Biomasse termiche più inquinanti del GPL? Nomisma Energia lancia l’allarme … e scoppia la polemica

Creato il 22 febbraio 2013 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT

Le biomasse termiche per il riscaldamento delle abitazioni (legna, pellet, cippato, ecc.) inquinerebbero molto di più dei combustibili tradizionali, soprattutto il GPL, e sarebbero responsabili del peggioramento della qualità dell’aria.

A denunciarlo è il recente studio I combustibili da riscaldamento in Italia – Riflessi economici e ambientali di NE – Nomisma Energia, commissionato da Assogasliquidi, Associazione di Federchimica che rappresenta il settore del GPL.

Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: . “Il confronto tra i combustibili rileva infatti che le biomasse termiche emettono bruciando, anche nelle migliori condizioni, oltre 1.000 volte più particolato fine delle fonti gassose come il GPL. Sebbene sia fondamentale tenere conto del vantaggio economico nell’uso di biomasse e della riduzione, a volte discutibile, della CO2, non dobbiamo dimenticare la priorità ambientale della qualità dell’aria. Si evidenzia che per quanto riguarda le emissioni di polveri, NOX, diossina, l’utilizzo delle biomasse comporta attualmente emissioni molto più consistenti rispetto ai combustibili tradizionali e, in particolare, a quelli gassosi”.

Insomma, per Tabarelli le politiche di incentivazione delle biomasse termiche “devono tener conto di un’analisi complessiva delle caratteristiche dei combustibili oggi disponibili”.

Lo studio di NE-Nomisma Energia rileva che la crisi economica ha fatto registrare in Italia un aumento record di consumi (20 milioni di tonnellate nel 2012) e importazioni (+26 % nei primi mesi del 2012) di legna, pellet e cippato, le cosiddette biomasse termiche.

Un incremento che si spiega col costo ridotto del prodotto rispetto ai combustibili tradizionali, in gran parte dovuto al loro regime fiscale; le biomasse godono infatti di Iva agevolata e non pagano le pesanti accise che invece gravano sui combustibili tradizionali che, oltre alle accise, pagano l’Iva a prezzo pieno: così la tassazione sulle biomasse è di 2-5 euro/MWh contro valori fino a 67 euro/MWh per le fonti tradizionali.

Le reazioni
“Sorprende certamente, che una società come Nomisma Energia, si presti a simili dinamiche asservite ai soliti noti interessi lobbistici. E non occorre aggiungere altro”, scrive l’ing. Alessandro Caffarelli sulla sua newsletter, che viene inviata a oltre 8.000 iscritti.

Anche la FIPER, Federazione Italiana dei Produttori di Energia da fonti Rinnovabili, ha risposto allo studio di Nomisma Energia, al cui testo integrale rimandiamo (leggi FIPER a Nomisma: non facciamo di tutte le biomasse un fascio!).

Sulla questione ambientale, in particolare, Giuseppe Tomassetti, membro del Consiglio scientifico FIPER, ha fatto notare come “è ben noto che la combustione delle biomasse ha molta probabilità di produrre più particelle che altri combustibili, questo perché esse contengono più ceneri e perché bruciando a stadi è possibile che si abbiano molti incombusti, lo sviluppo delle tecnologie negli ultimi 20 anni sta migliorando fortemente la qualità degli apparecchi che entrano nel mercato”.

Nondimeno, puntualizza Tomasetti, “lo studio di Nomisma valuta un valore medio che non alcuna validità rispetto alla coesistenza di milioni di impianti obsoleti e la crescente diffusione di impianti moderni.  Il nuovo conto energia va in questa direzione. Il tema di come favorire la rottamazione dei vecchi impianti, di competenza prevalentemente locale, è prioritario per affrontare l’inquinamento atmosferico”.


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