“Dalla prossima settimana saranno aperte le liste di attesa. E già si prevede la corsa alle richieste.Stiamo ricevendo centinaia di telefonate”. Spiegano i centri specializzati in questo tipo di fecondazione.
L’Emilia Romagna ha deciso di non aspettare inerme l’arrivo di una legge nazionale, e così dalla Regione sono arrivate linee guida della modalità di erogazione ed i criteri di autorizzazione per le strutture. In tutta la regione le strutture autorizzate sono 21. Tra di esse ci sono sia strutture pubbliche che private.
Promotore dell’iniziativa è stato l’assessore alle Politiche per la Salute Carlo Lusenti, che ieri ha presentato il documento recante la firma del presidente della Regione.
Lusenti fa sapere anche che la decisione di far partire il tutto dalla prossima settimana, è stata dettata dalla natura urgente della questione; il provvedimento sarà adottato con una delibera di Giunta.
Nel testo sono state inserite sia le linee guida nazionali, operanti su tutto lo Stivale, ancora non si sa, però, da quando sia quelle specificatamente valide per l’Emilia Romagna, dove, a differenza di altre regioni, la fecondazione eterologa sarà gratuita.
Le coppie potranno quindi recarsi nei centri di procreazione medicalmente assistita, dove con l’aiuto di equipe specializzate riusciranno a trovare il metodo di fecondazione più adatto al loro.
Il via libera alla fecondazione assistita è un passo importantissimo, dato che questo tipo di fecondazione era stato vietato dalla Legge 40. Ricordiamo che con la fecondazione assistita seme ed ovulo sono donati da una persona esterna alla coppia, e per questo motivo era stata messa al bando. Dopo vari ricorsi e richieste a diversi enti, qualcosa è iniziato a muoversi e lo scorso aprile la Corte Costituzionale la ha dichiarato incostituzionale il divieto delle fecondazione assistita.
Così, senza perdersi nelle lungaggini che di solito corredano l’emanazione di una legge nazionale, l’Emilia Romagna da lunedì inizierà a riportare in vita l’eterologa. E’ in partenza l’iter che permetterà concretamente di poter usufruire di questa fecondazione.
“Le Regioni hanno assolto in modo molto tempestivo all’impegno preso a metà agosto: condividere regole comuni di funzionamento che rendano esigibile per le coppie un diritto riconosciuto dopo la sentenza della Corte Costituzionale”. Afferma Lusenti orgoglioso anche per la cooperazione mostrata tra le varie Regioni.
Le linee guida sono chiare e non lasciano spazio ad ambiguità. Gli esami ed i controlli sono a carico del Servizio sanitario nazionale, con il limite massimo di 43 anni per le donne riceventi e un numero massimo di 3 cicli da effettuare nelle strutture pubbliche. Mentre è gratuita e volontaria è la donazione, così come gli esami e i controlli che devono effettuare donatori e donatrici; i donatori maschi devono avere un’età tra i 18 e i 40 anni, le donatrici tra i 20 e i 35 anni.