Book Morning Agnetha

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

«Oooohhh Danielita! Avete visto? C’è ancora qualcuno che si ricorda di noi! E voi che vi ostinate a pensare che, data l’età, per le librerie e le darkroom siamo ormai fuori catalogo!»
Mi ha fatto piacere, stamattina, ricevere questa telefonata di Clodette e scoprire così che, a distanza di ormai sei anni dalla pubblicazione, c’è ancora qualcuno che legge e recensisce “Il Cosmo Secondo Agnetha”.
Qui di seguito il post pubblicato quest’oggi dal sito Book Morning.

Il cosmo secondo Agnetha di Daniele Vecchiotti, edito da Las Vegas Edizioni, è un romanzo sorprendente, nel senso più letterale del termine. Sorprende. Per l’onestà della narrazione, per la fragile forza dei personaggi, per la sua capacità di entrare dentro i cliché, invece che ignorarli.

Un romanzo di formazione. Anzi, di formazioni. Perché Daniele, il protagonista, scopre il mondo due volte. La prima quando riesce ad emanciparsi da una madre oppressiva, la seconda quando scopre che accanto al mondo “normale” c’è tutto un altro universo. Quello gay.

Daniele vive in una casa che puzza di verdure bollite e di mediocrità. Un padre silenzioso seduto in poltrona poco attento alla vita di suo figlio e una madre dalla personalità invadente, che rigetta tutta la sua noia frustrata addosso all’unica persona che può controllare, plasmare, dirigere: suo figlio. Daniele si è da poco iscritto all’università ma la sua vita dista anni luce da quella dei suoi compagni. E la colpa è solo sua, lui lo sa. Perché non ha la forza di ribellarsi alla quotidianità piatta e soffocante che sua madre gli mette sotto gli occhi tutti i giorni come se fosse un piatto di minestrone annacquato e senza sale. Daniele è vittima di se stesso, caduto in un vortice di decisioni non prese, di silenzi e omissioni, di accettazione passiva di tutto quello che gli accade, anche quando la mamma si mette in testa che il futuro lavoro di suo figlio avrà a che fare con quei meravigliosi romanzetti rosa che le riempiono la vita di emozioni. Perché la professoressa del liceo glielo aveva detto chiaro e tondo: Daniele ha il dono della scrittura. E allora perché non sfruttarlo guadagnandoci anche qualcosina?

Senza rendersene conto, o meglio senza fare nulla perché non accada, Daniele si ritrova alla sua scrivania con un contratto da traduttore editoriale in tasca e una pila di romanzetti rosa. Cene a lume di candela, terrazze sul mare dove la cameriera di turno si innamora dell’imprenditore scapolo e ricco, segretarie travolte da una irrefrenabile passione per il loro capo.

Amori patinati, plastificati, irreali e banali. La voglia di Daniele di buttare via tutta quella melassa amorosa e sbattere in faccia a sua madre il suo primo e rivoluzionario “no”. Ma l’indolenza di cui è vittima lo trascina pagina dopo pagina nell’abisso di quegli amori assurdi e sempre uguali che lo inchiodano in una cameretta da bambino e che lo escludono dalla vita vera. Fino a quando l’editore non gli comunica che la casa editrice ha intrapreso una nuova strada, un po’ diversa da quella dei romanzi rosa, che aprirà una fetta di mercato poco esplorata e sicuramente molto remunerativa: romanzi pornografici gay. E nonostante la totale estraneità all’argomento, l’abbattimento iniziale, la voglia di fuggire e di lasciar perdere tutto (che ovviamente non riesce a concretizzare), Daniele capisce che questo nuovo lavoro può essere la sua personale rivincita nei confronti della madre e il mezzo attraverso cui lasciare la casa dei suoi genitori e trovare un posto tutto suo.

Nuova vita, nuovo appartamento, nuovo quartiere. Ma Daniele è sempre Daniele. Introverso, solo, senza esperienze. Come può descrivere le avventure sessuali di gay disinibiti e lussuriosi, lui che non solo è eterosessuale ma che non ha nemmeno mai sentito il calore di un altro corpo sul suo?

Ed è qui, in questo punto, che Vecchiotti delinea la seconda “formazione” del protagonista. Daniele scopre poco alla volta che parallelo alla realtà che già poco conosce, esiste un altro universo, quello gay.

