Blumenberg di Sibylle Lewitscharoff

Creato il 04 febbraio 2016 da Laleggivendola @LaLeggivendola
Questo libro me lo sono trovato davanti in biblioteca, quasi due mesi fa. Non cesserò mai di professare la mia totale adorazione per le copertine Del Vecchio, così colorate e d'effetto, eppure mai esagerate. O forse sì, anche esagerate, ma in modo piacevole. Nell'ambito della grafica e del design una delle regole auree è “less is more”, e si tende a considerare più elegante ciò che è semplice e discreto. Adoro il fatto che, in barba alla semplicità e alla discrezione, la Del Vecchio continui a produrre copertine che sarebbero tutte da incorniciare.Dunque, il libro. Blumenbergdi Sibylle Lewitscharoff, edito appunto da Del Vecchionel 2013 nella traduzione di Paola Del Zoppo.Blumenberg è un libro curioso come costruzione, come personaggi, come scelta di cosa e quando mostrare. C'è Blumenberg, questo celebre professore di filosofia con cattedra a Munster (Germania del nord. Molto nord.), che a un certo punto vede un leone. E questo leone, che solo lui riesce a vedere, lo segue ovunque, come un'ombra. Si accoccola in un angolo dell'aula o del suo ufficio e lo osserva, o sonnecchia, o lo ignora. Blumenberg lo accetta con facilità, perdendosi in filosofeggiamenti alti su quanto possa stare a significare, su quale interpretazione sia più opportuna per un tale segno.E poi ci sono alcuni personaggi che gli girano attorno, che in un modo o nell'altro hanno a che fare con lui. Alcuni studenti, Isa, Gerhard, Richard. Isa è ossessionata dal professore, e sogna di perdersi con lui in una relazione malata; Gerhard è uno studente modello, con un passato di ossessione accademica per il professore. È per seguire le sue lezioni che ha scelto l'università di Munster. Poi c'è Richard, amico di Gerhard, assai più rilassato, almeno in apparenza.La cosa curiosa di questo romanzo, dicevo, è la mancanza di un vero e proprio filo conduttore che tenga uniti i vari elementi del romanzo. Ho difficoltà, a pensarci bene, nell'individuare la trama. Non che sia strappata, o che vi siano errori o falle. Mi è proprio difficile identificarla.Sì, c'è il professor Blumenberg, con il suo filosofeggiare, con le sue telefonate al redattore, col leone che lo affianca in silenzio; c'è Isa con la sua ossessione e le sue coinquiline; c'è Gerhard, innamorato di Isa, con le sue ambizioni; c'è Richard, con la sua porzione di storia, e c'è pure un po' di Hansi, il folle poeta.Ma qual è il legame tra questi elementi? Blumenberg e nient'altro? È questo che mi perplime un po'. I capitoli invero sono scritti chiaramente, con linearità, in uno stile piacevole e per nulla pesante. Mi confonde l'uso di uno stile così “reader friendly” con una struttura così volatile, priva di un punto fermo.Non che il mio giudizio sia negativo, tutt'altro. È un libro piacevole, ben scritto e interessante, anche se ammetto di aver saltato qualche riga quando Blumenberg attaccava a filosofeggiare duro, che son fatta di pasta pragmatica.

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