Da pochi mesi è uscito il suo ultimo libro, Raccontare il mare (Iperborea, 2015), una sorta di rilettura critica dei classici (pochi in realtà) della letteratura marinaresca.
Chi è Björn Larsson?
Björn Larsson ha 63 anni, vive in barca e in un piccolo monolocale in Svezia, trascorre una settimana al mese anche a Milano, è docente universitario di letteratura francese a tempo parziale, «per anni sono andato avanti facendo due lavori, il docente e lo scrittore; ora ho avuto l’opportunità di scegliere questa sorta di pre-pensione, e l’ho colta», ha una figlia di vent’anni.
Quando era piccolo voleva fare il geologo seguendo l’esempio paterno, poi si appassionò alle immersioni subacquee, quindi decise di diventare scrittore e andò a Parigi, infine ha scoperto la vela e non l’ha più abbandonata. «Per me il mare è un modo di vivere, mai uno sport o una sfida».
Conosce l’inglese, il francese e lo spagnolo e parla italiano così bene da poter intrattenere con me una conversazione fluida e rilassata.
Bjorn Larsson e Marco Firrao
Perché studiare l’italiano?
Larsson ha deciso di studiare l’italiano per fronteggiare la popolarità dei suoi libri nel nostro Paese.
«Ho cominciato a ricevere molti inviti a festival, presentazioni, eventi in Italia e all’inizio pensavo che conoscendo l’inglese, il francese e lo spagnolo non avrei avuto difficoltà a comunicare e invece no, dovevo sempre ricorrere all’interprete. Allora ho deciso di imparare, anche perché mi piace conoscere una nuova lingua, per poter leggere un giornale, entrare in una libreria e comunicare liberamente, insomma per entrare in contatto con le persone».
Mi vengono in mente i casi di Amara Lakhous e Jhumpa Lahiri che dopo aver imparato a parlare l’italiano hanno deciso di scrivere libri nella nostra lingua. Ma Larsson non sembra avere questa intenzione.
«No, non è possibile per me. Quando vivevo in Francia, dove sono rimasto cinque anni, parlavo e scrivevo in francese. Arrivò però un momento in cui avrei dovuto scegliere tra il francese e lo svedese, ma non ero pronto ad abbandonare la mia lingua di origine».
Come è nato il rapporto con Iperborea?
Se Larsson è così conosciuto e apprezzato in Italia lo si deve innanzitutto alla scelta lungimirante di Emilia Lodigiani che ventotto anni fa ha fondato Iperborea, la casa editrice milanese specializzata nella letteratura del Nord Europa. Nel 1998 ha pubblicato La vera storia del pirata Long John Silver. Un legame esclusivo tra autore ed editore che Larsson racconta così.
«Il contatto è nato un po’ per caso. All’epoca nessuno in Italia e in Europa si interessava alla letteratura nordica. Fu con il libro Il senso di Smilla per la neve, del danese Peter Hoeg (pubblicato da Mondadori nel 1994), che si ruppe un po’ il ghiaccio. La mia agente mi disse che una casa editrice italiana sembrava interessata a pubblicare La vera storia del pirata Long John Silver. Spedì il libro a Emilia Lodigiani. Al salone di Francoforte di quell’anno la storia di Long Silver diventò un caso editoriale, si scatenarono tutti con offerte stratosferiche per acquistare i diritti. La mia agente mi chiamò di nuovo per chiedermi se dovevamo mantenere la promessa o prendere i soldi. Io risposi di mantenere la promessa, e ho fatto bene».
Il perché della scrittura
Qualcuno ha detto, credo Alessandro Baricco, che: «Per scrivere ci vuole follia, arroganza, direi perfino megalomania, perché se non hai un’alta idea di te stesso non cominci a scrivere un romanzo». Quali sono o dovrebbero essere gli ingredienti indispensabili per diventare uno scrittore?
«Arroganza forse è una parola troppo negativa. Però ha ragione in un certo senso, perché ci vuole presunzione per pensare di avere qualcosa da raccontare agli altri. Invece si deve essere molto testardi e determinati, perché ci vogliono almeno due anni per scrivere un libro. Circa la follia, dipende. Certamente si è folli se si scrive pensando di diventare ricchi».
Quindi, perché scrive Björn Larsson?
«Per avere un’opportunità di entrare in un mondo dove non sono mai stato, per esplorare altri modi di pensare, altre emozioni. In una parola, scrivo per cambiare il mondo. E l’unico modo di cambiare il mondo è cambiare gli atteggiamenti, per offrire alle persone libertà, nuove occasioni per riflettere ed emozionarsi».
