Bling Ring: la povertà nella ricchezza

Da Nonsolopizzaecinema @audreyandgeorge


Descrivere la dura vita di persone povere, che hanno subito violenze o ingiustizie, che sono state traumatizzate o hanno perso qualcosa di fondamentale per la loro vita, non è -tutto sommato- una cosa molto complicata. Partendo, certo, dal presupposto che si sia in grado di comporre un'opera di qualche genere. Quando però si tratta di persone ricche, cui materialmente non manca niente, che vivono in case da sogno e possono permettersi ogni lusso e stravaganza, fare un tentativo del genere non è affatto naturale; anzi, è molto difficile trovare un modo credibile per rappresentarlo. Sofia Coppola, invece, ne fa una vera e propria fonte d'ispirazione: ogni pellicola che ho visto di lei era una convincente rappresentazione del "male di vivere" di personaggi molto più che benestanti e da cui non ci si aspetterebbe alcun motivo per soffrire. Certo non è un invito a provare pietà per i suoi personaggi, anche perché spesso sono loro stessi la causa del proprio male. Tuttavia, ancora una volta, la Coppola si conferma la regista capace di dimostrare le difficoltà che i suoi personaggi devono affrontare e cosa la loro mente, distorta da una realtà "ripienata" di eccessi e scarsi punti di riferimento, li spinge a fare.

Questo lavoro in particolare, paragonato ai suoi precedenti, è anche poco ermetico e molto raggiungibile… magari anche perché facilitato dall'essere ispirato da un fatto vero!



Bling è un termine inglese che significa luccichio, quindi la traduzione letterale di Bling Ring è anello luccicante. In realtà Bling-Ring è un termine dello slang hip hop che si riferisce alla gioielleria elaborata, all’abbigliamento e accessori portati, indossati o applicati, ad esempio, su telefoni cellulari in maniera ostentata. Da qui nasce il nome del gruppo di amici attratti dal luccichio degli oggetti preziosi delle persone famose: la banda dei ninnoli.

Durante la visione del film si resta sbalorditi dal vuoto interiore di ragazzini che hanno la vita troppo facile, dal bisogno che hanno di avere una qualche sfida da brivido, che loro affrontano con un’incoscienza e una naturalezza impensabili per la gente “normale”.

Lo sgomento che ne segue spinge quindi a ricercare qualcosa da poter porre in contrapposizione, qualcosa di molto povero; e allora ci sta molto bene una ricettina che nella mia famiglia si tramanda fin dai tempi della guerra, quando la fame si soffriva veramente:

Pasta e Patate!
Soffriggere un battuto (un trito di mezza cipolla, una carota e una costola di sedano) in mezzo bicchiere di olio evo già scaldato e quindi -dopo l’aggiunta di un cucchiaio di concentrato di pomodoro- versare 4 patate tagliate a cubetti, coprendo il tutto con acqua calda per almeno 2 dita. Aggiungere sale e peperoncino secondo i gusti (se gradito anche l’alloro, 2 foglie) e far cuocere per 40’ mescolando di tanto in tanto. Intanto si può lessare la pasta (tacconelle o pasta mista sono le mie preferite) e aggiungerla alle patate dopo che la cottura è ultimata, lasciando riposare il tutto per almeno 20’ prima di servirlo.
Il mio personale suggerimento è coprire la propria porzione con una generosa spruzzata di parmigiano e una bella macinata di pepe nero. Enjoy

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