Titolo:Bitterblue
Titolo originale: Bitterblue
Autore: Kristin Cashore
Traduttore: Claudia Resta
Editore: DeAgostini
Prima edizione italiana: 23 agosto 2012
Prima edizione: Dial - 1 maggio 2012
Pagine: 607
Prezzo: Rilegato - € 14,90
E come sempre Kristin Cashore non mi ha deluso, anzi, è andata migliorando di libro in libro. Per chi non avesse letto i primi due di questa trilogia qui e qui ci sono le recensioni.
Sono passati otto anni dalla morte di re Leck, il sovrano folle che ha lasciato il regno di Monsea nel caos più totale. Tocca a sua figlia, Bitterblue, rimettere insieme i pezzi della propria memoria e dei terribili misfatti compiuti dal padre. Qualcuno però trama contro di lei e contro tutti coloro che vogliono portare alla luce i delitti di cui l’ex sovrano si è macchiato, come due ragazzi che Bitterblue conosce una sera per caso: Zaf e Teddy. Il primo è un Graceling, ovvero possiede un Dono particolare, anche se non sa ancora cos’è, e porta gioielli lienid senza però averne le fattezze. Il secondo invece ha una tipografia e insieme alla sorella cerca di insegnare a leggere agli abitanti della capitale. L’incontro con i due cambierà la vita della giovane sovrana, aprendole gli occhi su fatti finora ignorati e che spalancano voragini di dolore in cui è facile cadere.
Come ho già detto, questo libro è sicuramente il meglio riuscito della trilogia anche se non quello più movimentato. Lo definirei quasi un romanzo psicologico perché i primi ad essere sottoposti ad attenta analisi sono proprio i personaggi. A partire dai protagonisti del libro precedente, che in questo tornano in tutto il loro splendore, c’è un evolversi continuo di intrecci e relazioni personali per nulla banale. I nuovi protagonisti sanno vivacizzare la trama, anch’essa intrisa di risvolti importanti ma, per una volta, questi risvolti hanno a che fare molto più col passato che con il futuro.
Bitterblue infatti è ossessionata da ciò che ha compiuto il padre nei suoi trentacinque anni di regno e cerca in tutti i modi di scoprirne esattamente la natura, interrogando in primo luogo coloro che erano presenti in quel periodo: i suoi consiglieri. Ma le sue indagini non possono fermarsi lì e presto si trova invischiata in un vero e proprio gioco di spie dove deve imparare da sola di chi si può fidare. Una delle cose che ho apprezzato di più è proprio il continuo interrogarsi di Bitterblue, su suo padre, i suoi alleati e prima ancora su se stessa. Non è una regina perfetta ma proprio perché ne è consapevole riesce a fare le scelte giuste, dopo averne sbagliate molte. E anche il protagonista maschile non manca di fascino, anche se forse non è ai livelli di quello di Graceling, Po. Sarà che ho un debole per quel personaggio, ma Zaf purtroppo non può reggerne il confronto.
E arriviamo all’unica nota dolente. Nonostante abbia apprezzato immensamente il romanzo e l’abbia trovato il migliore dei tre, c’è una cosa che non mi ha convinta del tutto: il finale. Certo, toccante, poetico, molto ispirante… ma, esattamente, perché è così aperto? Se si fosse trattato di un libro con un seguito avrei potuto capirlo. L’episodio si conclude ma le vicende tra i personaggi restano in qualche modo irrisolte. Ok, ci sta. Ma dato che è l’ULTIMO, perché lascia così tanto da dire? Forse sono io che non sono facilmente accontentabile. Ma in questo caso ho davvero avuto l’impressione che mancasse qualcosa e ne sono stata delusa. Soprattutto su alcuni personaggi restano in sospeso alcune cose che invece a mio parere erano molto importanti.
La mia speranza è che sia solo un trucco dell’autrice per scrivere un seguito.
Sentito, Kristin? Un seguito!
Questa recensione partecipa a Hogwarts Reading Challenge.