L’articolo viene riportato in Italia da “Il Foglio” e “Linkiesta”, dove si spiega che attraverso un’indagine di “BioEdge” su serie di cliniche della fertilità, in India e negli Stati Uniti, la conclusione è che «sono senz’altro in aumento le donne bisognose nei paesi in via di sviluppo o in paesi economicamente in difficoltà che si accingono a lavorare per coppie gay in cerca di offerte low cost in campo gestazionale». L’India spicca per convenienza, come spiega Samundi Sankar del Srushti Fertility Research Centre di Chennai, dove esistono tra le seicento e le mille cliniche della fecondità. «Riceviamo un sacco di richieste da parte di coppie gay di Stati Uniti e Israele», ha precisato Sankar.
Anche Samit Sekhar, del “Kiran Infertility Centre” di Hyderabad ha confermato: «Sì, abbiamo un numero considerevole di persone gay che visitano la nostra clinica per avere un bambino utilizzando i servizi delle donatrici di ovuli e abbiamo notato un aumento del numero di coppie omosessuali e single che ci contattano non appena la loro unione viene legittimata nei rispettivi paesi d’origine». «Se la legge nel loro paese non ammette il rapporto gay, si presentano come single», ha spiegato invece Himanshu Bavishi del “Fertility Institute “di Ahmedabad. Jeffrey Steinberg, direttore dell’Istituto di fertilità di Las Vegas e di Los Angeles, ha commentato: «sta emergendo un trend prevedibile. Da quando sono stati legalizzati i matrimoni gay siamo stati sommersi dalle richieste di donatori di ovuli e di maternità surrogate».
Queste povere donne, spesso analfabete, a volte vedove o abbandonate dal marito, pur di ricevere un po’ di denaro, lasciano che la lobby omosessualista sfrutti il loro corpo per perseguire il capriccio di poter avere un bambino, violando contemporaneamente il suo diritto a crescere in modo equilibrato con un padre e una madre.
La conclusione di Antonio Sanfrancesco, su “Linkiesta” è condivisibile: «Le aperture alle coppie gay, e più in generale alla “libertà procreativa”, dietro il velo ipocrita del progresso, sono legate a doppio filo allo sfruttamento selvaggio di donne povere e indifese. Stupisce, su questo, il silenzio assordante delle femministe di casa nostra, sempre pronte a scendere in piazza per ogni causa ma incredibilmente afone di fronte a questo fenomeno. Quelli che in Occidente chiamano “diritti civili” sono solo l’ennesima, enorme mostruosità di un mondo che, in nome del business e dei capricci di qualcuno, usa una creatura umana come mezzo invece che come fine. Questo contrasta non solo con ogni etica religiosa ma anche con l’etica laica».