Il primo passo è creare un blog su una piattaforma gratuita, il secondo è scrivere e-mail agli uffici stampa di qualunque casa editrice distribuita nelle librerie, chiedendo contatti anche ai colleghi, trascurando realtà più meritevoli e particolari. È quasi un dovere assicurarsi di essere notati subito dalla platea di addetti stampa, quasi non si fosse un vero blogger altrimenti. E ciò deriva da un desiderio di emulazione del proprio blogger di riferimento, da un’ingenuità derivante dall’età, e in ultima istanza dall’orgoglio e dal piacere di vedersi arrivare a casa innumerevoli pacchetti, che – se non avessero quel brutto color senape – potrebbero assomigliare ai regali di Babbo Natale. Vi immaginate un eterno Natale? Il desiderio di ogni bambino troppo cresciuto, conservato gelosamente all’interno di una cassa toracica resistente e adulta. Quando si è soli, quando non si è un soggetto professionale, quando si è squisitamente amatoriali, giunge inaspettato quel momento nel quale si vuole essere riconosciuti. E, di solito, il riconoscimento è qualcosa del quale si preferisce essere investiti dall’alto (da cui deriva, appunto, il prestigio), come riconoscimento per qualità – o velleità – di qualche sorta. Il lettore non basta, perché il lettore è impossibilitato a fregiare il blogger di un attestato di qualità (o preferenza) riconosciuto nell’ambito della filiera. La considerazione di un soggetto più importante gratifica intimamente, e dona un senso di importanza che non sempre, nella vita reale, possiamo permetterci. L’unico soggetto che può, idealmente, ricoprire di un manto di luce dorata un blogger è proprio l’editore, quel soggetto prismatico composto da una miriade di persone che adempiono a funzioni differenti per la realizzazione dell’oggetto libro. Sussiste un problema: l’investitura dall’alto è solo una fantasia, una fantasia che consola, certo, ma pur sempre costituita dalla stessa sostanza di cui sono fatti i sogni; in realtà collaborare con questa o quella casa editrice non aumenta la qualità intrinseca del blog (né la stima di chicchessia), e potrebbe risultare significativo solamente a uno sguardo disattento. Nondimeno è interessante proprio in virtù del suo significato implicito.
Il primo passo è creare un blog su una piattaforma gratuita, il secondo è scrivere e-mail agli uffici stampa di qualunque casa editrice distribuita nelle librerie, chiedendo contatti anche ai colleghi, trascurando realtà più meritevoli e particolari. È quasi un dovere assicurarsi di essere notati subito dalla platea di addetti stampa, quasi non si fosse un vero blogger altrimenti. E ciò deriva da un desiderio di emulazione del proprio blogger di riferimento, da un’ingenuità derivante dall’età, e in ultima istanza dall’orgoglio e dal piacere di vedersi arrivare a casa innumerevoli pacchetti, che – se non avessero quel brutto color senape – potrebbero assomigliare ai regali di Babbo Natale. Vi immaginate un eterno Natale? Il desiderio di ogni bambino troppo cresciuto, conservato gelosamente all’interno di una cassa toracica resistente e adulta. Quando si è soli, quando non si è un soggetto professionale, quando si è squisitamente amatoriali, giunge inaspettato quel momento nel quale si vuole essere riconosciuti. E, di solito, il riconoscimento è qualcosa del quale si preferisce essere investiti dall’alto (da cui deriva, appunto, il prestigio), come riconoscimento per qualità – o velleità – di qualche sorta. Il lettore non basta, perché il lettore è impossibilitato a fregiare il blogger di un attestato di qualità (o preferenza) riconosciuto nell’ambito della filiera. La considerazione di un soggetto più importante gratifica intimamente, e dona un senso di importanza che non sempre, nella vita reale, possiamo permetterci. L’unico soggetto che può, idealmente, ricoprire di un manto di luce dorata un blogger è proprio l’editore, quel soggetto prismatico composto da una miriade di persone che adempiono a funzioni differenti per la realizzazione dell’oggetto libro. Sussiste un problema: l’investitura dall’alto è solo una fantasia, una fantasia che consola, certo, ma pur sempre costituita dalla stessa sostanza di cui sono fatti i sogni; in realtà collaborare con questa o quella casa editrice non aumenta la qualità intrinseca del blog (né la stima di chicchessia), e potrebbe risultare significativo solamente a uno sguardo disattento. Nondimeno è interessante proprio in virtù del suo significato implicito.
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