Book blogger o promoter?

Creato il 23 giugno 2013 da Sulromanzo
Autore: Elena SpadilieroDom, 23/06/2013 - 14:30

In principio era In My Mailbox: blogger che venivano contattati dalle case editrici per recensire i loro autori, in cambio di libri e gadget. Con il tempo, dal momento che il progetto era diventato un «continuo magna magna», si è deciso di chiudere gli accessi al gruppo staff. Book blogger che vengono corteggiati dagli editori: un fenomeno in costante crescita che, però, non è esente da rischi (ci pensa il blogger eFFe ad evidenziare la cosa, in un e-book intitolato Book blog: Editoria e lavoro culturale).

In un recente articolo su Il Fatto, Il mio regno per una recensione, Elisabetta Ambrosi cita le tre tappe del percorso definito “avvicinamento – marchettaro” attuato dalle case editrici: segnalazione delle uscite, invio di libri, offerta per un incontro con autori famosi (cosa successa anche al sopraccitato eFFe, a cui Mondadori aveva proposto un incontro informale con Paolo Giordano). In cambio, appunto, libri, rimborsi e, perché no, qualcuno può venire addirittura pagato.

Il nocciolo dell'argomento è che spesso il fenomeno non viene manifestato in modo trasparente. Sempre l'Ambrosi, cita il caso di Noemi Cuffia, autrice del blog Tazzina di caffè, la quale ha pubblicato un post, in data 11 giugno 2013, sull'«attesissimo, davvero attesissimo» libro di Khaled Hosseini, per poi proseguire con «ora, è giusto che io vi dica che da qualche tempo mi occupo, per lavoro, di una certa pagina Fb», che si scopre essere “Khaled Hosseini – Pagina italiana di Edizioni Piemme”. Il problema è che il post è strutturato in modo piuttosto criptico, poco chiaro. In contrapposizione viene menzionata Valentina Aversano che, esplicitamente, dichiara il suo legame con minimum fax. Terza via (possibile?), quella della purezza assoluta.

Book blogger sempre più richiesti nel mondo editoriale, al pari dei food e fashion blogger (ricercati dai brand per ottenere più visibilità), o delle mum blogger. Alla faccia di chi ancora è scettico circa il potere persuasivo dei blog nel mondo al di fuori del web.

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