L'aeroporto di Blantyre, la capitale commerciale del Malawi, vince il premio miniatura. In uno spazio poco più grande del mio appartamento c'è il controllo passaporto, la sicurezza e il nastro dei bagagli, che sembra quasi un giocattolo e più che fare girare le valige le fa cadere per terra con gran clamore.
Fuori dall'aeroporto non c'è quasi nessuno. A differenza che nelle altre grandi città africane, non c'è rumore e non c'è ressa. Ci sono un paio di tassisti abusivi che non insitono quando rifiuto il passaggio. Per il resto calma piatta. Il resto della città è uguale: Blantyre capitale dell'understatement.
La strada sale per delle colline piene di vegetazione e la macchina sorpassa varie biciclette stracariche di carbone, spinte a mano da uomini di cui si vede solo la schiena ricurva e tesa a causa dello sforzo. Si tratta di piccoli commercianti che vanno a comprare il carbone all'ingrosso e lo rivendono ai lati della strada. Secondo la legge la vendita di carbone è illegale, perchè cause deforestazione. Ma le leggi per essere applicabili devono anche essere realizzabili: senza carbone non si cucina e non c'è altra alternativa. La legge è stata seppellita nel cimitero delle leggi dimenticate.
Blantyre è una città misteriosa, perché sembra non esistere. Si può guidare per mezz'ora per le sue strade ma non si vede gente, né case. Dove si nascondano i suoi abitanti è un mistero. Ci sono molti alberi e poco traffico, senza dubbio è una delle più belle città dell'Africa subsahariana.
Quando riparto, dopo un paio di giorni, ripasso per l'aeroporto più piccolo del mondo. Il check in si fa con carta e penna e il gate delle partenze è una porta a vetri. Mentre cammino verso la scala dell'aereo, guardo il cielo blu macchiato da grandi nuvoloni bianchi: uno splendido cielo africano.