Direte: nulla di nuovo. Non precisamente: Bookish, infatti, non si basa solo sui precedenti acquisti o sui libri di cui è stata consultata la pagina, ma si affida a “editor” in carne e ossa che selezionano e segnalano libri adatti a ogni tipo di lettore. E, novità non indifferente, utilizza un motore di ricerca che tiene conto dei cosiddetti Big Data.
Cosa sono?
Per dirla in parole povere, ingenti flussi di dati, di natura diversa, non gestibili in maniera “tradizionale”, che richiedono un’elaborazione pressoché in tempo reale. Dunque, qualcosa di molto più complesso da analizzare, e allo stesso tempo uno strumento potentissimo, che va ben al di là del Data Mining, cioè la ricerca, basata sull’analisi matematica, di specifiche informazioni, modelli o schemi ricorrenti all’interno di basi di dati.
Per funzionare al meglio, il motore di ricerca di Bookish necessita che molti utenti votino un determinato libro e scrivano un giudizio su di esso. E non potrebbe essere diversamente.
Il concetto di “book discovery” è ormai centrale nell’e-commerce: quasi non facciamo più caso alla straordinaria possibilità che ci è offerta, di navigare tra i prodotti che più ci interessano, in quello che definirei un vero e proprio tessuto commerciale ipertestuale. E Bookish, in questo momento, è un esempio perfetto.
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