Secondo alcune statistiche, infatti, il numero di nuovi di e-shop continua a raddoppiare di anno in anno. Basti pensare che ogni mese nel solo 2011 in Italia sono stati aperti circa 800 nuovi negozi online anche se al contempo alcune centinaia vengono contemporaneamente chiusi ogni mese.
I settori più in auge tra i nuovi e-shop sono quelli che non conoscono, o solo in minima parte, la crisi ed in particolare elettronica, abbigliamento, profumi e libri.
La tendenza principale, nel Nostro Paese in cui non manca l’arte di arrangiarsi, è quella di creare boutique elettroniche di piccole dimensioni che costituiscano una sorta di lavoro part – time, una fonte aggiuntiva di reddito rispetto a quello principale, solitamente da lavoro dipendente.
Ma proprio lo scarso tempo da dedicare è anche la principale causa per cui molti ne vengono aperti ma anche tanti vengono chiusi.
Per quanto concerne i dati aggregati a livello europeo, quello dell’e-commerce è uno dei settori in più rapida espansione se si pensa che nel 2008 il mercato valeva 121 miliardi di Euro, e che è arrivato a toccare i 171,9 miliardi nel 2011 segnando un + 42% un po’ meno delle previsioni che avevano azzardato il superamento di 200 miliardi di Euro l’anno scorso forse per una naturale contrazione determinata dalla crisi.
Anche nel 2010 le vendite on line hanno sfiorato quasi il 20 % in più rispetto all’anno precedente (+ 19,4%) arrivando a rappresentare il 5,9% delle vendite al dettaglio sul totale di quelle effettuate nel Vecchio Continente.
Cifre da capogiro e che riguardano sempre più la generalità dei consumatori europei, rileva Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che auspica un perfezionamento della regolamentazione che ha visto negli anni una serie di provvedimenti di livello europeo già attuati nei paesi membri (si pensi al Codice del Consumo in Italia che ha fatto seguito a diverse direttive) ma anche un maggior controllo del mercato on line che sta divenendo la nuova frontiera per piccole e grandi frodi che vedono il coinvolgimento di una criminalità cyber organizzata che ha puntato gli occhi per i grandi ricavi che si possono ottenere.
È questo, conclude D’Agata, il settore che richiede più di tutti la nascita di un’unica polizia europea per le indagini e l’accertamento degli specifici reati che vengono effettuati.
Giovanni D’Agata
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