Boardwalk Empire

Creato il 01 marzo 2015 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Colonna sonora del post —> click (la canzone è corta, ascoltatela due volte, forse tre)

Come sempre post senza spoiler, cosicché possa essere letto da tutti. E’ un post in cui sembro più snob del solito e ormai si sa, ci vuol pazienza.

Solita parte istituzionale da blog che si dà qualche aria. Serie tv americana andata in onda sulla HBO dal 2010 al 2014, 56 episodi spalmati in 5 stagioni (le prime 4 da 12, l’ultima più corta da 8). Prodotta tra i tanti anche da Scorsese, ideata da Terence Winter (che aveva già lavorato ai Sopranos). Protagonista un immenso Steve Buscemi, assieme alla bellissima Kelly MacDonald, a Micheal Pitt, Vincent Piazza, Michael Kenneth Williams, MIchael Shannon, Shea Whigham, Stephen Graham e altri. E’ un period drama incentrato sulle vicende di Enoch “Nucky” Thompson (basato su una figura storica realmente esistita), un gangster e uomo politico che ha costruito un impero ad Atlantic City durante il Proibizionismo (la serie inizia con l’entrata in vigore del Volstead Act e finisce non vi dico quando per non rovinarvi la sorpresa). Alle sue vicende si affiancano quelle della criminalità organizzata locale e delle città limitrofe, con nomi del calibro di Al Capone e Lucky Luciano.

Ok, incombenza fatta, per il resto c’è sempre wikipedia, ora passiamo a me che ho tante cose da scrivere e me ne sono già scordate una dozzina.

Sulla carta è la serie perfetta per me. E allora come mai l’ho vista solo ora, nel febbraio del duemilaquindici? Facciamo un passo indietro, torniamo nel 2010, quando un amico mi disse Ehi ma lo sai che Scorsese si è messo a fare le serie tv e ha diretto il primo episodio di una roba che si chiama Boardwalk Empire? Io ovviamente nel 2010 ci provai a vedere il pilota, non riuscii a finirlo. Dovete capire che nel 2010 le mie serie preferite erano Dexter e Grey’s Anatomy, è chiaro che passare da Dexter a Boarwalk Empire è uno shock culturale non indifferente (pensate che c’è gente che Dexter la consiglia ancora). Uno deve essere pronto, deve essere un po’ abituato, non è un salto da fare al buio, DON’T TRY THIS AT HOME. Passano gli anni, io cestino Dexter, Grey’s Anatomy e un sacco di altre serie mediocri se non pessime, mi abituo a un certo tipo di serialità, a un certo livello, a una certa qualità (SNOB ALERT) eppure Boardwalk Empire giace ancora lì. E qua entra in gioco il mondo. Il mondo che me la descrive in un modo che non è proprio allettante. Il mondo che dice che è una serie lenta, noiosa, che è tutta forma e poca sostanza, che è un mero esercizio di stile. Ora, a ben pensarci dicono le stesse cose di Mad Men che è una delle mie serie preferite quindi il mondo avrei dovuto smettere di ascoltarlo prima, ma una ci pensa sempre dopo alle cose che contano. In realtà ho capito una cosa. Io e il mondo abbiamo due concezioni diverse di lento, parliamo proprio due lingue differenti, quindi quando il mondo mi dirà che una serie è lenta io non ci farò più caso, come se io leggessi solo il Times New Roman e il mondo mi parlasse in Webdings. Arriva febbraio 2015, arriva il bilancio e mi rendo conto che di cosiddette grandi serie me ne restano pochine, le potrei contare sulle dita di una mano, quindi ma sì, facciamo ‘sto sforzo, riproviamo a vedere Boardwalk Empire. L’ho iniziata il 18 febbraio, l’ho finita stanotte alle 2 e venti tra le lacrime che meno male che ero da sola altrimenti mi facevano internare.

Quindi sì insomma mi è piaciuta, piaciucchiata, giusto un po’. No dai, lo dico, l’ho adorata ed è finita nell’Olimpo delle mie serie preferite, scalzando altre serie storiche che stavano lì tranquille nella top ten. Di buono c’è che io sono sempre disposta a cambiare idea, ho gusti flessibili. Ma quando una si trova di fronte a un capolavoro non è che può far finta di niente, spaccare il capello in quattro, fare la punta al cazzo, una lo dice, è un capolavoro, punto e basta.

Adesso vi spiego come mai secondo me è un capolavoro. Intanto sì, la forma, esteticamente è una serie eccelsa. Eccelsa cazzo. E a me dispiace che per molti questo sia un aspetto da poco, una cosa secondaria, per me no, per me una serie tv deve essere anche BELLA da vedere, bella nel senso più basso e sciocco del termine, deve essere fotografata in un certo modo, deve avere delle scenografie curate (e sì, hanno speso milioni di dollari in scenografie e non mancano mai di farlo notare, beati loro, bravi, avercene), la composizione dell’inquadratura deve essere fatta in un certo modo, deve avere un certo tipo di musiche, insomma deve avere una confezione fatta a regola d’arte. E Boardwalk Empire è fatta a regola d’arte. E’ il miglior cinema che sbarca in tv. Vogliamo aggiungerci un gruppo di protagonisti coi controcazzi da tanto che sono bravi? Ma sì, aggiungiamoci pure quelli già che ci siamo. Steve Buscemi è mostruoso, ma pure gli altri non scherzano. A partire dalla mia adorata Kelly MacDonald, così bella e così poco convenzionale che io me ne sono innamorata subito.

