Trama: Steve Carell è un tizio che, come dice il titolo, a 40 anni è ancora vergine. I suoi colleghi, una volta scoperto il vergognoso segreto, cercheranno di trovargli l'anima gemella ma chi fa da sé fa per tre...
Best. Scene. EVAH.
Durante una di queste cene post-natalizie mio padre stava facendo la solita maratona di zapping. A un certo punto però, il mio sguardo si è posato sull'adorato Seth Rogen e il mio cuore si è spezzato nel sentire la sua incredibile vocina spazzata via da un doppiaggio italiano indegno. Sia come sia, al vedergli le braccia tutte tatuate mi sono convinta a sorvolare sull'increscioso dettaglio, la mano è scattata in automatico a bloccare le velleità del genitore (che avrebbe proseguito nello zapping, ovviamente) e, pur ammorbata dalla presenza di Steve Carell, che notoriamente non amo, ho continuato la visione di quello che avevo intuito essere 40 anni vergine. Che, Rogen a parte, è comunque un filmetto divertente e adattissimo alla faccetta nescia di Steve Carell, diventatomi in un paio d'ore più simpatico di quanto non fosse prima. A dir la verità, la prima parte mi è sembrata più frizzante e divertente rispetto la seconda, dove si ripetevano un po' troppe situazioni sempre uguali e l'atmosfera passava dal demenziale al sentimentale, ma l'affiatamento del cast (nel quale spiccano Paul Rudd e una simpatica Catherine Keener) compensa la presenza di questi momenti fiacchi e di alcune battute da avanspettacolo. Certo, quasi due ore basate interamente su gag a sfondo sessuale taglierebbero le gambe di chiunque e se 40 anni vergine fosse stato più corto ne avrebbe guadagnato parecchio, ma il finale sulle note di Aquarius, con tanto di balletto scombinato dell'intero cast, vale un po' di pazienza e accondiscendenza. In due parole, 40 anni vergine mi è sembrato un film simpatico, l'ideale per una serata completamente senza pensieri (anche se, complice l'argomento, me ne sono venuti un paio TINTI su Rogen... vabbé!).