Bookmarks (1)

Creato il 17 giugno 2011 da Lauragiussani

Cari lettori, oggi il blog Sfogliando inaugura una nuova rubrica! L'ho chiamata "Bookmarks" e premetto che non avrà una cadenza fissa. Mi capita spesso, quando leggo, di soffermarmi su citazioni e passaggi che - in qualche modo - mi colpiscono: li rileggo, ne resto affascinata, mi emozionano. Poi si volta pagina e la lettura prosegue...Ma ogni tanto capita che l'indice della mano sinistra rimanga a tenere il segno di quel punto preciso, anche mentre la storia continua e volge poi al termine. Come una sorta di segnalibro, insomma. Bookmark, per l'appunto.Non si tratta necessariamente di  brani che descrivono i momenti salienti del libro o di battute ad effetto. Sono semplicemente fasci di righe e insiemi di parole che ritengo meritevoli di essere riportate e archiviate in questa rubrica.
Lascio la parola a voi, nei commenti. Segnalate i vostri bookmarks preferiti e, se vi va, fateci sapere cosa ne pensate di quelli proposti dal blog... Se conoscevate già il libro, se la citazione vi ha incuriosito... Il vostro pensiero, insomma.

"Una carezza nella polvere" di Robert Hicks - pagina 151
Sapevo cosa mi era successo, ricordavo di come quella maledetta era entrata nella stanza, mi aveva fatto portare via di peso e spedito dal chirurgo con la sua sega. E mi ricordavo anche di averla fissata mentre il chirurgo mi affettava la gamba. La prova della propria crudeltà è una vista insopportabile per chiunque, e io mi assicurai che in quella stanza fosse bella chiara.Mi svegliai e già sapevo che la gamba non c'era più, però non riuscivo a sentirlo, così evitai di guardare per ore. Mi avevano riempito di medicine per calmarmi, pensai che avevo dormito per ore e che magari nel frattempo qualcuno aveva cambiato idea, così non m'impegnai più di tanto per appurarlo. Credevo persino di riuscire a muovere le dita e quindi sentivo il bisogno urgente di guardarmi la gamba, ma avevo sentito parlare di uomini con gambe e braccia fantasma e non avevo nessuna intenzione di farmi fregare, non subito almeno. Continuai a pensare che invece non era così, finchè la serva di colore non entrò nella stanza e mi rigirò come se non pesassi più di un bambino. Ho perso una gamba. Sono più piccolo, sono meno umano. Sono più leggero. Sono meno importante."Toglimi le tue manacce di dosso, negra."Le sue mani, le mani di quella bella negra con le lentiggini e lo sguardo duro, quelle mani rendevano evidente il fatto che non ero più un uomo completo. Racchiudevano una vita trascorsa a zoppicare come un vecchio, tagliuzzando gambe finte nel tempo libero e cercando di ignorare i bambini che mi fissavano. Non sarei potuto fuggire, non avrei mai più corso. Mi sentivo come se mi avessero incatenato e condannato a vivere legato a una corda, come un cane. Ero contenuto, per usare un termine tanto caro agli ufficiali. Il piano è contenere il nemico. Il letto, la stanza, le bende sulla gamba destra: niente di tutto questo era nei miei piani. Non c'era stato nessun piano, solo spari, proiettili e corse in avanti. Mi chiedevo come mi sarei guadagnato da vivere."Non c'è alcun bisogno di parlarle in quel modo."Conoscevo quella voce, ma non riuscivo a capire da dove provenisse. Era la donna, quella autoritaria, la ladra di gambe."Sta solo cercando di ripulirti."La voce proveniva da sinistra, dietro di me, e cercai di rigirarmi per dirle cosa pensavo di lei e della sua negra, ma non ci riuscii, senza gamba non potevo darmi la spinta. Mi dibattevo come un pesce nelle secche estive e sbuffavo con il nao."Non mi ricordo di essere mai stato pulito e non la voglio così vicina. Facile che mi porti via un occhio, o il fegato. Vuole un altro pezzo? Si accomodi, prenda la testa. Questa qui è la testa di Zachariah Cashwell, non faccia complimenti."


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