Bologna, 6 febbraio 1465

Creato il 06 febbraio 2014 da Tanks @tanks
Eccomi

  venuto al mondo, mamma Filippa è esausta e felice, papà Floriano è al settimo cielo, la vita gli sorride.
Il lavoro, ad esempio, gli va che è una meraviglia: da quando, poco più di dieci anni fa, in Germania hanno introdotto quella diavoleria della stampa, chi produce carta, come il mio papà, non riesce a star dietro alle richieste.

Siamo a Bologna e io mi chiamo Scipione del Ferro. La mia vita non sarà lunghissima (finirà nel 1526), ma darà soddisfazioni anche a me: insegnerò aritmetica e geometria all'università, qui a Bologna, ma soprattutto sarò io a cominciare l'attacco alle equazioni di terzo grado.

Altri proseguiranno, non ci vorranno molti anni dopo la mia scomparsa per finire il lavoro sul terzo grado e risolvere anche il quarto grado. Ma sarò stato io a fare il primo importante passo, quasi quattromila anni dopo che i babilonesi avevano sistemato le equazioni di secondo grado.

Alla mia anima rimarrà solo un grande rimpianto: quel benedetto taccuino che darò a mio genero, dopo averlo custodito gelosamente per anni, annotandovi la mia vita di studi, tutti i risultati raggiunti.
Andrà perso. L'avessi stampato, avrei bel altro posto nella storia della matematica. Invece sono solo una premessa del racconto, mentre al centro della scena ci saranno Antonio Maria Fior (che allievo mediocre), il bresciano Niccolò Fontana (il Tartaglia) e quello stregone di Girolamo Cardano.

Il terzo grado.

Non pensate che sarà facile capire come risolvere un'equazione di terzo grado.
Voi scrivete x3 + 6x - 20 = 0, ma per me sarà tutta un'altra storia.

Intanto l'equazione le dovrò raccontare a parole: "Quando che'l cubo con le cose appresso (x^3 + 6x) se agguaglia à qualche numero discreto (20), ...".

La x per indicare l'incognita, il segno del più e quello del meno arriveranno tra un centinaio d'anni.
Anche i numeri negativi sono di là da venire, per non parlare di quelli complessi, senza i quali esplorare le equazioni è come studiare l'astronomia da dietro dei vetri sporchi di fuliggine, non ci vedi un'accidenti.

Non è che mi lamenti, per carità.
Quella equazione, e tutte quelle fatte allo stesso modo, l'ho risolta io, e sulla soluzione ci camperò una vita: me la giocherò nelle sfide matematiche sotto il portico della Chiesa di Santa Maria dei Servi, e grazie a lei il mio stipendio aumenterà da 25 a 150 lire (funziona così nel Rinascimento, i risultati scientifici pagano; da voi com'è?).

Naturalmente il metodo che ho seguito lo terrò segreto, annotato nel taccuino e svelato solo ai miei allievi diretti. Gli allievi, appunto, eccoci arrivati a Fior.

L'allievo non supera il maestro.

Un allievo mediocre il Fior, ai miei risultati non aggiungerà una virgola.
Cercherà solo di sfruttarli, sfidando Niccolò Fontana, detto il Tartaglia, nel febbraio del 1535: trenta equazioni, un mese per risolverle.
Il Fior saprà risolvere solo quelle del tipo che gli ho insegnato io; il Tartaglia in un mese riuscirà ad arrivare ai miei risultati e a estenderli.

La vittoria nella sfida andrà ovviamente al Tartaglia, che risolverà tutte e trenta le equazioni ricevute, mentre il Fior non risolverà nemmeno una di quelle che toccavano a lui.
Un bel risultato per il bresciano, che si proporrà di pubblicarlo, appena finita la traduzione degli Elementi di Euclide che avrà per le mani in quel periodo. Ma qualcosa andrà storto, dev'esserci una maledizione, come per il mio taccuino.

Il taccuino e Cardano.

Girolamo Cardano, star internazionale della Medicina e della Matematica, verrà a sapere della vittoria di Tartaglia e si convincerà che il bresciano ha trovato la soluzione delle equazioni di terzo grado.
Anche lui alle prese con la scrittura di un trattato di matematica, l'Ars Magna, si convincerà che l'equazione di terzo grado sarebbe perfetta per completarlo.

Contatterà il Tartaglia e, dopo un lungo lavorio di convincimento, riuscirà a farsi raccontare il metodo, ma sotto forma di un indovinello e con una promessa: di non raccontarla a nessuno. Di pubblicarla, neanche a parlarne.

E qui torniamo al mio taccuino. Quando lascerò questa terra, il taccuino rimarrà a mio genero, Annibale della Nave. Ne farà buon uso, ma commetterà l'errore di farlo vedere a Cardano.
Ecco un cavillo per non mantenere la promessa, penserà Cardano: se l'idea della soluzione è di Scipione Del Ferro, e non del Tartaglia, la promessa di esclusiva che sono stato costretto a fare si dissolve.

L'Ars Magna uscirà nel 1545, con la soluzione delle equazioni di terzo grado, regolarmente attribuita a Tartaglia. Però pubblicate da Cardano, e questa cosa al bresciano non andrà giù e i due litigheranno aspramente per tutto il resto della loro vita.

E di me si ricorderanno in pochi. Non ci credete? Cercate su Google:
- Niccolò Fontana: Circa 851.000 risultati
- Girolamo Cardano: Circa 260.000 risultati
- Scipione del Ferro: Circa 85.500 risultati [1]

Persino quella mezza sega del Fior ha "Circa 110.000 risultati". Vi rendete conto?

Buon giovedì.

[Tutti i post su compleanno.]

[1]: però come Scipione dal Ferro ce n'è un po' di più, eh: Circa 341.000 risultati.


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