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Bob Dylan concerto 2013 Milano, Teatro degli Arcimboldi Aspettando Bob Dylan 4 di Michele Ulisse Lipparini

Creato il 20 ottobre 2013 da Milanoartexpo @MilanoArteExpo
Bob Dylan with Barack Obama

Bob Dylan with Barack Obama (Official White House Photo by Pete Souza)

Bob Dylan concerto 2013 Milano, Teatro degli Arcimboldi: Aspettando Bob Dylan n°4 (leggili tutti a questo > LINK ) di Michele Ulisse Lipparini per Milano Arte Expo.

Perché Bob Dylan, quella sera del 17 novembre 1993, al Supper Club di New York City, ha cantato una canzone in più? 4 concerti, pomeriggio e sera del 16 e 17, un locale da 300 posti, ingressi omaggio al pubblico. 4 concerti originariamente destinati a diventare il suo Unplugged. 10 canzoni per concerto, ma il format aumenta di un pezzo il 17 sera. La scaletta cambia. Fra traditionals e pezzi originali, l’insieme dei titoli fino a quel punto “atteneva” a Bob. Good As I Been To You e World Gone Wrong, i due dischi acustici, scrigni che contenevano gemme radiose della tradizione angloamericana e dark Blues in tonalità minore, anonimi o di autori specifici, erano usciti nel 1992 e nel 1993. In totale sono 41 brani, ma in quelle 4 ore circa, una sola cover di altro autore viene eseguita, Weeping Willow Blues, di Blind Boy Fuller. Morto a 33 anni nel 1941, anno di nascita di Bob, Blind Boy Fuller era nero, ed era cieco. Veniva dal North Carolina. Alessandro Carrera dedica molte pagine del suo splendido La voce di Bob Dylan – Una spiegazione dell’America (Feltrinelli, 2001) a questa performance. Pellecchia inclusa. L’Unplugged che verrà pubblicato sarà il frutto di altri 4 concerti, tenuti un anno dopo queste performance. > 

Bob Dylan with Big Joe Williams

Bob Dylan with Big Joe Williams

Perché un ragazzo bianco, ebreo, del Midwest, quasi canadese, arriva a New York City nel 1961 e nel giro di un anno si trova a registrare delle session come armonicista per Harry Belafonte, sul classico Midnight Special, e per Victoria Spivey e Big Joe Williams, due torreggianti figure del Blues? E come mai, durante le session del disco Three Kings And A Queen, sentiamo chiaramente Big Joe rivolgersi all’imberbe Bob Dylan, esortandolo “Play for me boy, play for me!”. Nonostante, poi, non ci sia traccia dell’atmosfera informale che regnava fra i musicisti aldilà delle sedute di registrazione, è emerso che Big Joe lo chiamasse “Little Joe”. Inusuale.

Perché è accaduto una volta che Bob Dylan fosse l’unico ospite bianco invitato a una festa da Miles Davis?

Perché è stato John Hammond, figura chiave della musica del Novecento, che da adolescente scappava ad Harlem per ascoltare il Jazz, scopritore di Billie Holiday, di Aretha Frankin, produttore di Count Basie e Big Joe Turner, responsabile del successo postumo di Robert Johnson, considerato uno dei due padri del Blues, a riconoscere il talento della Grande Meraviglia Bianca, Bob Dylan (Great White Wonder è il nome del primo bootleg della storia della musica, puro Bob di contrabbando) e a metterlo sotto contratto per la Columbia?

Bob Dylan - 1962, with Victoria Spivey

Bob Dylan – 1962, with Victoria Spivey

Perché il 28 agosto 1963, di fronte a 250.000 persone, nel giorno in cui Dr. Martin Luther King tiene il discorso con l’incipit più famoso della storia moderna: “I have a dream”, sui gradini del Lincoln Memorial, di fronte al Washington Monument, per esigere che il miraggio diventi realtà, e la segregazione storia, fra i brani eseguiti, gli unici di cui sia presente l’autore a cantarli sono quelli di Bob Dylan?

