Black Sea (recensione)

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Non amo i film di mare, lo devo ammettere. Difficilmente guardo un film di pirati, di sottomarini, battaglie nell’oceano, né leggo libri che ambientati a largo delle coste. Pur amando il mare, però. Ma mi fido di Lucia e del giudizio di Jude Law, che se ha accettato di interpretare questo film, avrà avuto dei validi motivi. E in più, è un film inglese, e quindi sono un po’ di parte.

Trama

Robinson è un esperto di recuperi sottomarini, un capitano di sommergibili tra i migliori sulla piazza. Eppure, la compagnia per cui lavora decide di licenziarlo. In concomitanza con la perdita del lavoro, Robinson viene avvicinato da un suo ex collega, che gli propone una missione per riscattarsi e diventare ricco, in modo tale da poter lasciarsi alle spalle da situazione economica critica: recuperare un U-Boot nazista carico di oro.

Considerazioni

Mi dicono che il film non sta avendo grossi consensi, né dalla critica, né da parte del pubblico. E non c’è sta stupirsi. Black Sea non è un film eroico, non è un film infarcito di retorica e di effetti speciali. Non è un film che affronta temi popolari. Non ci sono attori bellocci o eroismi che ci rassicurino. Non ha neppure il battage pubblicitario necessario a portare la gente in sala.

Ed è un’occasione sprecata. Perché? Perché Black Sea ci mette di fronte a tematiche dure e difficili da digerire, come l’incapacità dell’uomo di collaborare, seppur mossi da uno scopo comune.
Perché il montepremi deve essere diviso equamente? Perché io che faccio di più devo avere la stessa parte di chi fa di meno? Queste sono le domande che si pongono i membri dell’equipaggio, e sono le stesse che dividono tutti ogni santo giorno. Le stesse che ci impediscono sul lavoro di fare un vero gioco di squadra.

L’equipaggio si trova a scegliere se sopravvivere, se pensare a se stessi o unirsi per portare fuori vita e oro. Ma i calcoli riportano all’unico protagonista: l’IO. Pronti a sacrificare gli altri, pronti a sacrificare chi è straniero (l’equipaggio è formato da inglesi e russi), fino rischiare la propria parte e la propria vita, pur di non dividere queste cose con gli altri. Un film che mette a nudo la natura umana e il suo egoismo.
Non vi piace la critica sociale nei prodotti di intrattenimento? Beh, allora lasciate perdere, è meglio. Rischiate di riconoscere voi e i vostri vicini in questo film.


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