L’immensa Cate Blanchett barcolla in Blue Jasmine, tra Vodka Martini, Xanax e soliloqui, nella nuova sofisticata tragicommedia metropolitana di Woody Allen…
Apertura jazz con titoli di testa bianchi su sfondo nero. Questo è il solito inizio di Allen, ma, in mancanza di Gershwin, il tema portante è il “Blue” della “luna”, nella composizione di Lorenz Hart e Richard Rodgers, e soprattutto di Jasmine che incarna e problematizza, in una raffinata rapsodia visiva, tutte le nevrosi multiple delle donne di Woody. La protagonista ama troppo “Blue moon”, perché l’ascoltava quando ha conosciuto Hal, facoltoso uomo d’affari e filantropo, rivelatosi poi incallito truffatore. Egli la tradisce dopo averla educata a sfarzo e lusso, la rovina e la costringe, senza un soldo, a raggiungere sua sorella Ginger a San Francisco. In mezzo, flashback di un passato che Jasmine non riesce a dimenticare, ossessionata dalle nevrastenie di un presente che le sfugge sempre di mano, e le disavventure della sorella, povera e grossolana, alle prese con bizzarre collezioni di uomini medi.
Woody Allen fa piazza pulita delle dicotomie filosofiche e in Blue Jasmine lascia il posto alla sola ermeneutica di un mondo in tracollo finanziario, relazionale, politico e affettivo, capovolgendo il dogma dell’Alvy Singer di Annie Hall, secondo cui è più felice di altri chi è “orribile”, piuttosto che miserrimo (cieco, storpio e così via). Infatti, tutti i personaggi, attraversati dall’horror vacui della contemporaneità, nello snodarsi di incastri e conflitti di vario tipo, sono pedine di un gioco al massacro che è rappresentazione essenziale dell’ “orribile” come eterogeneo spazio esclusivo (povertà, ricchezza, furto, tradimenti, conflitti familiari) in cui non può raggiungersi alcuna redenzione. La sua è una teoria della conoscenza del mondo reale con interpretatazione resa attraverso asfissia sociale e claustrofobia delle emozioni. Il regista riesce ad essere estremamente cupo, nonostante le sfumature ironiche di una seppur caustica e cinica commedia, in cui giganteggia Cate Blanchett (Jasmine),personaggio a mezzo tra l’aggressiva Sally (Judy Davis) di Husbands and wives e la sbandata Holly (Dianne Wiest) di Hannah and her sisters. La narrazione filmica converge sul gigantismo antieroico di Jasmine, incapace di gestire la propria esistenza se non galleggiando in un passato che racconta solo a se stessa, inabile alla vita e alle relazioni stabili che essa comporta, annientata dall’assenza di etica e morale.
Blue Jasmine è un brillante ritorno di Woody Allen, il quale gioca con tragici inabissamenti, mostrandoci il lato oscuro della società contemporanea e attualizzando, con sfumature mordaci, l’irrimediabile vulnerabilità dei rapporti umani.
PESSIMISTA
Vincenzo Palermo
Regia: Woody Allen – Cast: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Louis C.K., Bobby Cannavale – Anno: 2013 – Paese: Usa
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