Bologna : il restauro di “Roma città aperta” in Piazza Maggiore per “Il cinema ritrovato”

Creato il 02 giugno 2013 da Af68 @AntonioFalcone1

Roma città aperta, il film simbolo di una nazione, del suo popolo, dei suoi valori, della Resistenza e di una nuova Italia che nasceva dal dolore della guerra, così come del Neorealismo cinematografico in qualità d’inedita espressione della nostra cultura (vinse il Grand Prix al Festival di Cannes del ’46 e ottenne una nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale), torna a rivivere grazie al nuovo restauro che rappresenta l’apice del Progetto Rossellini: grazie agli sforzi di Istituto Luce Cinecittà, Cineteca di Bologna, CSC-Cineteca Nazionale e Coproduction Office, è stato infatti reso possibile il recupero di molti film diretti da Roberto Rossellini (La macchina ammazzacattivi, India, Viaggio in Italia, Stromboli terra di Dio, Una voce umana), presentati in questi anni al Festival di Cannes, alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e al Torino Film Festival.

Roberto Rossellini (Wikipedia)

La proiezione in prima assoluta del suddetto nuovo restauro avverrà nell’ambito di una serata evento, mercoledì 3 luglio a Bologna, in Piazza Maggiore, all’interno della XXVII Edizione del festival Il cinema ritrovato, promosso dalla Cineteca di Bologna, che si svolgerà dal 29 giugno al 6 luglio, intrecciandosi con il cartellone estivo Sotto le stelle del cinema, programma di quaranta serate allestito ogni anno, gratuitamente, dalla stessa Cineteca.
Il restauro di Roma città aperta è stato realizzato dal laboratorio della Cineteca di Bologna L’Immagine Ritrovata, a partire dal negativo originale ritrovato nel 2004 e conservato presso la Cineteca Nazionale.

Il film venne realizzato da Rossellini due mesi dopo la liberazione della capitale, in condizioni precarie, usando pellicola scaduta, girando per lo più in mezzo alla strada o in teatri di posa improvvisati, vista l’inagibilità di Cinecittà.
In origine doveva essere un semplice documentario su Giuseppe Morosini, il prete fucilato a Roma dai nazisti nel ’44, ma in seguito divenne, su soggetto di Sergio Amidei e Alberto Consiglio, sceneggiatura di Federico Fellini, Amidei, nonché dello stesso regista e di Celeste Negarville (non accreditati), una storia di più ampio respiro, nella quale convergono vari accadimenti intrecciati tra loro, lasciando fluire la vitale irruenza di una visione della realtà non artefatta, spietatamente documentata nel suo stato attuale, che, senza filtri o artifici, riesce a raggiungere livelli di pathos altissimi.

Anna Magnani e Aldo Fabrizi

Indimenticabili scene come la straziante uccisione di Pina, personaggio interpretato con vivida intensità da Anna Magnani (il prossimo 26 settembre ricorrerà il quarantennale della sua morte), o la commovente e composta esecuzione di don Pietro (Aldo Fabrizi), il quale si fà simbolo di una ritrovata coscienza e di una moralità dal valore universale (“Non è difficile morire bene, difficile è vivere bene”, saranno le sue ultime parole), per un film ancora oggi estremamente coinvolgente, meritevole sicuramente di un attento restauro per confermare e sostenere nel tempo la sua indubbia dimensione di capolavoro sempre amato dal grande pubblico, che aiuta a mantenere vivo il ricordo su un periodo storico del nostro paese, al di là dei facili revisionismi e calcolati oblii.

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