E questa è la forma, passiamo alla sostanza. Temino stile prima media. Nucky Thompson è il tesoriere della città di Altantic City. E’ un uomo solo, vedovo, tante amanti, ha un fratello che fa lo sceriffo ed è invece sposato e padre di svariati figli. Nucky è invischiato in una serie di affari poco o per nulla legali, lascia che le mani se le sporchino gli altri, in particolare Jimmy, giovane e rampante braccio destro. Ha legami con criminali e famiglie mafiose di tutto il nord America. Ha un debole per le donne che hanno bisogno di aiuto, che sono smarrite, meet Margaret Schroeder, giovane moglie e madre che si rivolge a lui per un aiuto. Negli USA nel 1920 entra in vigore il Proibizionismo, per cui facciamo ciao ciao all’alcool venduto legalmente, accogliamo a braccia aperte contrabbandieri, fabbriche di alcolici allungati con acqua e formaldeide, delinquenti di varia natura, mafia, e compagnia bella. Occasione d’oro per arricchirsi, per Nucky ma non solo. Esiste il Bureau of Prohibition, ma sono in pochi e quei pochi che ci sono spesso sono corrotti, per cui fermano qualche malcapitato con una bottiglia in mano e chiudono un occhio su una distilleria grande quanto l’Emilia Romagna. Fine del temino. Una delle cose che più ho apprezzato è stata proprio questa: la bravura degli autori nel lavorare attorno ai limiti imposti dalla storia. Ora, io non sono esperta di quel periodo (ma mi informerò, ho già messo gli occhi su un paio di letture), però due o tre cose su Al Capone e Lucky Luciano le sapevo, quindi sapevo che certe situazioni delicate si sarebbero potute risolvere solo in un certo modo, ma questo non ha intaccato il mio approccio alla serie, anzi.

The first time I was tipped a nickel, I thought, “The world is a wonderful place… but a dime, a dime would be better.” Then it was a quarter.

In realtà tutto è racchiuso nella frase qua sopra. Boardwalk Empire narra di come è nata l’America moderna, un’America fondata su un capitalismo nato da persone che non avevano niente e che si sono adoperate con ogni mezzo, ogni mezzo, ad avere sempre di più, a non essere mai contenti, a volere accumulare sempre più soldi, sempre più potere, sempre più tutto quanto. Come tutte le serie che amo, anche Boardwalk Empire è un romanzo, un romanzo su questo, sulla nascita degli USA, degli USA che conosciamo ora, non degli USA di John Adams (di cui avevo parlato qua), degli USA che hanno tra i personaggi più influenti del secolo scorso proprio quel Lucky Luciano che nel periodo in cui è ambientato Boardwalk Empire stava muovendo i primi enormi passi nel mondo del crimine organizzato. Molti nemici, molto onore, dicevano (e purtroppo in molti dicono ancora oggi), molti nemici, molte persone che vogliono vederti morto, dico io. Boardwalk Empire è una serie molto violenta nei contenuti, non si fa problemi ad eliminare personaggi importanti, e lo fa in modo crudele, senza tante cerimonie o convenevoli. E’ una serie anche molto malinconica, decadente, crepuscolare, è una serie il cui protagonista è già un uomo di mezza età, non è un giovane, e questo cambia tutto, cambia ogni prospettiva sul futuro, ogni motivazione. E’ anche un uomo con un passato problematico, e pure questo cambia tutto.

E’ una serie che si basa molto sul doppio, sul gioco di specchi, sulla dualità, quasi tutti i personaggi hanno qualcuno che fa loro da contraltare, per un motivo o per l’altro. Ovviamente il protagonista è la metà di un sacco di mele, è il fulcro attorno a cui ruota tutto. Ci sono una marea di vicende collaterali, se mai la guarderete passerete il tempo a chiedervi Ma questo cosa c’entra? ecco, io ho una risposta sola ed è: abbiate fede. Non c’è quasi nulla di “inutile”. Ci sono tanti personaggi, è vero, ci sono tanti intrecci, ma è una storia, un romanzo, non è che si capisce tutto dopo il primo capitolo. Ovviamente ho deciso di non parlare del finale, ma abbiate fede, prendetemi in parola, un atto di fede.

Ho scritto tantissimo e come sempre ho parlato più di me che non della serie. Ma ormai è risaputo. Guardate, mai avrei creduto che potesse piacermi così tanto, mai mai mai. Partivo con l’idea di vedere una serie tutta forma niente sostanza e mi sono ritrovata a piangere più volte, ad emozionarmi, ad affezionarmi a dei personaggi meravigliosamente scritti e interpretati, e soprattutto mi sono ritrovata di fronte a una STORIA, con un inizio, una fine, un senso, un senso cazzo, quante serie tv hanno un senso dall’inizio alla fine? Quante serie tv sono anche dei grandi romanzi? Non siamo ai livelli di The Wire ma ci andiamo molto vicini, sissignore. E insomma, fatta benissimo, recitata benissimo, scritta benissimo, se non la volete guardare è perché non ve la meritate. E sì sono snob. E lo so bisogna portare pazienza. L’ho scritto all’inizio. Vi saluto prima di lanciarmi in qualche altra sparata “elitarista” (esiste? WordPress me lo segna come errore) e credetemi mi sono trattenuta tantissimo, apprezzate almeno lo sforzo.

E siccome sono un’esteta vi lascio con Boardwalk Empire e Edward Hopper.



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