Trama: nei terreni di un nobile spagnolo viene ritrovata la statua di una Venere. Il nobiluomo, orgoglioso del ritrovamento, espone la preziosa opera in giardino ed invita Mathieu, giovane artista e studioso parigino, ad ammirarla, proprio pochi giorni prima del matrimonio tra il figlio e la bella ereditiera Clara...
Per chi, come me, è abituato ad associare il nome Bava al giallo o all'horror gotico la visione de La Venere d'Ille è un'esperienza spiazzante. La definizione di horror gotico, in effetti, gli calzerebbe anche a pennello, non solo per l'ambientazione ma anche per la presenza di un protagonista sensibile e tormentato e per i misteri che circondano l'antica statua della Venere.. se non fosse che, per almeno quaranta minuti, questi elementi vengono messi in secondo piano da quella che, in definitiva, è una storia d'amore platonico nata tra un giovanotto e una donna in procinto di sposarsi. La Venere del titolo sembra quasi fare da cornice all'approfondimento psicologico di personaggi che sarebbero ben delineati anche senza la presenza di questo elemento "perturbante". La famiglia del proprietario terriero, un arricchito con pose da uomo di cultura anche troppo viscerale per nascondere le sue origini, comprende una moglie e un figlio che non fanno alcuno sforzo per dissimulare la loro natura di burini e, ovviamente, nemmeno alcun tentativo di nascondere lo scopo puramente economico del matrimonio tra Clara ed Alfonso; a rompere questo "equilibrio" ci pensa il timido, colto e raffinato Mathieu, che subito si invaghisce (probabilmente ricambiato) di Clara ma è così signore da sfogare il proprio tormento dedicandosi a ritrarre la fantomatica Venere, le cui sembianze sono anche troppo simili a quelle della promessa sposa. Insomma, La Venere d'Ille sarebbe in poche parole il racconto di un ideale triangolo amoroso, di passioni trattenute, di amori calpestati dalla lussuria e dal bieco interesse, con l'aggiunta di un'oscura statua che le superstizioni popolari vorrebbero maledetta e che arriverà a poco a poco a minacciare la vita e le certezze dei protagonisti. Negli ultimi cinque minuti di pellicola, ça va sans dire.
E il tocco del Maestro?, direte voi? Eh, il tocco di Bava padre si vede giusto sul finale e nelle riprese notturne di corridoi e stanze, durante le quali si respira un'atmosfera assai inquietante, alimentata da rumore di passi, riprese di scale e porte chiuse, ombre nascoste da sottili baldacchini e un singolo, minaccioso spruzzo di sangue. Il resto (purtroppo e non me ne voglia Galerius che mi pare assai affezionato all'ultima opera di Mario Bava) è anche troppo simile a una puntata de Il segreto per essere anche solo lontanamente apprezzabile; considerata la natura di produzione televisiva di La Venere d'Ille, sono stranamente belli i costumi e suggestive le scenografie ma registicamente parlando è la sagra del piattume. Gli attori invece li ho trovati tutti perfettamente calzanti, soprattutto il sanguigno Mario Maranzana nei panni del Signore De Peyrehorade, suo "figlio" Fausto Di Bella ("raffinatissimo" manzone che forse qualcuno ricorderà come fidanzato di Marisol in Un sacco bello, ma nella sua filmografia spuntano anche Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda tutta calda, Emmanuelle Nera: Orient Reportage e Novelle licenziose di vergini vogliose, quindi potete immaginare il genere di attore, perfetto per interpretare un giovane e arrapato porco fedifrago!) e una Daria Nicolodi talmente magra, giovane e graziosa da essere quasi irriconoscibile. Come avrete capito, La Venere d'Ille non mi ha appassionata granché quindi non vi consiglierei di diventare matti per recuperarlo ma se siete dei fan scatenati di Bava, vi piacciono questo genere di miniserie un po' vintage o siete semplicemente curiosi... perché no?
Del co-regista Mario Bava ho già parlato qui, mentre qualche notizia sul co-regista e co-sceneggiatore Lamberto Bava la trovate qua. A queste coordinate, invece, trovate Daria Nicolodi, che interpreta Clara.
Marc Porel (vero nome Marc Landry) interpreta Mathieu. Svizzero, ha partecipato a film come Non si sevizia un paperino, Sette note in nero e Il marchese del Grillo. Anche sceneggiatore, è morto nel 1983, all'età di 34 anni.
La serie I giochi del Diavolo è stata trasmessa su Rai 2 nel maggio del 1981 e constava di sei episodi da un'ora; il tema comune era la letteratura fantastica del diciannovesimo secolo e le opere da cui trarre ispirazione erano state selezionate nientemeno che da Italo Calvino! Gli altri episodi della serie sono L'uomo della sabbia (diretto da Giulio Questi e tratto dall'omonimo racconto di E.T.A. Hoffmann), La presenza perfetta (diretto da Piero Nelli e tratto dal racconto Il fantasma di Edmund Orme di Henry James), La mano indemoniata (diretto da Marcello Aliprandi e tratto dal racconto La mano incantata di Gerard de Nerval), Il diavolo nella bottiglia (diretto da Tomaso Sherman e tratto dall'omonimo racconto di Robert L. Stevenson)e Il sogno dell'altro (diretto da Giovanna Gagliardo e tratto dal racconto Il fu signor Elvesham di H.G.Wells), tutti disponibili sul Tubo nel caso foste curiosi di dargli un'occhiata. ENJOY!