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Blutch e le sue ossessioni di cinefilo: “Per farla finita con il cinema”

Creato il 30 aprile 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Voglio farla finita col cinema, qui e ora… una volta per tutte…
Insomma! Non ho più diciassette anni!

Per farla finita con il cinema è una dissertazione sul mondo del cinema, a tratti malinconica, a tratti rassegnata. Illustrazioni ispirate a immagini da celebri film si alternano al volto stesso dell’autore che racconta il suo rapporto con l’influente immaginario del grande schermo, del quale cerca talvolta di dare delle definizioni.

È uno sguardo disilluso e allo stesso tempo malcelatamente affascinato, quello di . Vede il cinema come una voyeuristica corruzione del mondo dell’intrattenimento, ma di cui allo stesso tempo confessa di subire costantemente il fascino. E tratteggia anche se stesso come un inguaribile voyeur, con quel fare dimesso che tanto può ricordare Woody Allen e i monologhi dei suoi classici o la rassegnata autocommiserazione che li pervade, quegli sguardi contorti e anche l’abbandono nell’adorazione per la figura femminile.

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Difficile non notare come Per farla finita col cinema sia un prosieguo adulto di Il piccolo Christian, dove l’autore raccontava la sua passione infantile per il mondo dell’intrattenimento – fumetto, cartoni animati o cinema – e di come fosse cresciuto immerso in quei mondi di fantasia.Blutch Per farla finita con il cinema_2
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Per farla finita con il cinema Blutch fa di tutto per liberarsi dal fascino del mondo dell’intrattenimento, per ammettere in qualche modo di essere adulto, ormai da un pezzo. O almeno ci prova, prova a convincersi e lasciarsi tutto quell’immaginario alle spalle.

Insomma! Non ho più diciassette anni!

Così dice lui stesso.
Ma non sembra crederci nemmeno lui a questa affermazione di maturità. La fascinazione è troppa, la sua è dichiaratamente una necessità di rifugio, e quando critica il mondo del cinema non lo fa con disprezzo, bensì con nostalgia per i tempi andati o per ciò che poteva esser stato. Cita i maestri cineasti del cinema d’autore e cerca quasi di sminuire anche loro, ma sospettiamo subito che non sia del tutto convinto lui stesso di certe affermazioni denigratorie, o che perlomeno stia piuttosto ribadendo nostalgicamente la degenerazione di un mondo che non gli esercita più il fascino di una volta. O peggio ancora, la degenerazione di un pubblico, di una categoria alla quale ammette di appartenere anche lui, ma con maggior consapevolezza di quella massa che osserva certo cinema con sguardo deviato, maschilista e passivo. 
Forte della sua grande passione, è con lo sguardo delle folle che lui ce l’ha veramente, con la massificazione che corrompe il suo ideale di cinema.

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Troppo spesso, però, il monologo di Blutch sprofonda nello sproloquio. Solo un animo rassegnato e autocommiserativo come pare essere il suo riesce forse ad accettare certi passaggi del volume a tratti apparentemente sconnessi.

Altrimenti, per gli altri, non resta che lasciarsi comunque piacevolmente andare all’adorazione delle tavole dalla composizione mai prevedibile, vignette dallo slancio cinetico incredibile – come fotogrammi strappati via alla pellicola –, ritratti vivissimi di attori che rivivono e dialogano con Blutch stesso, che non vi starà mai così antipatico e poi, dopo due vignette, simpatico come in queste pagine.

Abbiamo parlato di:
Per farla finita col cinema
Blutch
Traduzione di D. Pennisi Guibert
Coconino Press – Fandango 2012
84 pagine, brossurato, colori – 19,5€
ISBN: 978-8876182099

 

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