Milano non è più soltanto la città della moda, la città da bere di tanti anni fa.
Con la seconda edizione di BookCity, che si è tenuta tra il 21 e il 24 novembre, il capoluogo lombardo ha dimostrato di essere una metropoli effervescente anche dal punto di vista culturale, una città capace di creare eventi che generano partecipazione e che fanno ben sperare per l’Expo che verrà. I dati di chiusura diffusi dal Comune parlano di 130.000 partecipanti ai 650 eventi in programma (incontri con gli autori, presentazioni di libri, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, reading spettacolarizzati, seminari, feste a tema) e particolare soddisfazione è stata espressa dall’assessore alla Cultura Filippo Del Corno per la giornata interamente dedicata alle scuole attraverso le quali si punta a “creare una nuova comunità di lettori”.
Tra bestseller e sale vuote
A BookCity ho incontrato editor di importanti case editrici, ho intervistato scrittori italiani e stranieri di fama, Carofiglio, Forsyth, Falcones, Giménez Bartlett tra gli altri (prossimamente le loro interviste online), ho conosciuto bravi traduttori, addetti stampa, giornalisti, blogger. E, soprattutto, ho visto tanti lettori attenti e soddisfatti.
Il pubblico di BOOKCITY MILANO 2013 (foto di Elena Rosignoli)
È fuor di dubbio che molto lavoro sia stato fatto per risvegliare la “curiosità intellettuale dei cittadini”, come viene detto nel comunicato stampa, e per trasmettere ai ragazzi delle scuole, i lettori di domani, il fascino dei libri. Purtroppo, tuttavia, ho constatato che, nonostante lo sforzo per comunicare l’evento, tanta, tantissima gente in città non aveva la più pallida idea di cosa fosse BookCity. Mi è toccato spiegare a decine di persone il motivo del mio soggiorno milanese, persone che mi guardavano con aria interrogativa chiedendomi come potesse una residente all’estero sapere dell’esistenza di questa manifestazione mentre loro, che vivono in città, non ne avevano mai sentito parlare. Persone che, temo, anche avendone avuto notizia, probabilmente non avrebbero partecipato. Forse occorre inventarsi qualche motivo convincente affinché lo facciano.
L’idea di individuare anche sedi lontane dal cuore della manifestazione, rappresentato dal Castello Sforzesco e dalle location circostanti (alcune con sale davvero splendide come quella dell’Istituto dei Ciechi), realizzando vari eventi in periferia, ha certamente un senso nell’ottica di un maggiore coinvolgimento della popolazione più difficile da far spostare, ma è indubbio che per ottenere risultati di livello occorrano politiche culturali mirate, che riguardino l’intero Paese. Per far partecipare, ormai è chiaro, occorre prima formare.
Le politiche culturali
La molteplicità di modelli – riviste letterarie con redazioni strutturate, blog collettivi, blog individuali – unita alla pluralità degli obiettivi dei fondatori di questi siti (passione, reputazione, business) ha generato un dibattito la cui unica certezza è stata la necessità di rendere centrale in Italia la discussione sul tema degli investimenti in cultura. Gratis o no, il lavoro dei blogger (che per qualcuno non è definibile lavoro se non è retribuito) colma le lacune dell’attuale panorama culturale sugli altri media.
Lettori che sognano di diventare scrittori
La scrittrice spagnola Clara Sánchez firma le copie per i suoi fan dopo l’incontro di domenica 24/11 all’Istituto dei Ciechi
Insomma, all’apparenza la situazione in Italia è un vero disastro, ma c’è senz’altro chi sta peggio di noi e vede il nostro paese addirittura come un esempio da imitare. Quindici anni di residenza in Spagna e soprattutto i numerosi incontri con noti scrittori provenienti da questo paese mi dicono che il lettore italiano, comparato con quello iberico, è una persona molto più appassionata, che partecipa alle presentazioni, ama conoscere i suoi autori favoriti e si mette in fila volentieri per farsi firmare la copia del suo libro o farsi fotografare con lui. Un lettore che esprime opinioni, fa domande e non ha timore a rivelare all’autore le emozioni che ha provato leggendo il suo romanzo. Cosa molto gradita dagli scrittori e per nulla scontata nel loro paese.
Un lettore che in molti casi sogna di essere anche scrittore. Lo dimostra la valanga di manoscritti (oltre cinque mila) giunti alla redazione di Masterpiece, il programma di Rai3 che è stato presentato anche a BookCity il cui vincitore si aggiudicherà un contratto con Bompiani per la pubblicazione dell’opera in ben 100 mila copie, ma anche il successo di iniziative come IoScrittore, il torneo letterario online promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol (GeMS)e patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che sabato pomeriggio, sempre a BookCity, al termine del convegno Il lettore-scrittore: la nuova frontiera del digitale, ha premiato le dieci opere vincitrici su oltre quattromila iscritti.
BookCity ormai si è conclusa e ci si augura che il prossimo anno si ripeta con lo stesso entusiasmo e maggiore partecipazione. In attesa, non resta che leggere e… contagiare chi non lo fa.