Il mito positivo e romantico del mare come simbolo di libertà, avventura e cambiamento viene contraddetto dalla realtà di chi nel mare trova la morte, l’estrema solitudine, la noia, la limitazione ai propri desideri. Quindi si può parlare anche di mare crudele o semplicemente indifferente, luogo desolato e immobile. Nel libro Raccontare il mare Larsson mette in evidenza proprio questa contraddizione.
«In realtà il mito romantico del mare esiste per chi vive a terra. Conrad, nel suo Lo specchio del mare, afferma senza remore che i marinai non amano il mare, amano le barche. I marinai non sanno nuotare. Per un pescatore norvegese, ad esempio, saper nuotare non serve a niente, perché nelle acque gelide del nord si resiste al massimo cinque minuti prima di morire. Ma io non voglio smontare un mito, né potrei farlo scrivendo un libro. In Raccontare il mare ho voluto invece raccontare un mondo che non è stato raccontato. Interrogare questa assenza, portare l’attenzione su un’altra realtà, quella delle 100 mila navi che navigano ogni giorno, dei milioni di marinai, di quello che succede nei porti».
Nel libro di Johsua Slocum Solo, intorno al mondo uno dei temi centrali è la solitudine estrema con cui si è chiamati ogni giorno a confrontarsi, soprattutto se si naviga in solitaria come fece lui. Un altro scrittore, assai distante dalle tematiche marinare, Teju Cole, parla di solitudine intensa in mezzo a migliaia di sconosciuti nei sotterranei della metropolitana. Insomma, della solitudine esistono infinite declinazioni.
«La solitudine è una scelta, soprattutto in barca. Io non ho navigato molto in solitaria, anche se vivo da solo sulla barca. Ma penso che la solitudine in una città provochi maggiore sofferenza, perché c’è il rimpianto di un’occasione perduta. Sulla barca questo non accade, perché non ci sono aspettative. Quando si scende dalla barca poi, e questo è molto importante, si viene accolti con gioia, come un ospite, quindi non ci si sente affatto soli».
La crisi del libro
In Italia si pubblicano più o meno 60.000 titoli l’anno. Un numero che fa impressione soprattutto in relazione alla percentuale assai limitata di lettori. Si parla da anni di crisi del settore. In Svezia che cosa succede?
«Io non penso che ci sia una vera e propria crisi. Ci sono molti libri pubblicati e molti libri venduti. C’è piuttosto un fenomeno di moda. Quando Stieg Larsson vende 20 milioni di copie significa che non sono venduti 15 milioni di copie di un altro bravo scrittore. Non penso che si debba leggere di più, ma dovremmo chiederci che cosa si legge. In una libreria in Svezia il 50% dei romanzi sono gialli, questo perché i giallisti hanno occupato uno spazio vuoto che altri romanzieri non hanno utilizzato. Ma la rappresentazione della società svedese attraverso la criminalità non è realistica».
«In Svezia ci sono poche librerie indipendenti, mentre il 70% del mercato è occupato da una sola catena di librerie con un’offerta omologata. Inoltre in Svezia il prezzo dei libri è totalmente libero e questo provoca distorsioni. Ad esempio, si applicano forti sconti su un best seller e non su un poeta sconosciuto che quindi resterà tale, senza alcuna agevolazione al suo acquisto».
Che cosa legge Björn Larsson?
«Io leggo di tutto. Quando scrivo su un tema, leggo tutto quello che c’è su quell’argomento. Quando sono tornato dagli Stati Uniti, dove ero andato a 15 anni, ho letto tutta la letteratura americana, Ernest Hemingway, Samuel Bellow. Poi ho letto per lavoro tutta la letteratura francese e ora sto scoprendo i classici moderni italiani come Italo Calvino, Dino Buzzati e altri.
Ho appena finito di leggere un libro di interviste di Herta Müller, in valigia ho anche la Divina Commedia, ma ancora non riesco a capire nulla. Poi ho acquistato per caso un libro di Dacia Maraini, che è anche mia amica, su Chiara d’Assisi».
Oltre al best seller La vera storia del pirata Long John Silver, Larsson ha scritto romanzi di mare, tra gli altri Il cerchio celtico e Il porto dei sogni incrociati, filosofico-scientifici come Otto personaggi in cerca (con autore), un’autobiografia in due tappe (La saggezza del mare e Bisogno di libertà), thriller atipici come I poeti morti non scrivono gialli, tutti pubblicati da Iperborea.