Ricordo come fosse ieri, nonostante che siano passati tanti anni dai tempi del Liceo-Ginnasio “Garibaldi”, i famosi μῦθοι di Esopo e, soprattutto, ricordo la morale che chiudeva quelle favole: ὁ μῦθος δηλοῖ ὃτι (la storia insegna che).
Quelle favole (di solito componimenti brevi) avevano un chiaro fine educativo: il loro fine non era quello di divertire il lettore ma quello di esprimere una valutazione morale.
I personaggi erano per lo più animali, ma dietro questi si potevano facilmente individuare alcuni dei più tipici comportamenti dell’uomo.
Si utilizzavano storie di animali per insegnare agli esseri umani come comportarsi nella vita di tutti i giorni.
Le favole erano storie fittizie, ma ciò che rappresentavano era vero.
In tempi come quelli attuali, dove gli spunti per scrivere favole per ricavarne insegnamenti di carattere generale sicuramente non mancano, sarebbe molto utile ritornare ad utilizzare quella tecnica (soprattutto nella scuola primaria) per tentare di ricostruire, partendo dalle fondamenta della società, quel senso morale andato ormai disperso.
Solo che in giro non vedo né Esopo né Fedro, ma solo dei (furbi) comici che utilizzano i fatti di cronaca solo per far ridere (e per guadagnare tanti soldi).