A parte lo spostamento tra divano e poltrona ed il togli/metti la copertina, sabato ho fatto poco altro ma mi ci voleva davvero.
Avete presente quando tutto quello che vorreste è un bel film, di quelli giusti, intensi, intelligenti, ben fatti, magari con un po' di musica e di amore?
Ebbene, sono stata esaudita e con grande piacere mi sono rivista Shine. Un film del '96 che vidi al cinema e da cui uscii travolta da una profonda emozione, mista ad un senso di lieve disagio.
Ve lo ricordate?
La storia del pianista David Helfgott, bambino prodigio e adolescente di geniale talento, che si ribella ad un padre dispotico e possessivo, senza però riuscire ad ottenere un'autonomia emotiva, che lo porta ad un brutale crollo nervoso proprio durante l'esecuzione del suo concerto più importante, l'elefantiaco Rach 3. Il film racconta la vita di quest'uomo dalla sua infanzia alla sua "rinascita" dopo 10 anni di istituto psichiatrico ed è raccontato con estrema delicatezza, grazia ed anche divertimento.
Rivedendolo dopo tanto tempo, il disagio provato la prima volta ha lasciato posto ad un bellissimo senso di completezza e serenità ed ho finito con l'interrogarmi sulla ragione di questo cambiamento.
La figura di David è quella di un individuo interrotto, che viene segnato dalla vita in maniera a prima vista "irrimediabile" proprio nel momento di suo massimo splendore.
L'esecuzione che lo consacra artista di primo livello, pronto ad una vita di successi e tournée, è invece quella che lo condanna. Una persona con gravi problemi neurologici, incapace di comunicare con gli altri senza apparire come ragazzino imprigionato nel corpo di un adulto. Questa "imperfezione" in un talento tanto perfetto, nella prospettiva di una vita di perfezione (successo, denaro, ecc), costringe lo spettatore ad un immedesimazione a metà, sospesa tra il sogno e l'incubo.
Credo che sia quello che è successo a me, la prima volta che vidi questo film.
Non potendo accettare che David, oltre ad un meraviglioso e travolgente pianista, non fosse anche una persona brillante e piena di fascino, ho finito con l'abbandonarmi ad un sentimento di pena e dispiacere nei suoi confronti. Una favola brutalmente spezzata.
Fino a sabato, quando invece il finale del film mi ha trovata sorpresa, commossa, felice e nuovamente emozionata. Ma di un'emozione bella, grata, di chi riesce a vedere la persona al di là dell'apparenza e trova nell'handicap comunicativo di David, una forza speciale e vera, un dono.
E' in momenti come questo che rivaluto ed amo una parola di cui devo imparare ad essere orgogliosa: maturità.
Con la quantità che vedete sotto, io ho fatto due tipi di biscotti, uno al cioccolato (finiti immediatamente) e una metà con le ciliegie che vedete qui.
Quindi se volete fare come me, utilizzate queste quantità, ma ricordatevi di dimezzare le ciliegie ed aggiungere 100 g di cioccolato fondente.
Ingredienti per c.ca 120 biscotti
300 g semola rimacinata Senatore Cappelli Mangiare Matera
100 g farina 00
80 g burro morbido
2 uova grandi
200 g di zucchero di canna integrale
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
200 g di ciliegie disidratate o candite
8 g di baking
un pizzico di sale
Versate le farine miscelate nella planetaria con il sale. Aggiungete lo zucchero e mescolate
Fate un buco al centro e versatevi le uova, il burro, il baking, la vaniglia e cominciate ad impastare, aggiungendo poco dopo le ciliegie.
Appena si formerà la palla, toglietela e sulla planetaria, ricavate dei rotolini non più grossi di 2 cm di diametro.
Mettete i serpentoni su una placca foderata di carta da forno e cuoceteli a 180° per c.ca 20 minuti fino a che non saranno dorati.
Toglieteli e fateli raffreddare per c.ca 5 minuti, quindi tagliateli a losanghe e rimetteteli in forno per altri 10 minuti c.ca, fino a quando non saranno perfettamente asciutti e tostati.
Fate raffreddare perfettamente prima di sistemarli in sacchetti per biscotti o scatole di latta. Si conservano a lungo e sono buonissimi (a me piacciono persino più dei cantucci).