È disseminato di trappole e trabocchetti il cammino di Rivoluzione Civile verso le elezioni. Abbiamo visto l’esordio televisivo di Ingroia caratterizzato dall’inettitudine e dalla malafede di Lucia Annunziata che si è prodigata per apparire ancora meno professionale (cosa non facile visto il basso livello nel quale galleggia di solito) invitando addirittura Mortimer Sallusti col solo scopo di far cadere gli ospiti di Rivoluzione Civile nella trappola dell’urlo in diretta, dell’insulto e del parliamoci addosso senza dire nulla. Purtroppo l’ingenuità unita alla scarsa esperienza di Antonio Ingroia ce l’hanno fatto cadere con tutte e due le scarpe.
Poi scende in campo (sale?) Ilda Boccassini che, in quanto magistrato, non dovrebbe parlare direttamente di politica e non dovrebbe infilarsi in certe questioni in maniera tanto plateale specie in campagna elettorale. Invece inspiegabilmente (ma la spiegazione c’è, eccome) la Boccassini lo fa: attacca Ingroia su Falcone e lo trascina in una polemica stucchevole e mefitica sui morti che non rispetta né la figura di Falcone, che meriterebbe ben altro trattamento da chi si erige a suo paladino, né il cittadino-elettore che, giustamente, rimane schifito di fronte a tanta bruttura. Purtroppo, anche in questo caso, Ingroia ci casca nonostante che la Boccassini in questo modo ottiene sì il risultato di mettere in cattiva luce il suo ex collega ora in politica ma dà ragione a Berlusconi che l’ha sempre accusata di parzialità politica.
Le domande che ora mi pongo, come elettore sempre più confuso e disorientato, sono due: perché tutti questi attacchi da sinistra verso Rivoluzione Civile? Cosa si teme? E poi: questa ingenuità di Ingroia non sarà in qualche maniera un segnale di una certa disorganizzazione? In politica, specie al giorno d’oggi, dove ci sono strateghi, guru e ipnotizzatori dell’elettorato, forse sarebbe il caso di attrezzarsi meglio. Purtroppo non bastano buone idee e volontà di cambiamento. Le elezioni, oggi, si vincono col marketing.
Luca Craia