Come un moderno Dante, Daniele si ritrova nella selva oscura dei cinema porno, dove senza troppe incertezze e imbarazzi gli uomini si avvicinano e consumano rapporti sessuali istantanei, senza futuro. Dei giardini pubblici alle ore più improbabili per ilbattuage, delle piazzole di sosta dove cercare qualche bel camionista. Ma non solo, perché l’universo gay è molto altro ancora e Daniele ci si trova in mezzo senza neppure accorgersene grazie a Claudio, o meglio, Clodette. Come Virgilio (anche se forse sarebbe più adatto il parallelo con Beatrice) accompagna Dante alla scoperta di un mondo che non conosce, Clodette conduce la sua amica Danielita, con un affetto sincero e tenerissimo, non solo nei bagni pubblici e nelle dark room, ma anche in un universo fatto di feste e lustrini, di cantanti pop dai capelli cotonati e tutine colorate, di uomini che parlano di se stessi al femminile e che organizzano party alla moda alla ricerca del principe azzurro. Daniele impara una nuova grammatica sociale, un nuovo modo di guardare il mondo che diviene – per lui che in fondo non ha conosciuto molto altro, se non il sesso a pagamento con qualche prostituta – l’unico mondo in cui esistere, vivere, muoversi.

Ma ancora una volta Daniele è un estraneo nella realtà in cui vive. Lui, l’etero incallito che va alle feste in onore di Ambra Angiolini e Patty Pravo un po’ per avere materiale per scrivere i suoi libri, un po’ perché ormai quello è il suo mondo o perlomeno è l’unico che conosce veramente, molto più di quello “eterosessuale” fatto di fidanzamenti, lavori d’ufficio e normalità.

Lui, che alla ricerca di nuovi soggetti letterari si ritrova ad aspettare Clodette per ore mentre insegue un ragazzo muscoloso tra i reparti di un supermercato. Lui, in bilico tra il senso di colpa per aver “sfruttato” le storie di chi gli è accanto nei suoi libri e la sensazione che quei gay ormai siano il suo mondo. In bilico tra il voler fuggire da tutto quel testosterone e il tentativo disperato di farne parte davvero, trovando finalmente un luogo in cui stare bene, sentirsi a proprio agio, colmando quella distanza tra sé e tutto il resto che lo ha accompagnato tutta la vita. E Daniele ci prova a colmare questa distanza, questo disadattamento, cercando di diventare gay, di farsi piacere quegli uomini belli e intelligenti, arguti e simpatici che lo corteggiano, che lo vogliono conoscere veramente come nessuno ha mai fatto fino ad allora, che gli parlano con sicurezza e affabilità quando diventa il più ambito di tutta la comunità, perché tutti vogliono portarsi a letto il nuovo etero – che forse così tanto etero non è – entrato nel gruppo da poco.

Vecchiotti ci racconta in un solo romanzo due grandi tematiche. Come può essere difficile e crudele la ricerca di un proprio posto nel mondo, la sensazione intima e profonda di sentirsi sempre lievemente estranei, diversi. E lo fa magistralmente, perché nella scena in cui Daniele è a cena con Fiorenzo, il lettore sente veramente quel grumo di emozioni e di domande che gli martellano il cuore e la mente e ci si emoziona davvero quando finalmente il protagonista riesce a chiedere, con una grande semplicità che nasconde un tormento che di semplice non ha nulla: tu pensi che si possa imparare ad essere omosessuali?

La seconda tematica è inevitabilmente la comunità gay, o perlomeno parte di essa. Vecchiotti la descrive affrontando di petto i luoghi comuni, dalle canzonette pop alla ricerca del sesso facile, che spesso vengono derisi e giudicati, e lo fa riuscendo a cogliere tutta la forza, la fragilità, l’umanità che vi stanno dietro. E mette in luce anche un altro aspetto, che spesso nel mondo omosessuale è taciuto: l’autoreferenzialità della comunità gay, che chiede di essere inclusa nella società ma che si esclude da sola, ghettizzandosi.

Con una penna brillante, arguta, divertente eppure allo stesso tempo tremendamente profonda, Vecchiotti è riuscito a scrivere un libro difficile e per niente banale regalando ai lettori davvero un ottimo esordio.

(Daniel Janda, "Agnetha Fältskog")

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