Perché Bob Dylan decide di usare modestia intitolando un capolavoro degli anni ’80 (Nobody Can Sing The Blues Like) Blind Willie McTell? Ruba la melodia di St. James Infiirmary Blues a Blind Willie McTell, – un altro autore nero, cieco, che a sua volta se n’era appropriato pescando a piene mani nel flusso dell’oralità, come accade nella tradizione Blues – e poi scrive un pezzo che fotografa l’infamante storia della schiavitù, su cui poggia la costruzione degli Stati Uniti. Istantanee folgoranti, la polvere della terra, la ruggine delle catene e la speranza di un dio che renda sensato quell’orrore. Sostiene il titolo che nessuno possa cantare il Blues come Blind Willie McTell. Ma quel pezzo gira su un accordo di re minore.

Dettaglio non da poco. La traduzione delle litanie ebraiche si basa su ripetizione e sofferenza. Concetti non alieni a chi ha vissuto il Blues. Gli schiavi afroamericani. E Bob Dylan di fronte a quella storia, e a quei Maestri decide di fare un passo indietro. E produce la più grande performance vocale Blues bianca della storia. A dire il vero, è l’unica, non esistono bluesmen bianchi a parte lui. Ma la sofferenza non deve può cessare così facilmente. E il pezzo rimane inedito per circa un decennio dopo l’incisione. Bob al piano, Mark Knopfler alla chitarra acustica.

Bob Dylan with Muddy Waters

Bob Dylan with Muddy Waters

In una recente intervista, pubblicata sul numero del 27 settembre 2012 di Rolling Stone, Bob parla di trasfigurazione, spiega a Mikal Gilmore, mandandolo in confusione, cosa sia e perché grazie a questo fenomeno, lui possa ancora oggi divincolarsi dalle maglie del caos e volare altro sopra di esso. Sviscera come non si tratti di reincarnazione, e come chi si era nel passato sia oggi una persona morta. Nella stessa intervista racconta che lui e Miles Davis condividevano l’opinione che le canzoni non prendano vita in studio, perché manca un elemento fondamentale, il pubblico. E proseguendo, illustra un’America in cui certi bianchi, se potessero, terrebbero ancora i neri in schiavitù.

Trasfigurazione. Schiavitù. Bob è sfuggente.

Quello che a noi non può sfuggire è che Charley Patton, considerato l’altro padre del Blues, uomo cui Bob Dylan dedica la canzone del 2001 High Water (For Charley Patton), al 26° secondo di Hang It On The Wall, e di nuovo al 40°, e al 6° del primo minuto, e ancora 13 secondi dopo, e poi a 1’ e 46’’, e a 2’ e 11’’, e quindi un’ultima volta a 2’ e 37’’ canta, scandisce, fraseggia le parole, il nome, Bobby Dylan. Si verifichi la versione del 1934, utilizzata da Martin Scorsese per il suo documentario sul Blues.

La domanda è: perché?

Michele Ulisse Lipparini

-13 giorni al primo concerto di Bob Dylan a Milano 2013 al Teatro degli Arcimboldi

- 8 concerti, oggi tocca ad Amburgo, seconda sera

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LINK CONSIGLIATI

http://en.wikipedia.org/wiki/Blind_Boy_Fuller

dal giorno della Marcia su Washington

http://www.youtube.com/watch?v=WLwHnNybADo

http://en.wikipedia.org/wiki/Charley_Patton

qui Charley invoca Bobby

http://www.youtube.com/watch?v=waz8QqCyhLs

l’ultimo schiavo rapito dalla Madre Africa e trasportato illegalmente via nave negli Stati Uniti, nel 1848, filmato dalla scrittrice protagonista dell’Harlem Renaissance, Zora Neale-Hurston

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=pqWH5byttHw#t=15

e per concludere,

l’unica vera performance di un bluesman bianco, Bob Dylan sings (Nobdoy Can Sing The Blues Like) Blind Willie McTell

http://www.youtube.com/watch?v=eLzSi_pZVT4

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MAE Milano Arte Expo -mail:[email protected] ringrazia Michele Ulisse Lipparini per i testi “Aspettando Bob Dylan” / conto alla rovescia – leggili tutti a questo > LINK - in attesa del concerto di Bob Dylan a Milano al Teatro degli Arcimboldi.

Milano Arte Expo


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