in termini di design, figure ecc. Stavo cominciando a essere sempre più estremo nel giocare con le figure e con le dimensioni dei personaggi - fino a lasciare quel livello di realismo che avevo appreso da Neal Adams. La sceneggiatura di Frank era emozionante. Aveva il giusto contenuto  emotivo e l'impatto devastante che ti prendeva allo stomaco di cui avevo bisogno io. Avevo lavorato con altri bravi scrittori in passato, ma loro sembrava che scrivessero in maniera più "cerebrale" e sentivo che si perdeva quel livello di vera collaborazione. Così, con la sola eccezione di "Hit it!" (numero 26 di Moon Knight - pubblicato in Italia dalla Star Comics nello speciale Moon Knight Notti di luna piena) - di cui era mia la storia, il soggetto ecc.. con Doug Moench che si era occupato di dialogarla (i credits non rispecchiano chiaramente questa cosa per via di problemi con la Deadline), io non ero null'altro che un set di mani a disposizione di chi scriveva la storia.  
Mithra: I vostri differenti stili di storytelling dovettero ingranare prima che il progetto partisse? Lo stile artistico di Miller è più sequenziale, mentre tu realizzi principalmente illustrazioni a tutta pagina. 
Sienkiewicz: Noi davvero non sapevamo cosa aspettarci, e questa è una delle cosa che resero questa idea divertente. La prospettiva di imparare uno dall'altro era un altro dei fattori. 
Mithra: Cosa pensavi di Daredevil prima di cominciare a lavorare sulla Graphic Novel? Immagino che tu avessi letto i numeri di Miller? 

una copertina di daredevil realizzata
da Gene Colan

Sienkiewicz: Naturalmente, avevo letto i numeri di Frank. Li amavo. Prima di quelli, ero un grande appassionato dei numeri di Gene Colan e Tom Palmer. 
Mithra: Originariamente la storia era stata pensata per essere pubblicata in due parti sulla serie regolare... a quale punto tutti coloro che erano coinvolti capirono che tu avevi bisogno di usare il formato Graphic Novel? 
Sienkiewicz: Quando cominciai a lavorare al primo numero, ci stavo lavorando al doppio, non inteso da un punto di vista del tempo ma delle dimensioni delle tavole. Volevo presentare Kingpin come un enorme monolito, un oggetto inamovibile - e il formato regolare delle pagine di un fumetto sembrava essere troppo piccolo. Frank, Ralph Macchio ed io stavamo tentando di mantenere l'intero lavoro sotto il più stretto riserbo, perché tutti noi eravamo consapevoli che stavamo facendo qualcosa di radicale, anche se Frank e io eravamo concordi che l'approccio semplice era quello giusto. Il mio trattamento di Kingpin divenne ben presto un segreto conosciuto in tutto l'ufficio - chiunque ne avesse sentito parlare chiedeva di vedere le pagine - sembrava che tutti ne fossero a conoscenza tranne [l'allora editor-in-chief] Jim Shooter. Quando Jim venne a sapere del lavoro, fu inamovibile. Non ci sarebbe stato alcun modo di  pubblicarla sulla serie regolare. Era troppo radicale e si allontanava un po' troppo la continuity stabilita. Jim mi convocò nel suo ufficio e disse che lui ci voleva dare la possibilità di realizzare il lavoro - la sua soluzione era quella di trasformarlo in Graphic Novel. Provai un po' di disappunto riguardo questa opzione. Volevo farlo su un numero - o due - della serie regolare, QUESTA era per me l'arena del cambiamento. Le Graphic Novel erano al di fuori del mondo del fumetto attuale, Frank e io volevamo vedere quanto lontano ci saremmo potuti spingere sulla serie REGOLARE. Vista con il senno di poi, l'opzione di Jim era l'unica possibile, ma a quei tempi mi seccai. 

Foto di famiglia della Marvel che fu...
in alto da sinistra Bill Sienkiewicz, Jim Shooter,
Trina Robbins e Mark Henpe. In ginocchio, un
giovanissimo Chris Claremont.

