Trama: i membri di un gruppo musicale in crisi d'ispirazione entrano in possesso di un misterioso spartito di Paganini e ne ricavano una canzone. Decisi a girare il video all'interno di una villa abbandonata, non sanno che cominceranno a venir perseguitati dallo spirito del diabolico musicista...
Perché, Signore, PERCHE' ho dovuto rivedere questo indicibile orrore che già una volta mi aveva ammorbata fino all'inverosimile? Paganini Horror è rumenta allo stato puro, noioso come un filmino delle vacanze di Patty e Selma, incredibilmente pretenzioso, girato con i piedi, sceneggiato con i gomiti e recitato con il chiulo. In generale, vi posso dire che buona parte della pellicola presenta una fotografia virata sul blu per dare l'illusione che sia notte mentre probabilmente lo avranno girato di giorno (e con i cani che abbaiano costantemente in sottofondo...), cosa che già di per sé causa male agli occhi e mette addosso una rara tristezza. Gli effetti speciali sono pochi ma imbarazzanti, a farla da padrone sono i fulmini blu, sempre blu, il colore della depressione, disegnati su film per rappresentare le scosse elettriche mentre il fantasma è una mummia secca o forse uno zombie con un costume di carnevale, non so cosa diamine c'entri con Paganini. Solo per fare un esempio, anche il primo omicidio è imbarazzante: il sangue schizza sui muri a brettio e fa addirittura esplodere le lampadine, tanto per. La recitazione, come ho già accennato, accompagna degnamente questi difetti già abbastanza influenti. Daria Nicolodi, anche sceneggiatrice, porta a casa la performance più dignitosa, nel senso che vaga per il set con la faccia di chi non sa bene perché diamine sia finita lì, mentre le due inguardabili co-protagoniste (ovviamente doppiate) parlano o, meglio, urlano come la Feliciana di Lucia Ocone. Del povero Donald Pleasence non vorrei nemmeno parlare ma perché graziarlo solo in virtù delle sue collaborazioni con Carpenter? L'attore getta alle ortiche la sua dignità appena messo piede su una gondola, accarezzando come un minchione un sacco pieno di soldi che poi porterà in cima a una torre da dove li getterà ripetendo come un mentecatto "piccoli diavoli, piccoli diaaavoli...". Santo cielo.
Se ancora non vi basta l'infarinatura del paragrafo precedente, scenderò nel dettaglio e vi parlerò delle cose che mi hanno colpita di più. Innanzitutto, sappiate che "le musiche" sono state scritte nientemeno che dal Maestro Vince Tempera e che, soprattutto, la prima canzone del patetico trio di mentecatte non è altro che un plagio nemmeno tanto velato di You Give Love a Bad Name di Bon Jovi: ora, io ho voluto concedere il beneficio del dubbio a Vince e ho cercato su uichipidia in quale anno Giovanni Bongiovanni avrebbe pubblicato il suo successo, magari credendo di non venire sgamato ha saccheggiato questo capolavoro dell'horror italiano e... no, niente, la canzone è del 1986. 1 a 0 per il biondo Bon Jovi. Messe da parte le musiche, cosa serve per la buona riuscita di un film? Sceneggiatura e dialoghi, se sono buoni, nobilitano anche un'interpretazione scadente, no? E infatti. Parlando della sceneggiatura, vi dico solo che ad un certo punto le protagoniste capiscono di essere finite in una bolla spazio-temporale e, giusto per affermare questo concetto, sui muri della casa compaiono foto di Einstein e la formula della teoria della relatività. Quando avrete capito come e quando Paganini e il vecchio Albert sono entrati in contatto me lo spiegate, grazie.
E tra corde di violino ricavate da intestini umani (eh?), fantozziani scambi epistolari tra Paganini e Satana (eeh?), gente che si stupisce perché la voce di Kate viene dalla stanza dove si è aperta la voragine dentro cui è caduta Kate (eh fai un po' te...), la manager che, dopo averlo visto una volta in un documentario, riconosce un fungo assassino che esisteva SOLO nel '700 e SOLO all'interno del legno utilizzato per costruire violini (vabbé...) e un finale da antologia della cagata, spuntano anche dei dialoghi che superano in deficienza quelli di qualsiasi trailer di Maccio Capatonda: "Questa è una casa stregata! Ci dev'essere un tremendo segreto dietro queste mura!" "Hai ragione. E' come una maledizione!!" Oddio... "C'è qualcosa di folle in questa casa, qualcosa di MOSTRUOSO! Il tempo e lo spazio qui sono alterati!!". E la Nicolodi, al massimo della furia, cosa pensa di urlare alla mummia Paganinesca? "Spirito del male... TI DETESTOOOO!!" Ma poveraccio, se lo minacciavi pure di togliergli il violino di Barbie eri uguale alla MMadreee di Jean Claude. Ragazzi, Paganini non ripete e nemmeno io: mai più riguarderò 'sta schifezza di Paganini Horror, nemmeno se ne andasse della mia vita.
Di Daria Nicolodi (interprete di Silvia e co-sceneggiatrice del film) e Donald Pleasence (Pickett) ho già parlato ai rispettivi link.
Luigi Cozzi è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Nato a Busto Arsizio, ha diretto film come Ercole, Nosferatu a Venezia e Il gatto nero. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 66 anni.
Jasmine Maimone (accreditata come Jasmine Main) interpreta Kate. Di lei si hanno poche notizie ma siccome è stata Miss Roma nel 1983 dovrebbe essere originaria della Capitale e ora potrebbe avere quasi 50 anni. Oltre a Paganini Horror ha partecipato anche a film come Vacanze di Natale, Demoni e Il gatto nero.
Tra gli altri “interpreti” (e chiamiamoli così…) segnalo anche la presenza, nei panni di una delle tre sgallettate, di tale Luana Ravegnini, showgirl diventata famosa negli anni ’90 soprattutto per essere stata fidanzata con Claudio Lippi. Invece, la ragazzina che all’inizio si diletta a fulminare la povera mamma nella vasca è la figlia di Luigi Cozzi, Giada. Se, dopo questa recensione, deciderete di recuperare comunque Paganini Horror e vi dovesse anche piacere, buttatevi senza indugio su Il bosco 1. ENJOY!