Champagne…
I numeri dicono che la crisi non ha colpito i produttori di champagne, grandi maison o piccoli récoltant- manipulant (vale a dire le cantine che producono champagne dalle loro uve, senza conferirne alle grandi maison) : i numeri diffusi dal Comitée Champagne per il 2011 parlano di 323 milioni di bottiglie partite dalla Francia direzione universo mondo, un bell’1,1% in più rispetto ai numeri dell’anno precedente. E da noi, dove la tradizione spumantistica non ha nulla da invidiare a quella francese, il numero di bottiglie di champagne vendute lo scorso anno è addirittura aumentato del 6,3%. Tra le regioni più appassionate l’Emilia Romagna, terra del Lambrusco… la reggia di Colorno ospita ogni anno a Novembre Bollicine… mon amour dove i produttori di Champagne sono stati i veri protagonisti – e non me ne vogliano le altre realtà presenti.
Per i francesi lo champagne è il vino per eccellenza, quello che si sposa bene con qualsiasi pietanza, che si può bere dall’antipasto al dolce. Un grosso pregio, e non è il solo. Rende felici, non fa venire il mal di testa, non dà acidità di stomaco (si legga a questo proposito Bollicineterapia di Chiara Giovoni, ambasciatrice dello champagne 2012 per l’Italia e seconda classificata in Europa… chapeau!) senza dimenticare che è amico delle donne e nemico della cellulite (con le sue 91 calorie a bicchiere, ma di questo ne parliamo un’altra volta). In questo senso non posso non citare la Cuvée Initiale Brut Zero di L. Huot Fils, che ho degustato proprio in quel di Parma. Praticamente senza zucchero, blend di chardonnay, pinot nero e pinot meunier, 6 anni sui lieviti, ideale come aperitivo, con i crostacei e, come già detto, anche tutto pasto.
Di recente nell’ambito di una degustazione di champagne in un ristorante milanese (per la precisione all’Osteria del Grand Hotel www.grandhotelosteria.it) ho avuto modo di degustare altri esempi di questo vino sorprendente, per il quale vale la regola d’oro dell’appassionato: ogni bottiglia un mondo, una scoperta, un evento irripetibile. In questa occasione Pierre Legras Cuvée Brut: chardonnay in purezza, bollicine importanti e persistenti, molta freschezza che caratterizza anche il suo Blanc de Blancs: delicato, fresco, in bocca quasi miele… e a bicchiere vuoto note di fragola. E per contrasto l’ottimo Gatinois Millesime ’05 Grand Cru : assemblaggio di pinot nero e chardonnay, l’80% di bacca rossa che in bocca sprigiona pastosità, marmellata di ciliege, frutta rossa. Sorprendente anche a calice vuoto: al naso croccante, frutta cotta dolce.
E da noi? Tradizione spumantistica pari a quella dei cugini d’Oltralpe. In Franciacorta negli ultimi dieci anni la produzione è aumentata esponenzialmente e nuove realtà aziendali si sono affacciate al mercato. Le Marchesine, azienda agricola familiare in quel di Passirano, Brescia, ha di recente presentato due nuovi nati nella prestigiosa cornice del Park Hyatt di Milano: il Franciacorta Brut Nature Secolo Novo Giovanni Biatta Millesimato 2007 e il Franciacorta Brut Blanc de Noir Millesimato 2009. Sorprendenti, freschi e sapidi, complessi, un’esplosione di sentori al naso e in bocca. Il primo floreale e minerale, frutta e spezie: perfettamente abbinato dallo chef del Vun Andrea Aprea (www.ristorante-vun.it) ad una tartare di tonno rosso e zabaione di senape e ad un risottino agrumi gamberi e capperi. Lievito, crosta di pane, mandorle e fichi secchi, chiodi di garofano: mineralità data dal terroir, simile alla marna francese, e alle radici della vigna, profonde dieci metri. Quanto al Blanc des Noirs venature rosa nella flute, perlage fine e persistente, pinot nero in purezza che ne caratterizza corposità e struttura: lampone e frutti di bosco, sapidità… che ben dialogano con il crudo di manzo e porcini scelta dallo chef come abbinamento.
Prosit!