Conoscendo il tocco efferato di Brooker e la sua spietata critica alla società malata di tecnologia e ai mostri che sta generando, una disamina sul consumismo natalizio e sull'ipocrisia delle feste era possibile, ma non probabile: il White Christmas che fornisce il titolo all'episodio rimane dunque una cornice funzionale, per portare la trama verso una direzione del tutto aliena alla coincidenza del periodo (senza però rinunciare all'opportunità di dissacrare regali, canzoni tradizionali e persino le collezionatissime snowglobe) e concentrarsi sulla degenerazione di un'umanità che ha trovato nella rete un universo alternativo dove uccidere, cancellare e distruggere sé stessa con una normalità che non suscita più scalpore o sdegno.
Nel tenere le fila di un racconto apparentemente episodico, Brooker divide la puntata in blocchi riservando il giusto spazio ai 3 diversi protagonisti: si comincia col carismatico Matt (Jon Hamm), che rinchiuso in un piccolo cottage immerso nella neve il giorno di Natale inizia a raccontare all'introverso Joe(Rafe Spall), suo compagno di prigionia, delle devastanti conseguenze del suo lavoro come guru sentimentale per le "Z-eyes", speciali lenti a contatto collegate in tempo reale ad una telecamera esterna e a un servizio di counselling e chat line.
Non c'è perdono, comprensione, speranza o ascolto nell'inferno che le nuove forme di comunicazione hanno plasmato a loro immagine e somiglianza e Black Mirror ne è nuovamente lo specchio allucinante, doloroso e necessario: perché alla fine basta un semplice click per eliminare per sempre una persona da facebook e così dalla nostra vita, ma anche per premere un grilletto.
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