Mithra: Miller scrisse una sceneggiatura dettagliata? Ti indicò quante  vignette per ogni pagina avresti dovuto disegnare, o si limitava a darti un'idea generale di cosa avrebbe dovuto esserci su ogni singola pagina? Ha dovuto riscrivere alcune sequenze? 
Sienkiewicz: Le cose andarono in questo modo: Frank mi inviò la sceneggiatura, la lessi, mi feci delle sonore risate e buttai giù degli appunti. A differenza degli altri scrittori, che forniscono i più minimi dettagli su ogni piccolo particolare contenuto in ogni vignetta, Frank mi forniva una descrizione sommaria della vignetta, tipo questa: "Vignetta 6: La ricostruzione di Garrett". Ed io ero libero di sbizzarrirmi. Dopo che avevo terminato il mio trattamento, Frank occasionalmente riscriveva qualcosa per incorporare le mie deviazioni, oppure perché era stato ispirato ad andare in una direzione differente. Era un po' come il Jazz. Frank e io ci ispiravamo l'uno con l'altro. Per esempio, per il personaggio di Garrett in Elektra: Assassin era previsto che fosse assassinato alla fine del secondo episodio. Quando Frank vide che cosa mi ero inventato, decise che Garrett era troppo buono da un punto di vista visivo per morire così presto. Le cose stavano così, la scrittura di Frank mi ispirava davvero nel lavoro e nell'apportare cambiamenti, così se lui sentiva di avere avuto qualcosa di decente da me, era il risultato di aver ricevuto oro da lui. L'abilità di Frank era quella di lasciare che le collaborazioni creative respirassero. Questo fa parte delle sue qualità. Non trovo le parole per complimentarmi per le sue qualità, come uomo e come artista. E' come un fratello. 


Mithra: Miller in passato ha dichiarato di essere rimasto molto impressionato dalla tua abilità di rappresentare  lo "psicodramma". Il personaggio di Victor fu introdotto da Miller perché sapeva che tu eri coinvolto nel progetto? 
Sienkiewicz: Victor era sempre nell'insieme. Frank lo scrisse in un certo modo, che mi illuminò visivamente. Per dargli la sua rappresentazione visiva ci impiegai alcune settimane. Originariamente aveva un aspetto molto normale, perché sentivo che la normalità e la banalità erano dei nascondigli perfetti per la psicopatia - "la banalità del male" ma più lo disegnavo più sembrava assumesse le somiglianze di un babbuino. I babbuini mi sembrano animali al contempo feroci e intelligenti. Così questo fu il momento "Eureka" di Victor. Frank utilizzò questi disegni aiutarsi nel definire e ridefinire Victor - Quindi, i personaggi che sono stati meglio definiti sono quelli che abbiamo entrambi amato. A dimostrazione che scrittura e disegno hanno contribuito allo stesso modo a ispirarsi l'una con l'altra. 

Kingpin in tutta la sua immensità





Mithra: Ci furono riferimenti specifici per tutti i personaggi presenti nella graphic novel? Vanessa, Cheryl Mondat, Paul Mondat, DD, Turk? Una delle più forti rappresentazioni è quell'enorme Kingpin con il suo dorso ricurvo... credo che in alcune interviste rilasciate nel 1986 dichiarasti che avevi basato il tuo Kingpin su Tex Avery e su un certo numero di altre persone. 
Sienkiewicz: No, davvero. Kingpin era solo "grande". Più era grande, meglio era. Tex Avery di certo mi influenzò, così come il Barone Harkonnen di Dune. Il personaggio di Herbert era enorme, ma quando lavorai sull'adattamento a fumetti di Dune, dovetti far assomigliare il Barone Harkonnen all'attore che lo interpretava nel film, Kenneth MacMillan, più che al personaggio stesso. Per me è come se per disegnare l'adatatmento a fumetti del film di Superman, per visualizzarlo nelle scene in cui vola fosse necessario disegnare anche i fili che lo tengono appeso al soffitto. La mia risposta è "PERCHE'?" --- è un rifiuto della realtà, una delle più incantevoli essenze del fumetto. 
Mithra: Ti sentiresti di dire che la graphic novel di Devil sia un studio del personaggio di Kingpin? Pensi che la graphic novel mostri il suo lato umano e come pensi di averlo fatto emergere? 


