2008: Blindness di Fernando Meirelles
Presentato a Cannes e in altri due festival (il Toronto Film Festival e l’Atlantic Film Festival di Halifax), distribuito in tutto il mondo, il film in Italia non è mai uscito nelle sale.
Misteri della nostra distribuzione… anche perché il tema «apocalittico», base del film, è un sicuro richiamo, come lo è la presenza di un cast particolarmente ricco e prestigioso.
Cecità non ha avuto accoglienze positive da parte della maggioranza dei critici. Comingsoon accusa il regista di “manierismo e arroganza”, The Times parla senza mezzi termini di “brutto film”, per Il Messaggero “Meirelles si accontenta di fornirci una sceneggiatura illustrata”, Il Corriere della Sera lamenta “lo stile ondivago, qualche volta estetizzante, altrove un po’ compiaciuto”: giudizi negativi a mio parere non corrispondenti al vero.
Meno concreto e realistico del suo seguito Lucidità (spietata analisi di coloro che detengono il potere, perennemente arroganti e bugiardi), il romanzo di Saramago è una pessimistica metafora della sostanziale mancanza di solidarietà tra gli essere umani che, lasciati a se stessi, non possono fare a meno di regredire guidati esclusivamente dall’istinto di sopravvivenza e di sopraffazione: l’amara formula hobbesiana «homo homini lupus» esprime al meglio la nostra vera natura. Allo sceneggiatore Don McKellar (che nel film interpreta il ladro d’automobile che finge d’aiutare il primo cieco) il merito di non aver tradito il libro attuandone una fedele trasposizione. Al regista Fernando Meirelles va riconosciuto il coraggio di non aver banalizzato il tutto riuscendo ad imprimere alla sua opera la dovuta suspense comunicando altresì allo spettatore il giusto senso di angoscia e di disperazione che la materia trattata comportava. Un film forse non facile ma che avrebbe meritato una larga diffusione sul grande schermo, sempre più avaro oggi nel mostrare opere di livello -invitanti alla riflessione e alla discussione- che esprimano fiducia nell’intelligenza e nella sensibilità del pubblico.
Formalmente il lavoro è da encomio (fotografia ottima, commento musicale appropriato, ambientazione di rara efficacia…). Da sottolineare la notevole prestazione dell’intero cast tra cui spicca, come al solito, una bravissima (e insolitamente bionda) Julianne Moore.
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