Ho letto l’ebook aderendo all’iniziativa di Marsilio “Blogger di tutta Italia: a voi la parola!” e oggi concludo, scrivendo questo post, il percorso iniziato il 9 Novembre qui.
Che cosa accade quando una famiglia vive un profondo dolore? Come è vissuta da un bambino la sofferenza e cosa è capace di pensare e di fare per liberare la nonna, la mamma e il fratellino dalla nebbia che ha offuscato le loro vite? Queste sono le domande che si è fatta l’autrice, Belinda Bauer, scrivendo questo libro, uno dei migliori esordi polizieschi britannici degli ultimi anni.
Steven Lamb ha dodici anni da tre scava buche nell’Exmoor. Cerca suo zio Billy che quasi vent’anni fa è scomparso, vittima del serial killer Arnold Avery. Steven vorrebbe far ripartire il tempo, tutto è immobile tutto rimanda al giorno prima della tragedia: la nonna in piedi davanti la finestra della cucina aspetta; la camera dello zio con le tende azzurre, la stazione spaziale costruita con i lego, sulla parete sopra il letto, una sciarpa penzolante azzurra e bianca del Manchester City.
Avery per tutto il tempo dalla sua detenzione ha cercato di essere un detenuto modello, la sua casella di posta è rimasta vuota per diciotto anni prima di ricevere quella lettera anonima. Steven scrive e i due iniziano a scambiarsi delle informazioni; il bambino vuole trovare il posto in cui è seppellito lo zio, Avery vuole rivedere la sua brughiera e risvegliare il vortice di emozioni.
Per sapere come va a finire, occorre andare in libreria o scaricare l’ebook qua.