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Birdman: lo Splendido Elogio alla Follia di Alejandro González Iñárritu

Creato il 05 febbraio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Birdman: lo Splendido Elogio alla Follia di Alejandro González Iñárritu

Sale l'attesa per la grande notte degli Oscar del 22 febbraio; il grande genio di Alejandro González Iñárritu ( 21 grammi, Babel) è riuscito a conquistare critica e pubblico col suo Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) tanto da mettere in dubbio la vittoria finale di Boyhood per molti considerata solo una pura formalità.

Raccontare la trama di Birdman non è affatto facile; dietro all'apparente semplicità di una storia incentrata sulla sofferenza, la delusione, la nostalgia dei personaggi, si nasconde un intreccio "metacinematografico" di rara e a tratti commovente bellezza. Se da un lato è certamente azzeccata la mossa di affidare il ruolo del protagonista, Riggan Thomson, a Michael Keaton, mossa che di fatto rende Birdman quasi una pellicola autobiografica (Birdman è il nome di un supereroe che, negli anni '80, Riggan aveva portato con successo sul grande schermo: chiaro il riferimento a quel Batman che, nell'omonimo film diretto da Tim Burton nel 1989, trasformò Keaton in una stella di Hollywood), dall'altro è impossibile non notare l'eccezionale affinità caratteriale tra Edward Norton e il suo Mike, attore irascibile, imprevedibile, lunatico. Il cast è completato da un molto convincente Zach Galifianakis, che riesce finalmente ad uscire dai panni, diventati molto ingombranti, dell'Alan di Una notte da leoni, da una sorprendente Emma Stone e da un'elegantissima Naomi Watts.

Allucinazioni accompagnano per tutto il film Keaton, rendendo a tratti impossibile distinguere il lato onirico da quello volutamente surreale, e scene come quella che raffigurano il protagonista parlare col proprio "Io" (il Riggan del tempo che fu: più giovane e vestito da supereroe) restano più che impresse nello spettatore.

La tormentata vita di un ex attore hollywoodiano, che, per dimostrare di avere vero talento, prova a reinventarsi a Broadway adattando, dirigendo ed interpretando un racconto di Raymond Carver ( Di cosa parliamo quando parliamo d'amore), è a tratti patetica, ma mai volutamente smielata; non c'è identificazione nel guardare un uomo in preda a deliri di onnipotenza alternati ad istinti suicidi, piuttosto risulta quasi divertente il vederlo combattere con l'impertinente ricordo di se stesso. Non c'è nostalgia, e c'è poco spazio per i rimpianti, restano invece i dubbi di un uomo molto insicuro di poter tornare ad essere un vincente.

Birdman senza alcun dubbio è una delle pellicole più interessanti degli ultimi anni, e poco importa se gli sfuggirà l'ambìta statuetta (nove comunque le nomination ai prossimi Oscar e già due Golden Globe vinti: quello come migliore attore in un film commedia o musicale consegnato a Michael Keaton e quello per la miglior sceneggiatura). Resta comunque il fatto che ci troviamo forse di fronte alla prova più convincente di Iñárritu; il cinema ha grande bisogno del suo geniale disincanto, e gli deve un grande ringraziamento già soltanto per essere riuscito a rispolverare un sempre bravissimo Michael Keaton.


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