Garrett

Sienkiewicz:  Spero che siamo riusciti a dimostrare come un oggetto inamovibile possa sgretolarsi emotivamente; distrutto dall'interno perché contro questo tipo di cose la grandezza fisica non fornisce protezioni. La classica storia della rabbia e della gelosia - tutte cose che i lettori possono identificare con le leve delle emozioni universali. E' quello che manca in molti libri o produzioni hollywoodiane. L'azione dirottata sulla profondità del personaggio, è qualcosa che potrebbe non piacere, ma che di certo produce un impatto. Non solo l'ultimo film di un "asteroide" con protagonisti delle sagome di cartone. Quando penso ai personaggi dei cartoni animati, stranamente, pernso a personaggi con i quali identificarmi (ancora mi preoccupo per il coyote nei cartoni di Bip-Bip, non potrebbe fregarmene di meno di Bruce Willis in Armageddon). 


Mithra: Uno dei sicari assunti da Kingpin assomiglia moltissimo a Garrett. E' solo una coincidenza? 
Sienkiewicz: Coincidenza, credo. Anche se non ci scommetterei. 


Mithra: Dopo quanto tempo cominciasti a lavorare sulla serie di Elektra? 
Sienkiewicz: Simultaneamente. Daredevil era destinato a diventare il nostro magnum opus "minore". Elektra doveva essere solo qualcosa che avremmo dovuto realizzare nel frattempo, qualcosa che avrebbe dovuto consentirci di mettere il piatto a tavola. Ne venne fuori uno scenario completamente diverso. E' strano vedere come procedono le cose, eh? In realtà, Frank e io ci stiamo ancora ridendo su. 


Mithra: The Elektra Assassin contiene molti stili differenti e ti ha concesso molto spazio per le sperimentazioni, molto di più di quanto ne abbia concesso la graphic novel di Devil. Per Elektra faceste ricorso allo stesso tipo di approccio, o ne provaste uno differente? 
Sienkiewicz: Per Elektra Assassin feci ricorso ad un più ampio ricorso a stili e tecniche diverse perché si trattava di un qualcosa di ancora più spinto. La graphic novel di Devil presentava molte più restrizioni perché l'aspetto di ogni personaggio era già da tempo stabilito, fu piacevolmente rettilineo nella sua esecuzione. Elektra era completamente differente: personaggi disegnati in maniera "realistica" potevano interagire con altri realizzati in stile da cartoon  che a loro volta potevano interagire con fotocopie che interagivano con "disegni di bambini". Feci ricorso davvero a molti stili, ma il fattore determinante della scelta di uno stile era che la scena lo richiedeva. In sostanza, la scena dettava lo stile da adottare e non vice versa. 


Ken Wind
in una illustrazione tratta da Elektra Assassin

Mithra: Di chi fu l'idea di utilizzare la foto di Ken Wind? Che foto era quella? 


Sienkiewicz: Mia, e Ken Wind non esisteva se non a pezzi. Rimasi stranito quando anno dopo, George Bush scelse Dan Quayle come Vice Presidente. Pensai, "Ken Wind ha preso vita". E tutto considerato, non ero molto distante dalla realtà. 


 Mithra: Quando la serie fu pubblicata alcuni negozi di fumetti si rifiutarono di vendermela perché ero minorenne. Alla Epic c'era qualche preoccupazione riguardo il rischio che la serie finisse nelle mani sbagliate? Te e Miller eravate preoccupati? 


Sienkiewicz: Alcuna. Non stavamo realizzando quella serie per i lettori più piccoli. Sta di fatto che quando la serie fu pubblicata un quotidiano di Dallas pubblicò un articolo che metteva in guardia i lettori, era intitolato "tenete alla larga i vostri figli da questa roba". Lo utilizzammo    come richiamo pubblicitario e lo mettemmo sulla copertina della raccolta in volume. 


Mithra: Ho notato che hai la tendenza ad utilizzare immagini a piena pagina, e in Elektra, ogni numero si chiudeva con una illustrazione a piena pagina. 


Sienkiewicz: Fu deciso dopo il primo numero. Entrambi volevamo che ci fosse un'immagine che accompagnasse il lettore per un po', e dal momento che non lasciavamo loro immagini da seguire, lasciavamo loro un po' più di tempo per riflettere e ragionarci su - almeno ce lo auguravamo. 


Elektra Assassin



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