Blues

Creato il 21 aprile 2011 da Athos Enrile @AthosEnrile1

Ogni volta che imbraccio una chitarra mi viene da svisare, alla ricerca di qualche passaggio blues. Ciò non significa che io sia autorizzato a farlo,che la mia abilità e le mie competenze siano quelle giuste, ma perché usare il freno? Avrà pure unsignificato preciso il gesto d’impulso e quindi… lascio che sia l’istinto a guidarmi.

Ho conosciuto molti uomini di blues, e ho visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie cosa accade a Beale Street, nella calda MemphisMa è in Italia che ho scoperto qualcosa di più. Il mio avvicinamento al mandolino e ai sui molteplici impieghi, mi ha portato alla conoscenza dell’unico bluesman italiano considerato tale anche negli States, Fabrizio Poggi. Partecipare ai suoi concerti significa anche ricevere in dono perle di saggezza che riguardano le nostre esistenze. Deve avere sofferto molto, Fabrizio, perché è scandito nella pietra l’assioma “No pain… no blues”, niente blues senza sofferenza, e se tanto mi da tanto…

Un giorno lo sentii dire al pubblico, nel corso di una performance:”… venite avanti…non abbiate timore, la differenza tra me e voi è solo nella posizione, uno di fronte ad altri!!”. Ma tutto ciò presuppone che esista sempre e comunque della musica.

In uno dei tanti fatti casuali quotidiani, favoriti enormemente dalle nuove tecnologie, ho elaborato una teoria che da significato al blues, senza obbligatoriamente rifarsi alle note e agli strumenti che le generano.

Da poco tempo sono diventato “americano”, nel senso lavorativo del termine, e ciò ha provocato un difficile mutamento nelle abitudini, essendo d’obbligo un adeguamento culturale. Uno dei primi risvolti riguarda un’ossessionante e capillare condivisione delle informazioni, anche le più insignificanti… share it!!!

Curiosaperò la mail che recava in oggetto la parola “blues”.Blues? E che c’entra col lavoro?

Dopo la prima lettura niente era chiaro. Non era la traduzione della lettera che complicava le cose, ma il soggetto, talmente inusuale che… sembrava impossibile, così come non era chiaro, inizialmente, l’obiettivo e lo stato d’animo dello scrivente. Ciò che propongo a seguire è una cosa inedita, mai pubblicata, mai musicata, mai cantata in pubblico; eppure un americano, uno del posto, con radici profonde su quella terra, non ha esitato nel chiamarla “blues”, essendo il suo un grido di dolore e di forte delusione. L’uomo in questione era appena stato licenziato e da li a poco avrebbe intrapreso un viaggio che, dall’Ohayo lo avrebbe portato in Florida. Il suo ultimo pensiero era stato quello di far sapere a tutti i colleghi attorno al mondo che lui era ferito, perché licenziato, e che avrebbe urlato il suo dolore (e forse curato qualche ferita), creando un testo che per lui era blues, e lo avrebbe cantato durante il suo lungo tragitto. Blues come sofferenza. Blues come pianto. Blues come speranza. Anche senza musica.

E chissà che a qualcuno, leggendo queste righe, non venga in mente qualche strana idea!

Ain’t gonna sing the blues no more…

There is a train running through my brain

An acid reflux in my trout

It makes me wanna vomit

I feel I’m gonna choke

My mind won’t turn-off

To let me sleep

I feel so helpless I want to weep

But I ain’t gonna sing the Blues no more

Uncle Owens gave me the boot

They say I cost them quite a lot

The projects they gave me are all wrong

Because they take to long

To reach the commercial stage

And by-the-way

I should be more positive

But I ain’t gonna sing the Blues no more

It may not be fair

It may not be SMART

To expect the Sales

Before the programs start

But it’ s the new way

You findin the USA

elimination, for better said:

But I ain’t gonna sing no Blues no more…

My darling wife tells me:

“God will provide for you and me

You have a whole year to think an decide

You have been lamenting day and night

It’s time for a different song

The next chapter won’t be wrong

Is yet to be written you know

Yes, but I still feel a rolling stone

I am not sure what to do

But I ain’t gonna sing the blues for two

Some gave me scorn

For not being re-born

But this white two-headed eagle

Is not a parrot or a sea-gull

The cage they said was gold

Is really solid brass, so cold

Finally, it opens

And I am free

To be the best Drago

I could possibly be

So, I ain’t gonna

Sing the blues no more

What’s coming in 2008?

The bean counters will not hesitate

To rootlessly cut costs, big and small

For the benefit of a few

Not for all

I wish you well in this rumble

‘Cause I do not want the stock to tumble

But if it does, it’s only money

Which we will find quite funny

Let’s not sing the Blues no more…

There will be no party

Perhaps not even a cake

Recognition is slow to come of late

For 30 years and 210 days

The millions this old solder made

For the only company he ever knew

Not many of us old timers left

Just a few…

But I ain’t gonna sing the blues no more…

No more BB, Eric or Stevie Ray

Or Balasevic to make me cry

To all of you I say good-bye

With a tear in my eye

But my pink heart beats so strong

For a happier song – My friends, so long…



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