Blog letterari e scrittori emergenti: come la vedo io.

Creato il 28 gennaio 2013 da Lalettricerampante
Oggi vi voglio parlare di un argomento non proprio semplice da trattare ma che credo interessi la maggior parte dei blog letterari "amatoriali", ormai diffusissimi nella rete. Mi riferisco al rapporto tra i blogger e gli scrittori emergenti. Un argomento un po' spinoso, su cui ognuno ha un'opinione diversa e un modo diverso di agire. E ho deciso di scrivere questo post per spiegare il mio umilissimo punto di vista, alla luce anche di una discussione che ho letto su un altro blog che seguo, a seguito di una recensione non troppo lusinghiera che l'autrice ha preso come un'offesa personale.
Penso che anche chi non ha un blog possa immaginare quanto spesso capiti di trovare nelle caselle di posta  richieste di recensioni da parte di autori emergenti o di piccole case editrici che cercano tramite questo canale (che, checché se ne dica, ha un potere immenso) un po' di visibilità e pubblicità. Io stessa ne ricevo diverse a settimana (il flusso in realtà è un po' calato da quando ho specificato che non leggo fantasy e simili): alcune sono molto gentili, altre un po' troppo pretenziose, altre ancora richieste quasi disperate... tendenzialmente comunque leggo tutto quelli che mi viene inviato (con le mie tempistiche, ovviamente) e devo ammettere che in più di un caso mi sono trovata di fronte a piacevoli scoperte.
Il problema, almeno nel mio caso, sorge di fronte a quelle richieste (che solitamente arrivano direttamente dall'autore) che per me sono davvero fastidiose. Io, ad esempio, non segnalo un libro se non l'ho letto, perché mi sembra scorretto nei confronti dei lettori del blog, che mi seguono in cerca di consigli e suggerimenti. Se non so di cosa parla, perché dovrei pubblicizzarlo e quindi, indirettamente, consigliarlo? E' una politica mia e non vuole assolutamente essere una critica nei confronti di chi invece segnala, sia chiaro. Però trovo che le segnalazioni non forniscano poi chissà quale grande pubblicità, perché si limitano al riportare la sinossi e la copertina, tutte informazioni che si possono trovare anche su internet.  Quello che però mi fa arrabbiare è che spesso quando alla richiesta di una segnalazione faccio presente questa mia politica, dichiarandomi anche disponibile alla lettura del libro, la maggior parte delle volte non ottengo più risposta. Come se fossi stata maleducata o scortese ad esprimere questo mio punto di vista.
Quando invece mi vengono inviati i testi per una lettura, attuo una politica diversa, di nuovo totalmente discutibile. Ovvero: degli emergenti recensisco solo i libri che mi sono piaciuti e che meritano. Perché una recensione negativa offre comunque una visibilità non del tutto meritata, che porta via tempo a me per scriverla e al lettore per leggerla (il "bene o male purché se ne parli" ha un potere da molti sottovalutato).  Quindi se un libro mi è piaciuto, comparirà qui la recensione (in cui, sia chiaro, evidenzio comunque tutto quello che non va e le cose che non mi hanno convinta, come farei con qualunque altra recensione), in caso contrario scrivo all'autore, cercando di spiegare cosa non mi ha convinto, cosa secondo me non ha funzionato e provando insieme a capire dove e cosa si può migliorale.
E anche in questo caso, le volte in cui ho ricevuto risposta sono state pochissime (ci sono state eh). 
Io posso capire che una cattiva recensione proprio piacere non faccia e che spesso, soprattutto in certi autori dall'ego smisurato, il primo impulso è quello di dire o pensare "sì ma tanto tu non sei nessuno". Però nel momento stesso in cui tu mi chiedi un'opinione ne devi accettare le conseguenze.  E' ovvio che ci sarà sicuramente qualcuno a cui il tuo libro piace e qualcun altro che invece lo detesta. Siamo esseri umani e di fronte a qualunque cosa proviamo emozioni diverse.
La cosa che più mi fa riflettere è che la maggior parte delle volte queste reazioni arrivino da autori che si sono autopubblicati. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio né soprattutto portare avanti una critica spietata contro l'editoria a pagamento.  Perché comunque se gli editori a pagamento esistono è perché c'è qualcuno a cui servono, qualcuno che preferisce pagare ed essere sicuro che il suo libro venga pubblicato piuttosto che sottoporsi a un giudizio che potrebbe essere (o forse è già stato) non troppo lusinghiero. Il fatto è che ultimamente si è diffusa l'idea che tutti possono e devono scrivere un libro. Persone che magari non ne hanno mai letto uno in vita loro, che scrivono "perché" con l'accento sbagliato o mettono le virgole a caso. In ogni caso, se vogliono pagare per questo loro momento di gloria, non sta a me giudicare. E sono anche convinta che non siano loro a rovinare il mercato editoriale attuale, perché sul mercato vero di questi autori ne arrivano ben pochi. Tornando a noi, come vi dicevo, solitamente le risposte scortesi o le critiche e gli attacchi di fronte a recensioni negative arrivano proprio da questi autori (che poi sono gli stessi che spammano sulle bacheche delle pagine facebook). E non riesco a spiegarmi bene il perché.
Io ho letto anche autopubblicati, alcuni anche piacevoli, cercando di mettere sempre da parte il più possibile qualunque pregiudizio che, devo ammettere, queste pratiche un po' mi provocano. Eppure quando cerco di far notare perché un libro non mi è piaciuto, mi trovo di fronte a commenti come "non capisci niente", "a persone più autorevoli di te è piaciuto", "hai offeso la mia persona" (devo ammettere che questo una volta mi è successo anche con un'autrice non emergente, pubblicata da una casa editrice famosa). 
Io sono, prima di tutto, una lettrice e tu, autore, teoricamente stai scrivendo per me (o almeno, ANCHE per me). Può darsi che io non capisca il tuo modo di scrivere, può darsi che la punteggiatura sbagliata sia una scelta stilistica e che sia io scema a non condividerla... fatto sta che tu devi prendere e accettare il mio giudizio,  se è ben argomentato ovvio, senza offenderti od offendermi. E dovresti farlo anche se fossi un autore già conosciuto o con alle spalle una casa editrice che ti sostiene di più (il contatto con autori famosi è molto meno diretto, ma è ovvio che si tratta di una "regola" che deve valere per tutti)... perché alla fine scrivi per chi ti legge.  E il mio giudizio è altrettanto valido e dignitoso di quello di chiunque altro si sia preso la briga di leggere e di parlare del tuo libro.

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