Bollalmanacco On Demand: Il bosco fuori (2006)

Creato il 18 marzo 2014 da Babol81
Me l'aveva detto er prete che me dovevo fa li cazzi mia!Appunto. La prossima volta un film simile non lo guardo più nemmeno sotto tortura..
Torna il Bollalmanacco On Demand, la rubrica dove chiunque può chiedermi (nei limiti della decenza) qualunque film da recensire. Ho detto “nei limiti della decenza”? Visto che su Facebook Silvia mi ha chiesto di recensire Il bosco fuori, diretto e sceneggiato nel 2006 dal regista Gabriele Albanesi, credo che tale limite vada ulteriormente ridotto e ridefinito!! Il prossimo film On Demand sarà Terrore dallo spazio profondo, quindi… ENJOY!

Trama: dopo essere stati aggrediti da un terzetto di delinquenti, due ragazzi vengono salvati da un uomo e una donna che li accolgono nella loro casa persa in mezzo ai boschi. Come a dire, dalla padella alla brace…


Prima di partire con le invettive e divertirci a stroncare Il bosco fuori come merita, soffermiamoci un attimo sui due aspetti positivi che hanno reso la visione meno ammorbante rispetto ad altre. Innanzitutto, la pellicola è un tentativo, per quanto maldestro, di far rientrare l’Italia nel campo dell’horror passando dalla porta di servizio, ovvero attraverso l’ennesimo omaggio neanche troppo velato al Non aprite quella porta di Tobe Hooper e ai suoi tremila emuli. Questo significa effettacci splatter come se piovessero e un gusto per la violenza e il gore decisamente sopra le righe, con un orrore che sconfina spesso e volentieri nel parodico e nel grottesco. Se avete fame di sangue, quindi, potreste aver trovato l'horror che fa per voi, per me ha solo reso la visione più leggera e un po' più divertente. Allo stesso tempo Il bosco fuori è stranamente ben congegnato per quel che riguarda il finale, talmente particolare e poetico da aver prodotto su di me lo stesso effetto che mi fece in Giappone il 60% dei cibi ingeriti: disgusto stranito al primo morso, secondo tentativo altrettanto disgustato, terzo tentativo e così via, fino ad arrivare alla fine del pasto col piatto vuoto e una voglia matta di risentire quel gusto strano, disgustoso ma allo stesso tempo intrigante. Finita la pellicola rimane un'insana voglia di riguardarla, se non fosse che, prima di arrivare alla conclusione, c'è da superare lo scoglio(namento) della struttura portante del film. Praticamente impossibile, nemmeno Obelix riuscirebbe a cammallarsi sulle spalle un menhir così gigantesco e pesante. E qui finiscono gli aspetti positivi, se di positivo si può parlare.

Come immaginerà chi ha avuto l'incredibile fortuna di guardare Ubaldo Terzani Horror Show, quello che abbatte senza possibilità di recupero questo genere di horror italiani è innanzitutto la presenza di attori che, a chiamarli tali, si rischierebbe la denuncia da parte di qualsiasi incapace guitto di strada; tali quadrupedi ululanti renderebbero inguardabile ed inascoltabile persino un personaggio ben costruito, figuriamoci quando la trama offre allo spettatore solo caratteri malamente abbozzati, per non dire imbarazzanti. I due protagonisti sono, rispettivamente, una zoccola e un inutile zerbino. Quando dico zoccola, intendo che questa signorina poco più che adolescente (lo dimostrano gli orridi disegni da bambina delle elementari che ella pretenderebbe di creare persino mentre copula con l'amichetto, sperando invano che possano venire meglio o più ispirati) passa l'intero film a scoparsi l'ex fidanzato per poi ribadire quanto non lo ami mentre infila 8 mt. di lingua felpata nella gola del primo streppone che le fa un complimento, salvo poi pentirsi quando lo streppone in questione si rivela essere anche un maniaco omicida e quindi tornare dall'ex in lacrime a dire quanto, oh quanto ti amo ora che stai schiattando privo d'arti. A fronte di questo atteggiamento a dir poco libertino, pare anche ragionevole che i tre borgatari che incontrano per caso la coppietta decidano lì per lì di massacrare di botte lui e violentare lei: il paese è piccolo, la gente mormora, i tre burini (che, per comodità, chiameremo Er Patata, Er Mutanda e Er Fijodéna perché è un po' più cattivo degli altri) avranno pensato "La da a tutti, perché a noi no?". E voi invece vi chiederete come mai tutto ad un tratto arrivino questi tre figuri. Immagino per dare un tocco di colore, far vedere che il film è ambientato in provincia di Roma e, soprattutto, far schiattare dalle risate lo spettatore avvincendolo con la battuta clou der Mutanda: "Me l'aveva detto er prete che me dovevo fa li cazzi mia!". Questa, ovviamente, è solo la punta dell'iceberg, non voglio mica togliervi la sorpresa.

Aggiungo solo che, come se già non bastassero gli attori pessimi (si salvano solo i bambini, forse perché hanno poche scene), dei dialoghi scritti credo dai già citati pargoletti e una trama che vede i personaggi girare praticamente in tondo, impossibilitati a ritrovare non dico la strada di casa, ma almeno quella per arrivare al cancello da cui sono entrati, la regia di Albanesi è a dir poco discontinua. A tratti sembra di stare guardando un film girato da un malato di Parkinson all'ultimo stadio, a tratti spunta invece una sorta di autorialità e il regista ricerca dei punti di vista particolari, delle luci psichedeliche che rendono gli ambienti misteriosi ed inquietanti, giochi di ombre e nebbia neppure troppo spiacevoli; è un attimo, che tuttavia porta Il bosco fuori ad assomigliare più ad un videoclip che ad un film (influenza dei produttori Manetti Bros?), però diciamo che è meglio di quando sembra di guardare un corto amatoriale. Un po' poco per definire Il bosco fuori un bel film. Un po' poco anche per definirlo film, insomma. Diciamo che, su una scala di disgustorama che va da uno a Ubaldo Terzani Horror Show la pellicola si colloca un pelino sotto In the Market giusto perché non si prende troppo sul serio e getta in pasto allo spettatore tre incredibili elementi trash come Er Patata, Er Mutanda e Er Fijodéna. Tuttavia, ecco, esistono attività migliori da fare la sera. Per esempio, provare a disegnare una casetta col camino mentre fate all'Amore col fidanzato o la fidanzata. Credo che nemmeno Rocco nel suo programma tristemente imbarazzante consiglierebbe una cosa così trash per ravvivare il rapporto, ma ognuno è libero di fare quel che vuole. Anche guardare Il bosco fuori.
Gabriele Albanesi è il regista e sceneggiatore della pellicola. Originario di Roma, oltre a diversi corti, ha diretto l'orrido Ubaldo Terzani Horror Show. Anche produttore e attore, ha 36 anni e un film in uscita.

Daniela Virgilio, che interpreta Aurora, ha partecipato alla serie Romanzo Criminale nei panni di Patrizia mentre, come avrete intuito, il primo a schiattare in macchina altri non è che Enrico Silvestrin. Al momento, è atteso il seguito de Il bosco fuori, ovvero Kid in the Box, di cui è già disponibile in rete il teaser nonostante non si sappia ancora quando uscirà. Detto questo, se Il bosco fuori vi fosse piaciuto recuperate Non aprite quella porta di Tobe Hooper e altri film simili. ENJOY!!

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