Era martedì, era martedì quando spinto da eroismo e spirito alcoolico, decisi di indossare per la prima volta il cappello, l’ultimo della serie. Mi sentivo come quando avevo indossato il maglione, sicuro di me stesso e tranquillo, era la giornata giusta, il vino Ogliastrino aveva fatto il suo effetto, ero un pò più balente degli altri giorni. Lo tenevo leggermente inclinato all’indietro fino a far spuntare un pò di ciuffo liscio dalla fronte; tra l’altro avevo superato il primo impatto con i miei coinquilini facendo finta di niente, come se quel pezzo di stoffa l’avessi cucito sul cranio da sempre, come se quel pezzo di stoffa fosse anche un mezzo di riparo dal freddo, una prescrizione medica, “metti il cappello”, va bene.
Dopo qualche chilometro a piedi non potevamo che giungere in Marina, regnava il deserto invernale, e l’unico covo caldo e accogliente non poteva che essere la casa del comunismo, dove sicuramente mi sarei trovato a mio agio con quell’aria da Doherty. Scritte le solite scempiaggini sul registro delle tessere associative, apro e vengo inghiottito da una nuvola di fumo che mi fa da sipario e mi preserva ancora per qualche secondo dalla vista di tutti, regalando solo l’immagine della mia ombra, longilinea e chiusa da quell’enorme cappello. A malapena distinguevo le persone ai tavoli, e tagliato il fumo, mi accorgo dell’insolito silenzio che capeggia nella sala, nessuno parla e tutti fissano noi nuovi entrati. Con la mano destra afferro il cappello è lo getto per terra, proprio di fianco all’ingresso, come schifato, come se m’avessero messo una medusa in testa. Abbattuto il muro di silenzio, ci sediamo ai tavoli; il vino Ogliastrino e la mia sicurezza erano svaniti in quel silenzio, la mia sicurezza se ne andava con il fumo della sala, bevevo lentamente e non mi attaccavo ai discorsi degli altri, riflettevo e basta. Per anni avevo visto mio nonno girare con un basco, sicuro, era parte di lui, mio nonno era mio nonno solo se aveva quel berretto. Nonno era Hipster??