Bollicine, porte, arcobaleni

Creato il 08 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Chi ha una buona idea la sputi. Hai detto “vieni”. L´ho sentito nel silenzio. Hai detto anche “sono curiosa”. Mi grigliavo come le fettine, da una parte all´altra, che di silenzi che scottano ne conosco parecchi e tra me  e il tuo pianerottolo c´é solo un mucchio di fantasia e silenzi a cui fare gli orli. Risalgo il traffico, ché siamo soli, ché siamo curiosi di come andrá a finire. Perché andrá a finire, come tutte le cose belle, incriccato tra indietro e avanti. Ma cosa importa. Ho preso la porta. Era insolitamente oliata, la porta del sorriso. Una mano di anti ruggine e un po´di ridarella e son da te. Abbiamo tutti bisogno di guardarci con occhi nuovi, senza memoria, un nuovo contratto da firmare senza sciropparci cose che avevano senso solo un tempo. Eccomi, occhi nuovi, con la messa a punto da fare sui tuoi. Una ruga dietro gli occhiali, qualche chilo in piú. Ti stanno bene i ricci. E comunque il pulsante di auto espulsione si é inceppato quindi siamo qua a prenderci come siamo con tanto di farfalle libere nello stomaco da affogare con qualcosa di forte. Ma perché son venuto poi? Ma perché mi hai liberato poi?

Dimmi cosa c´é da vedere nel cielo di Milano. Tu mi sali sopra e mi fai da cielo. Oggi moriamo, oggi viviamo. Ti graffio la schiena. Scusa, non volevo, non sono io. Aggrappati forte diceva la mia voglia di piangere e mentre ti muovevi ho lasciato strade con le unghie, strade che guidavo con la paura di finire chilometri via. Accartocciati senza impatto, ci stiriamo, guarda ecco come é possibile ti ripeto. Ma é gia notte sotto i tuoi capelli, solo, mi tiene il ritmo del tuo cuore attraverso la maglietta che non hai piú, solo, tu mi racconti cosa ci faccio qui. E poi prendiamo aria, che c´é da andare in apnea, perché io cosí li voglio i baci, al limite come un salto nel vuoto.

Salgono le bollicine e scendono i brividi. Finiscono tra i vestiti, tra le costole, in mezzo alla pancia. Salgono le bollicine e ci esplodono in parole. Mi racconti dove sei ora, noi non siamo mai solo in un posto, mi racconti che sei qua e l´altro posto sono io. Dopo tante bugie dalla vita corta sei piú insensibile alla veritá. Cosí fai tante stesse domande in maniera diversa, per verificare. Come i quiz a risposta chiusa della patente. C´é che devo imparare a guidarti. Stupido. Che fai? Tu sei sincera. Fisso la linea abbronzata, il confine del bianco e del bronzo sul seno. Mi fa impazzire. Prendiamo il sole dai balconi di Milano ma ci sentiamo liberi. Pensiamo che la nostra vita cosí come é non ce la porterá via nessuno mentre siamo in centro con la busta Dolce e Gabbana. Passiamo il 2% del tempo delle nostre giornate dentro gli ascensori dove ci specchiamo e non ci piacciamo abbastanza, il 3% a prendere il resto, molto di piú a contarlo.

Ma quelli come noi, che sono belli perché non lo credono, hanno le bollicine piú rapide dei Frecciarossa. E non fanno mai ritardo. Ti guardo, voglio sapere tutto di te, voglio acchiappare tutte le tue bollicine per mestiere. Voglio fare i crash test con te fino a quando teniamo e non ci mischiamo abbastanza e non ci accorgiamo abbastanza. Voglio passare da me a te senza accorgermi ché lo spazio é nullo, che l´aria ha lo stesso odore, ché il pensiero é lo stesso. Ti muovi, il letto trema, il lenzuolo assume forme mai viste. Ti nasconde perché vuoi farti immaginare. Le tue guance sono campi, a metá tra pianura e collina, di cotone. Si respira aria di estate con il vento secco e vista sul mare. Sono lí, con le mani alzate, un po´perché sono arreso, un po´per farmi rastrellare dal vento che profuma di te.

Non ci credevo a te, ripeti mentre le mani prendono le loro strade e gli occhi diventano due conchiglie aperte di stupore. Posso restare, magari. Come un pezzo di arcobaleno mi investi a ricordarmi che oltre la pioggia splende il sole. Hai detto qualcosa, ma non l´ho sentito, stavo ascoltando il silenzio della porta del sorriso che non cigola piú. Hai detto “vieni”. Mi si é stretto il cuore come una spugna. Un ronzio di bollicine in testa, di cose belle da dire. E poi non ricordo piú nulla. Mi son svegliato, con le crepe sul cuore, al momento sbagliato.



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