Il blog, ovvero Lo spazio per chi non ha spazio
Le piattaforme blog hanno azzerato la necessità, per qualsiasi autore, di sottoporre il proprio scritto a un processo editoriale. Pubblicare un articolo stampato, un libro (ma anche un film o un disco) richiede ancora oggi che qualcuno lo legga e lo valuti positivamente, che qualcuno investa per stamparlo, che qualcuno spenda qualche soldino per comprarlo. Solo al termine di un processo di questo tipo, e termine positivo, l’autore diventa un autore.
Le piattaforme blog fanno diventare chiunque un autore, a costo zero. Il che ha i suoi bravi aspetti positivi, accanto a quelli negativi, dei quali ne cito uno solo: che è cresciuta a dismisura la produzione di contenuti (il che ingombra il web). Nella quantità spesso di bassa qualità, vi sono però dei contenuti buoni e utili, alcuni dei quali, spinti dal gran numero di lettori, alimentano il dibattito e costringono in qualche caso il mondo dell’informazione (e più raramente della scienza e dell’arte) a tenerne conto.
Il sistema del self publishing è dunque una strada più rapida per mettere in circolazione delle buone idee. Ma c’è di più: anche per mettere in crisi il sistema di pubblicazione. Il quale, direi in tutti gli aspetti del processo, è presidiato da chi tradizionalmente controlla quel processo.
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