Con il suo libro Il prigioniero di Salò, edito da Mondadori, lo storico Mimmo Franzinelli credo abbia voluto accelerare quel processo di dissoluzione del mito del duce che ancora oggi incredibilmente affascina molti giovani militanti di estrema destra. Evidentemente la forza iconografica che ancora esprime l'immagine del duce è potente. Complice la politica odierna mediocre, numerosi giovani sono soggiogati dai suoi motti che sembrano eterni e la volitiva durezza espressiva viene scambiata per solidissima determinazione. In realtà il duce era un abile propagandista di se stesso, parecchio lontano dallo spirito guerriero che propugnava, incitava gli altri a combattere inventando parole d'ordine che sono passate alla storia della titolistica guerresca. Più che un condottiero era un temerario della parola, un pubblicitario del disordine e fautore della guerra civile, ed è grazie a questa letteratura che il suo nome è sacro tra coloro che non credono in nessuna giustizia e non si riconoscono se non nell'iconografia spavalda del fascismo.
Con il suo libro Il prigioniero di Salò, edito da Mondadori, lo storico Mimmo Franzinelli credo abbia voluto accelerare quel processo di dissoluzione del mito del duce che ancora oggi incredibilmente affascina molti giovani militanti di estrema destra. Evidentemente la forza iconografica che ancora esprime l'immagine del duce è potente. Complice la politica odierna mediocre, numerosi giovani sono soggiogati dai suoi motti che sembrano eterni e la volitiva durezza espressiva viene scambiata per solidissima determinazione. In realtà il duce era un abile propagandista di se stesso, parecchio lontano dallo spirito guerriero che propugnava, incitava gli altri a combattere inventando parole d'ordine che sono passate alla storia della titolistica guerresca. Più che un condottiero era un temerario della parola, un pubblicitario del disordine e fautore della guerra civile, ed è grazie a questa letteratura che il suo nome è sacro tra coloro che non credono in nessuna giustizia e non si riconoscono se non nell'iconografia spavalda del fascismo.
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