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Birmania: trionfa Aung San Suu Kyi, la Lega Nazionale per la democrazia al 70%

Creato il 09 novembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

La vincitrice delle elezioni in Birmania, il Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, è un modello di lotta pacifica per i diritti umani e la libertà di espressione. La Lega Nazionale per la democrazia, il partito di opposizione in Myanmar che fa capo alla premier Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, ha conquistato tutti i primi 12 seggi della “camera bassa” del Parlamento, ufficialmente assegnati dalla Commissione elettorale. Tutti i seggi in questione sono nell’area di Yangoon.

Aung San Suu Kyi (themalaysianinsider.com)

Aung San Suu Kyi (themalaysianinsider.com)

Birmania: trionfa Aung San Suu Kyi, la Lega Nazionale per la democrazia al 70%.  La Lega ha già reso noto i suoi propri conteggi, raccolti nei vari seggi elettorali nel Paese e ha preannunciato di essere certa di aver conquistato il 70% dei voti. Se il dato trovasse conferma Suu Kyi avrebbe la maggioranza necessaria per formare il governo. La soglia è del 67% dei voti considerando che alla giunta militare e’ riservato un 25% dei seggi.

Aung San Suu Kyi è figlia del generale Aung San, eroe dell’indipendenza assassinato nel 1947. Cresciuta all’estero, sposa un professore universitario britannico, Michael Aris, dal quale avrà due figli. La sua vita procede tranquilla fino al 1988, anno in cui fa ritorno in Birmania per prendersi cura della madre. Là trova un paese in tumulto. Il popolo, oppresso dalla giunta militare, chiede più libertà e a lei, alla figlia dell’eroe dell’indipendenza, si rivolgono invocando il suo aiuto.

Suu Kyi aveva allora 43 anni e la sua vita stava per cambiare radicalmente. A capo della “Lega Nazionale per la Democrazia” – partito fondato nel settembre del 1988 – Suu Kyi diventa un modello di coraggio e resistenza per i giovani birmani. Il regime tenta più volte di distruggerla e appena un anno dopo la costringe agli arresti domiciliari. La reclusione durerà fino al 2010. ”Credo che alla fine ognuno di noi può decidere se essere libero o no dentro la propria mente” racconta la leader birmana. “E io - prosegue – non mi sono mai considerata una prigioniera, ma piuttosto come qualcuno che segue la sua strada”.


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