-Dalla postfazione di Don Luigi Ciotti:La gravissima crisi che stiamo vivendo è, prima che economica, etica e culturale. Crisi del legame sociale, della relazione di solidarietà e di responsabilità che ci rende capaci di vivere insieme, in giustizia e dunque in pace. Ma questo legame fra noi si radica in un legame ancora più profondo che non ci chiama in causa come singoli, né come comunità, ma addirittura come umanità. E questo legame è il legame con la terra. Gli antichi ne erano consapevoli. Il legame con la terra guidava i loro gesti, le loro scelte, le loro speranze. [...] Ad un certo punto, però, questo legame si è fatto sempre più debole, inconsistente, fino a spezzarsi. [...] La violenza a cui abbiamo sottoposto l’ambiente, lo sfruttamento indiscriminato delle sue risorse con tutte le drammatiche conseguenze che oggi conosciamo – inquinamento, distruzione della biodiversità, alterazioni climatiche, avvelenamento dei territori, crimini ambientali – inizia da lì. Non solo. Per lungo tempo ci si è illusi che questo sfruttamento [...] non avesse conseguenze sulla vita sociale [...].Dallo sfruttamento della terra si sono sviluppate così forme di sfruttamento tra gli esseri umani, ha preso forza un modello economico che ha generato forme di avidità, di corruzione, di criminalità tutte radicate in un individualismo sfrenato e insofferente di ogni limite. Si è perduta, in altre parole, quella coscienza dei limiti che ci ricorda che, senza legami - con la terra e con gli altri - non possiamo vivere.Ben venga allora un progetto come Bioresistenze e questo libro che lo racconta, impreziosito da belle immagini e riflessioni profonde su un tema al quale anche Libera, lo dico con un pizzico d’orgoglio, ha dato il suo piccolo ma appassionato contributo con l’impegno sui terreni confiscati alle mafie, occasione non solo di lavoro per tanti giovani, ma di recupero di un’agricoltura pulita, sostenibile, redditizia. [...] La terra insegna la costanza, perché richiede cure quotidiane. Lascrupolosità, perché non sopporta il lavoro sciatto e superficiale. La fiducia, perché non sempre il raccolto corrisponde alle aspettative. La collaborazione, perché richiede molte mani e molte braccia. E soprattutto insegna l’umiltà (parola che deriva appunto da humus, terra) e la condivisione, perché è bene comune per eccellenza, quindi è giusto, oltre che conveniente, che i suoi frutti vadano in misura sufficienti a tutti.Parole che costituiscono un’etica della terra, e che il progetto Bioresistenze non solo pronuncia ma, meritoriamente, mette in pratica.http://feeds.feedburner.com/Agricooltour
“Bioresistenze - cittadini per il territorio: l’agricoltura responsabile” libro Cia-MoVi
Creato il 01 agosto 2014 da Giuseppecocco @giuseppecocco-Dalla postfazione di Don Luigi Ciotti:La gravissima crisi che stiamo vivendo è, prima che economica, etica e culturale. Crisi del legame sociale, della relazione di solidarietà e di responsabilità che ci rende capaci di vivere insieme, in giustizia e dunque in pace. Ma questo legame fra noi si radica in un legame ancora più profondo che non ci chiama in causa come singoli, né come comunità, ma addirittura come umanità. E questo legame è il legame con la terra. Gli antichi ne erano consapevoli. Il legame con la terra guidava i loro gesti, le loro scelte, le loro speranze. [...] Ad un certo punto, però, questo legame si è fatto sempre più debole, inconsistente, fino a spezzarsi. [...] La violenza a cui abbiamo sottoposto l’ambiente, lo sfruttamento indiscriminato delle sue risorse con tutte le drammatiche conseguenze che oggi conosciamo – inquinamento, distruzione della biodiversità, alterazioni climatiche, avvelenamento dei territori, crimini ambientali – inizia da lì. Non solo. Per lungo tempo ci si è illusi che questo sfruttamento [...] non avesse conseguenze sulla vita sociale [...].Dallo sfruttamento della terra si sono sviluppate così forme di sfruttamento tra gli esseri umani, ha preso forza un modello economico che ha generato forme di avidità, di corruzione, di criminalità tutte radicate in un individualismo sfrenato e insofferente di ogni limite. Si è perduta, in altre parole, quella coscienza dei limiti che ci ricorda che, senza legami - con la terra e con gli altri - non possiamo vivere.Ben venga allora un progetto come Bioresistenze e questo libro che lo racconta, impreziosito da belle immagini e riflessioni profonde su un tema al quale anche Libera, lo dico con un pizzico d’orgoglio, ha dato il suo piccolo ma appassionato contributo con l’impegno sui terreni confiscati alle mafie, occasione non solo di lavoro per tanti giovani, ma di recupero di un’agricoltura pulita, sostenibile, redditizia. [...] La terra insegna la costanza, perché richiede cure quotidiane. Lascrupolosità, perché non sopporta il lavoro sciatto e superficiale. La fiducia, perché non sempre il raccolto corrisponde alle aspettative. La collaborazione, perché richiede molte mani e molte braccia. E soprattutto insegna l’umiltà (parola che deriva appunto da humus, terra) e la condivisione, perché è bene comune per eccellenza, quindi è giusto, oltre che conveniente, che i suoi frutti vadano in misura sufficienti a tutti.Parole che costituiscono un’etica della terra, e che il progetto Bioresistenze non solo pronuncia ma, meritoriamente, mette in pratica.http://feeds.feedburner.com/Agricooltour