Birdman
di Alejandro Gonzales Inarritu
con Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone
Usa, 2014
genere, drammatico
durata, 199'
La prima cosa da
fare
guardando il nuovo film di Alejandro Gonzales Inarritu è quella di non
lasciarsi intimorire dal gioco di rimandi indotti dalla complessità
dell' apparato
formale. Oltre al racconto di una storia incentrata sulla crisidi un divo caduto in disgrazia (del cinema) che cerca di
rilanciarsi attraverso l’allestimento di uno spettacolo teatrale, “Birdman” è
prima di tutto un sofisticato marchingegno di citazioni letterarie e cinematografiche,
alimentate dalla fantasia di una messinscena modulata sui diversi stati di
coscienza del protagonista. Febbrile e contraddittorio nei confronti del mondo
esterno, l’attore Riggan Thomson è in realtà un uomo divorato dalla paura – di
non farcela - che lo risucchia all’interno di una nevrosi, resa manifesta dal
dialogo intessuto con Birdman,
alter ego cinematografico che ritorna e si fa palesa in un “doppio” ingombrante e
molesto . Il film di Inarritu enfatizza questo dimensione interiore, collocando
la vicenda all’interno di un teatro che, nella concentrazione dello spazio
abitativo e nella suddivisione del fabbricato su piani diversi, finisce per
diventare estensione del subconscio del personaggio. Oppure la fa esplodere
con toni surreali e tragicomici nelle rabbiose reazioni di Thompson che, alla
pari di Birdman si disfa degli
avversari con la potenza dei suoi straordinari poteri.
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Nel gioco di specchi e
nei rimandi messo in piedi da Inarritu entrano in campo rimembranze ricercate e
colte, che fanno capo soprattutto a Raymond Carver, autore del libro che
Thomson vuole portare in scena e presente, in generale, nella disillusione malinconica e
rassegnata che accomuna i vari personaggi; e ancora, passando al cinema, ai
possibili collegamenti con un capolavoro come “All That Jazz” di Bob Fosse,
palesemente citato nel
make up
iniziale del protagonista che fa il verso al Joe Gideon interpretato da
Roy
Schneider. Ma come dicevamo “Birdman”, riesce ad andare oltre la sua
pur magnifica apparenza, facendo sue le caratteristiche di un umanesimo
universale e poetico mai cosi pienamente formulato dall'autore, e messo a
punto, paradossalmente, in quello che fin qui è il film più americano
tra
quelli diretti dal regista messicano.
A farcelo dire è il disperato
bisogno d’amore
che si cela sotto i comportamenti schizofrenici di Riggan Thomson
(Michael
Keaton in profumo di Oscar) o in quelli scostanti e umorali di Sam (Emma
Stone
nel suo ruolo più maturo), la figlia sacrificata alle ambizioni di
carriera; per arrivare allo sincerità sconsolata e guascona di Mike
Shiner,
forse il personaggio più affascinante tra i tanti interessanti messi in
campo
dal film, interpretato da un straordinario Edward Norton. Una
sincerità di sentimenti che va di pari passo con una regia che si lascia
dietro gli antichi virtuosismi e che nella ricerca insistita del piano
sequenza riesce a rendere la ricerca di libertà perseguita dal
protagonista. Tra i candidati al premio Oscar per la miglior regia
Alejandro Inarritu è il nostro favorito.