Bloody Apple (Steve Jobs, lacrime di coccodrillo e altre cose orribili)

Creato il 07 ottobre 2011 da Einzige

Steve Jobs è morto ieri, sei ottobre 2011. ovunque si registrano grande commozione e gratitudine. persino il salvatore Obama (che è anche Nobel per la pace, non dimentichiamolo) e l’acerrimo nemico, nonché compagno di merende- e di speculazioni- Bill Gates, si stringono intorno alla famiglia di una delle più celebri vittime del cancro al pancreas. eppure tutto questo frullato di saccarosio vomitato ininterrottamente dalle televisioni e dai giornali di tutto il mondo- come succede sempre nei casi di morte di personaggi famosi- guardano solo a un lato della medaglia. auto-celebrazione dell’esclusivissima classe dirigente globale, sfruttatrice e brutale.al di là della retorica partigiana dei presunti mezzi d’informazione- che sarebbe più corretto ri-nominare mezzi di propaganda- e della voracità da iena con cui si sono avventati sulle spoglie di un martire (perché quando un vip muore per un male inaspettato, come Steve Jobs, diventa automaticamente un martire, mentre se colpisce me e altri poveri cristi, chissenefrega), la cosa più stomachevole è un’altra ancora.si tratta dell’amnesia generale che sembra aver colpito il mondo intero- compresi l’illuminato presidente americano ed altri esimi dell’élite dirigenziale: ovvero, l’assoluta mancanza di rispetto per la vita umana dimostrata dal signor Jobs, dalla sua azienda, dai suoi dirigenti e dalle sue affiliate.delocalizzazione è stato il suo motto: trasferendo in Cina le su basi è riuscito a creare un impero miliardario universale. al semplice costo di qualche lavoratore morto, però. suicidi indotti dalle pessime condizioni di lavoro, censura delle stesse, sfruttamento del lavoro minorile: tutto questo non è stato minimamente menzionato.d’altronde, sono solo effetti collaterali, no?
qui i link:- la Foxconn e i suoi scandali- lo sfruttamento- i mezzi
un altro link simpatico sulle opere benefiche del signor Microsoft, per capire con chi abbiamo a che fare.
piangiamo un uomo: non scadiamo nell’agiografia.

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