Si affida, dunque, a Scott Cooper per quella che potremmo definire come una "urgente riabilitazione", regista che nulla ha a che vedere con Mann, ma che sa perfettamente come trarre il massimo risultato dai suoi attori, specie se protagonisti. Entra così nei panni del gangster irlandese James "Whitey" Bulger, Depp, colui che negli anni '70, accettando di collaborare con l'FBI riuscì a manipolarla a tal punto da gestirla attraverso alcuni uomini che, per non finire processati a causa delle scorrettezze commesse, puntualmente erano disposti a coprire i suoi crimini agevolandogli l'ascesa. Le basi minime per un gangster-movie dal sapore ordinario e piuttosto regolamentare, che rigetta in mischia concetti triti e ritriti su legami di sangue, di strada, lotte di potere e annessi squilibri mentali misti a paranoie. Nulla di elettrizzante, insomma, e forse tutto preparato per non andare a distogliere troppo l'attenzione dal centro nevralgico della scena, quella in cui finalmente un'attore sperduto sembra recuperare, scena dopo scena, la parvenza di quel mestiere che una volta ostentava praticare.
Il lavoro sul fisico, e soprattutto sull'estetica, infatti è l'aiuto più grosso che "Black Mass: L'Ultimo Gangster" offre a Johnny Depp, insieme alle scene in cui viene mostrata la sua attitudine di padre da un lato e di criminale assassino dall'altro. Una terapia d'urto da praticare con forte urgenza e attenzione, dove ogni scelta registica, ogni inquadratura o battuta, appare scritta per andare a punteggio del suo front-man d'eccezione, che è gangster dentro così come fuori dalla finzione.
Cooper, dal canto suo, non sembra mai voler tentare nemmeno un incursione per istituire quel minimo di rigore e di sprint mancante, al contrario, sembra invece voler mantenere più discretamente possibile un profilo basso e una direzione formalissima del suo operato. Affermandosi regista meno promettente di quanto il suo esordio avesse suggerito.
Ad uscire vincitore - non assoluto, ma contento - resta allora solo Johnny Depp: redento e riammesso nell'ordine, come da copione sarebbe dovuto essere sin dall'inizio. Del resto "Black Mass: L'Ultimo Dei Gangster" serviva più a lui che a noi, già preoccupati - se vogliamo - dal prossimo "Pirati Dei Caraibi" e dalla sensazione che "fuori pericolo" certi pazienti non lo saranno mai.
Stesso discorso, guarda caso, valido per i gangster.
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