“Birdy – Le ali della libertà”

Creato il 22 maggio 2010 da Cinemaleo

1984: Birdy di Alan Parker

 

Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, un film che negli anni 80 entusiasmò critica e pubblico.

Reduce dai trionfi di Fuga di mezzanotte (1977), Saranno famosi (1980), Pink Floyd – The Wall (1982), l’ottimo Alan Parker si ispira all’omonimo romanzo del 1979 di William Wharton per raccontarci la storia di una straordinaria amicizia. Il film ebbe un successo immediato e diventò ben presto un vero e proprio cult, amatissimo dai giovani e questo perché (scrive Il Corriere della Sera) “dà voce con furbizia al loro rifiuto della guerra, al loro senso dell’amicizia, al loro bisogno di trovare riparo nel grembo della natura”. Ammetto che quando a suo tempo lo vidi sul grande schermo mi uniformai al plauso generale. A distanza di tempo mi sento di rivedere il mio giudizio.

Definito da il Morandini “apologo sui disastri (psichici più che fisici) della guerra”, proprio su questo piano il film non persuade. Tutto ruota intorno alla  «follia» del personaggio interpretato da Modine, alla fissazione sui volatili, unico centro di interesse della sua vita. «Follia» presente prima che parta per il Vietnam. Non vedo cosa l’esperienza della guerra abbia modificato in lui: dalla schizofrenia è passato all’autismo… ma ciò poteva essere causato da qualsiasi incidente. Il dramma della guerra forse si vede maggiormente nel personaggio di Cage, ma gli accenni che questi fa ad essa sono talmente sporadici e vaghi da passare quasi inosservati. Non si comprende poi bene quale sia la particolarità del legame tra i due. Hanno passato l’adolescenza insieme, hanno riso e scherzato come tanti giovani in gruppo: ma cosa li rende indispensabili uno all’altro? Mai un discorso serio tra i due, mai un «quid» che ci illumini su un rapporto che dovrebbe risultare del tutto particolare. Infanzia traumatica, genitori indifferenti, compagni violenti e vessatori… tutto il repertorio che potrebbe spiegarci come uno veda nell’altro un rifugio, manca assolutamente. Non comprendiamo il perché della fissazione di Modine, non comprendiamo la disponibilità di Cage: il risultato è il non sentirsi coinvolti, il non sentirsi partecipi a quanto ci viene mostrato. Il tutto sa di forzatura e di semplicismo. Un critico ha scritto che il film evidenzia comesopravvivere agli orrori della guerra e della quotidianità” mostrando come “la guerra non è solo fuori di noi ma anche dentro di noi”: mi permetto di sottolineare che nel film non appare nulla di tutto ciò. 

Birdy (a cui tra l’altro è da rimproverare l’uso eccessivo dei flashback: troppi ed inutilmente lunghi, sono ripetitivi e non aggiungono molto l’uno all’altro) si fa ammirare per alcuni accorgimenti tecnici (suggestivo il ricorso alla sky-camera, che ci mostra il mondo dal punto di vista dei volatili) ma soprattutto per la splendida performance dei due protagonisti.

Matthew Modine era appena reduce dal premio per il miglior attore per il film Streamers di Robert Altman al Festival di Venezia 1983: avrà purtroppo poche altre occasioni (Full Metal Jacket del 1987 di Stanley Kubrick, America oggi di Robert Altman ed Equinox di Alan Rudolph del 1993, Mary di Abel Ferrara del 2005) di evidenziare il suo notevole talento. Notoriamente più fortunata la carriera di Nicolas Cage che annovera egregi prodotti come Stregata dalla luna (1987) di Norman Jewison (con il quale si aggiudicò una candidatura ai Golden Globe), Via da Las Vegas di Mike Figgis (premio Oscar come miglior attore protagonista nel 1996), e soprattutto  Il ladro di orchidee (2003) di Spike Jonse (strameritata nomination all’Oscar).
 

scheda

 

premi e riconoscimenti


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