Non avevo mai fatto caso che la parola rame fosse l'anagramma di mare. Io sono una creatura d'acqua. Almeno ho pensato questo per tanta parte della mia vita. Perché stare in acqua mi fa sentire al sicuro e libera, il mare è perdersi, è trovarsi, lasciarsi andare, fidarsi delle proprie forze. Vivevo in un posto dove ogni mattina dovevo solo fare pochi passi, aprire le persiane e respirare il mare. Dove lo sguardo poteva andare lontano e perdersi. Quando sto male, quando mi sento persa, vado sempre in un posto dove c'è l'acqua. La sento scorrere, cerco le sue creature, respiro i suoi profumi, anche se adesso sono tanto diversi.
Crescendo e allontanandomi da quei luoghi, ho scoperto di me che ogni elemento della natura mi è familiare e mi dà gioia. Ogni scenario e ogni posto in cui la natura è viva e padrona mi fa sentire a casa. Ne ho bisogno.
Il rame che si colora di queste sfumature. Accoglie la patina che si forma sulla sua superficie in piccole pozze che il mio martello ha disegnato sulla lastra. Il rame si increspa e il colore scorre sulla sua superficie in modi imprevisti, simile ad un rivolo d'acqua sul retro, incrostato come il sale al sole sul davanti.
Poco cuoio blu notte e una catena completamente fatta a mano. Rame, mare.