…with Abyssinian aftertaste
Abyssinian Afterlife by Black Flower, 2014
Gruppo di cinque – Nathan Daems ai sax (contralto, tenore e baritono) e flauti, Jon Birdsong alla tromba, Simon Segers alla batteria, Filip Vandebril al basso e Wouter Haest alle tastiere – portano in concerto una musica sospesa tra il free jazz di ispirazione più classica e un funk afroamericano denso di beat e groove, il tutto soffuso di un torpore melancolico medio-orientale. Nonostante nell’incisione dell’album d’esordio con cui si presentano dal vivo, Abyssinian Afterlife, alcune delle tracce presentino delle frasi di chitarra elettrica, si esibiscono dal vivo omettendola, e non ne sentiamo affatto la mancanza, per quanto possa sembrare strano a dirsi (e forse anche a sentirsi!). Pubblicati da Zephyrus Music e De W.E.R.F., i Black Flower sono al momento tra le più interessanti esperienze musicale della scena di Gand – o Gent, o ancora Ghent, a seconda della lingua che si sceglie.
Il loro sound è potente e pieno, la sezione ritmica di basso e batteria continua e costantemente in upbeat. È su questo tappeto che i fiati di Dames e Birdsong delineano i temi e le melodie dissonanti e quasi dialogate, mentre con i suoi due Clavinet Haest si muove fluidamente dal sostenere il groove della sezione ritmica, al prorompere in assoli fulminanti pieni allo stesso tempo di delirio e struttura, passando per delle sottolineature geniali delle frasi dei fiati.
Di certo non si può dire che i Black Flower non si siano esibiti da musicisti eccellenti ed esuberanti. A parte che a volte sembravano forse aderire con eccessiva coerenza alle partiture dei brani di riferimento, a tratti abortendo l’impeto dell’improvvisazione incipiente e travolgente per ricondursi diligentemente alla cornice melodica del pezzo, guidandolo verso una conclusione pulita e definita – staged, in un certo senso. Non sempre, sia chiaro: a volte.
Ma a parte questo molte buone speranze. Vorremmo di sicuro vederli in Italia presto.
Black Flower – Jungle desert (from Abyssinia Afterlife)